Fabio (nome di fantasia) è un ragazzo di 23 anni, che lavora nell’azienda di famiglia.
E’ la prima volta, che si reca da uno psicologo ed il motivo è descritto minuziosamente nel suo racconto di apertura.
La definizione del problema
La ragione, che ha spinto Fabio a richiedere un appuntamento, è la sua dipendenza dall’alcol dall’età di 14 anni.
Indagando la situazione, si definisce un fallito (pensiero svalutante), da un mese non lavora, non ce la fa e dice che il desiderio di bere è aumentato, nonostante i suoi sforzi per smettere.
Questo ha portato a un peggioramento delle relazioni sociali e familiari; ultimamente, beve anche quando deve guidare.
Nell’alcol trova il modo per scaricare le tensioni e l’ansia (tentate soluzioni disfunzionali).
Non tollera il peso delle responsabilità lavorative che gli scatenano nervosismo, affaticamento, paura di essere giudicato e attacchi di panico.
Nel corso dell’incontro, mi dice che il lavoro lo logora, perché ha troppe incombenze e si angoscia, quando deve incontrare i clienti per stipulare contratti per l’azienda.
Anche solo il pensiero di andare a lavoro lo fa stare male, ma nessuno nell’azienda lo capisce.
Questa insicurezza è nata dal confronto con il padre e spesso, in passato, avrebbe voluto emularlo.
Racconta di essersi diplomato in ragioneria, grazie ai professori, che gli hanno regalato quel pezzo di carta.
Tornando al problema dell’alcol, Fabio afferma di non sapere quale sia il suo posto nella società, non ha amici e si sente inutile.
Vorrebbe emigrare, ma non sa né dove, né a fare cosa.
Ritiene di non essere in grado di superare questo momento così difficile, perché sa di essere solo e senza neanche l’appoggio della sua famiglia.
Attraverso vari feedback, lo invito a pensare a come peggiorare la sua situazione, senza però, farlo davvero.
Il padre lo ha buttato fuori di casa e, fino a che non risolverà il problema dell’alcol, non potrà tornare in azienda.
Al momento vive con un conoscente che lo ospita, ma in questa situazione si sente abbandonato; è però deciso a smettere e a girare pagina.
Spera di riuscirci anche grazie al conoscente, che anni fa aveva avuto la stessa dipendenza dall’alcol.
Definizione dell’obiettivo e dell’intervento
Rispetto all’obiettivo Fabio è certo che il nostro lavoro sarà proficuo e che riuscirà a superare la sua dipendenza dall’alcol.
Ci concentriamo, pertanto, sui suoi punti di forza, le sue risorse ed abilità e gli propongo di cominciare a lavorare per diminuire i litigi con i familiari scatenati dall’alcol.
Le tentate soluzioni
Domando a Fabio, cosa abbia fatto fino ad oggi per risolvere il problema dell’alcol, o almeno che tentativi lui abbia messo in atto per ridurne il consumo e con quali risultati.
Evidenzio che soltanto lui può decidere di smettere di bere e mi complimento per aver preso la decisione di venire a colloquio, perché avrebbe potuto anche evitare.
Tecniche e manovre usate nei primi tre incontri
Alla fine del primo incontro con Fabio, visto il problema, ma anche la sua determinazione (risorsa), gli prescrivo di fare una camminata ogni giorno, senza fermarsi nei bar e di prestare attenzione alle cose che impattano negativamente nella sua vita e a quelle che invece vanno bene e che vorrebbe continuassero.
Gli consiglio di scrivere un elenco dei suoi successi e uno dei suoi problemi.
Al secondo incontro Fabio dice che scrivere lo ha aiutato a focalizzare meglio, che si sente più tranquillo e che ha bevuto meno.
Gli chiedo quali cambiamenti siano avvenuti e mi complimento nuovamente.
Lavoriamo insieme su cosa dovrebbe fare per mantenere la sua sobrietà e mi dice che scrivere e passeggiare lo hanno molto stimolato.
Come indicazione da seguire fino al prossimi incontro, gli chiedo di annotare tutte le cose che ha fatto e che ritiene di fare per mantenere costante la sua sobrietà.
I pensieri negativi, anche se meno invadenti, persistono.
Mi dice, però, di non sentirsi più così inutile e aggiunge di aver consumato alcol soltanto nel fine settimana.
Gli chiedo, cosa gli impedisca di non bere anche nel fine settimana e Risponde che gli occorre tempo per riflettere su questa domanda.
Al terzo incontro Fabio dice di essere riuscito a non bere la domenica e a non litigare in famiglia.
Si sente ripulito dai tanti pensieri negativi e intrusivi, che lo accompagnavano da tempo.
Ha chiesto al padre e ottenuto di tornare a lavoro in part-time a 18 ore per 3 volte a settimana.
Ha conosciuto alcuni ragazzi impegnati nel sociale e li frequenta, perché: aiutare il prossimo, mi rasserena.
Saluto Fabio fino al prossimo incontro e gli chiedo di tenere un diario, dove annotare ciò che fa, quando non beve e in che situazioni.
Gli ultimi due incontri e il consolidamento dei risultati
Durante gli ultimi due incontri di consolidamento, Fabio sostiene di essersi trovato a proprio agio e riferisce di sentirsi più sereno.
Ha consolidato alcune amicizie ed è tornato a vivere in famiglia.
Un’altra importante novità è che si è iscritto in palestra.
Con Fabio abbiamo fatto complessivamente 5 sedute.
Ho utilizzato la tecnica paradossale del “come peggiorare” e questo lo ha aiutato a immaginare prospettive invalidanti, riferite al suo problema. Ho, inoltre, adottato la logica dei piccoli passi.
Durante gli ultimi incontri, ho utilizzato tecniche di terapia breve centrate sulla soluzione al fine di aiutare Fabio a realizzare obbiettivi di vita personale, sociale e lavorativa.
Abbiamo lavorato inoltre, sull’aspetto delle ricadute, che è spesso uno scenario temuto da chi consuma sostanze.
Fabio sa che i passi indietro non devono essere vissuti come una sconfitta, ma dovranno servirgli da stimolo per riappropriarsi del livello raggiunto precedentemente.
Ci siamo focalizzati infine su ciò che ha funzionato, su ciò che funziona adesso e che porta preventivamente a non incorrere in comportamenti distruttivi.
Oltre a ciò lascio a Fabio un compito, ovvero di porsi una domanda almeno una volta a settimana: cosa dovresti fare per continuare su questa strada?
Nel salutarlo, sottolineo che la mia porta per lui sarà sempre aperta.
Follow up
Dal nostro ultimo incontro ho sentito Fabio per feedback regolari dopo 2 mesi e poi dopo 5 mesi.
Tutto prosegue bene, anche se non mancano momenti di incertezza e di scoraggiamento che, però, ha imparato a gestire.
Continua con la palestra, il lavoro, i nuovi amici e l’attività nel sociale ed in famiglia i rapporti sono migliorati.
Si iscriverà all’università, perché sente di avere tutte le qualità per affermarsi nella vita.
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Bibliografia di riferimento
Hoyt, m. (2020), Psicoterapie brevi; principi e pratiche. Roma: Cisu Editore.
Cannistrà, f. & piccirilli, f. (2021). Terapia breve centrata sulla soluzione: principi e pratiche. Roma: EPC editore.