(Nota: nel rispetto della privacy la narrazione riportata attinge a un insieme di casi simili di persone diverse, utili alla descrizione dei principi pratici e teorici riportati, e rinarrati per scopi esemplificativi come un’unica storia).
“Non appena avessi ottenuto in lui un minimo cambiamento, avrei aperto la strada per un cambiamento più grande” M. H. Erickson
Introduzione al caso
Einstein diceva “La vita è come andare in bicicletta: per rimanere in equilibrio devi muoverti.”
La bicicletta era il terzo sport che lo appassionava dopo le escursioni e la vela. Sulla sella diceva di aver concepito la sua teoria scientifica più famosa e leggeva la bicicletta come una metafora della vita.
In sostanza la vita può essere paragonata alla bicicletta, si deve avanzare per non perdere l’equilibrio. Possiamo percorrere la strada verso la felicità per soddisfare i nostri desideri solo se spingiamo sui pedali. Questo caso apre alla possibilità per la paziente di ritrovare la speranza e l’ottimismo affrontando cambiamenti nella sua vita, anche partendo da piccoli cambiamenti, ma non restando fermi.
Viola ha 32 anni, lavora come farmacista in una grande farmacia nel centro storico della città, ha un compagno con cui convive da circa 8 anni, compagni di studio prima del fidanzamento.
All’Università ha avuto voti alti ed è stata assunta subito nella farmacia più prestigiosa, ha svolto in tutte le farmacie dove ha lavorato il suo lavoro con grande capacità, è stata sempre stimata ed apprezzata. Dal suo racconto ci fa capire di essere molto intraprendente e una grande lavoratrice.
È una sportiva con una grande passione per la bicicletta, la corsa e il fitness e una grande viaggiatrice appassionata di Oriente. Svolge il suo lavoro con grande dedizione, ed è rimasta il perno della sua famiglia di origine, nonostante non viva da tempo a casa, si occupa di tutti dopo la morte del padre gestendo la sorella e il fratello più piccoli di lei e supportando la madre con la sua costante presenza, si reca da loro per sincerarsi che tutto sia a posto la sera prima di cena e va da loro a pranzo la domenica, svolge una infinità di pratiche e commissioni per loro conto.
È una ragazza di bell’aspetto, magra e alta, anche se si presenta molto dimessa al colloquio.
Mi racconta che è in una crisi nera, non ha più forze, si sente bloccata ed è sempre stanca, la vita le sembra piatta, non ha stimoli di nessun tipo, dice di essere abbrutita e completamente inerme, non si cura da tempo fisicamente, non ha voglia nemmeno di prepararsi per andare al lavoro, di uscire con il suo compagno e gli amici, non cucina più e non fa sport.
Dice di sentirsi attualmente come “sul ciglio di un burrone” e nonostante le reticenze a incontrare un professionista racconta che questa volta ha deciso fermamente di fare qualcosa, in realtà le sue amiche più intime, con cui si confida e con cui parla di questa situazione costantemente dicendo loro “non posso fare nulla non posso farci nulla” le hanno consigliato di prendere provvedimenti.
Non ha mai fatto sedute o percorsi di psicoterapia, mi contatta su suggerimento della sua migliore amica, che si era avvalsa del mio supporto qualche mese prima.
Quando mi chiama per l’appuntamento, decidiamo di darci del tu, mi chiede di vederci prima possibile, le fisso l’appuntamento on line per l’inizio della settimana successiva al primo contatto.
Svolgimento della seduta
La fase di pre trattamento
Nella fase di pre trattamento espleto le procedure per il consenso e la privacy e chiedo a Viola di compilare un questionario pre seduta – il questionario si compone di quattro domande
La prima domanda del questionario chiede quale è l’obiettivo che vorrebbe raggiungere con l’incontro di oggi.
La seconda quanto si sente motivata a lavorare sull’obiettivo fissato, con un punteggio da 1 a 10 dove 1 corrisponde al punteggio più basso (per nulla) e 10 corrisponde al massimo punteggio (moltissimo).
La terza domanda è quali caratteristiche e risorse ha e che crede che possano aiutarci nel raggiungere l’obiettivo.
La quarta e ultima recita: “Alcune persone notano segni di miglioramento prima della terapia. Pensi se negli ultimi giorni/settimane ha notato miglioramenti, cambiamenti o semplici comportamenti diversi, in qualche modo positivi per il superamento del problema, e metta una X a seconda se ritiene che da quando ci siamo sentiti il suo problema è: peggiorato/rimasto invariato/leggermente migliorato/molto migliorato/quasi risolto”.
La risposta di Viola sulla motivazione è 9 come punteggio sulla scala da minimo a massimo punteggio nel voler risolvere il problema.
Come risorse Viola dice di essere scrupolosa e precisa, puntuale, molto resistente e che possiede una grande forza di volontà, Viola aggiunge che non ha mai mollato precedentemente anche nelle situazioni più difficili, come ad esempio in occasione della morte del padre, situazione che ha messo inizialmente in ginocchio la famiglia sotto tutti i punti di vista,
L’ obiettivo è uscire da questa situazione di immobilità, di “impantanamento”.
Il colloquio
T.: “Benvenuta Viola. Prima di iniziare la seduta ti faccio una premessa importante: anticipandoti già che la mia porta resta sempre aperta per te, ci sono alcune persone che dopo un incontro sentono già di avere trovato ciò che cercavano e vogliono pertanto proseguire sole, mentre altre persone pensano di voler proseguire negli incontri e quindi prendere un secondo appuntamento. Non esiste una situazione migliore di un’altra, perché ogni situazione è diversa. Te lo dico perché poi alla fine della seduta mi dirai se vuoi proseguire o fermarti con questo incontro. Rimane il fatto che la mia porta resta sempre aperta per te.
Cosa ti ha portato qui oggi?”
VIOLA: “Grazie. Non so bene da dove cominciare, mi sento come se fossi sull’orlo di un burrone. È come se non avessi più energie, come se fossi svuotata. Ho sempre dato il massimo in tutto, ma ora mi sembra di non riuscire più a fare nulla.”
Viola si blocca e le se riempiono gli occhi di lacrime dopo che ha parlato lentamente e con lo sguardo basso.”
T.: “Deve essere davvero difficile convivere con questa sensazione, specialmente quando sei abituata a essere sempre una persona così attiva, così ho visto che ti sei raccontata nel questionario. Mi piacerebbe capire meglio cosa intendi quando dici che ti senti svuotata e senza energie. Quando hai iniziato a sentirti così? Da quanto tempo sei senza energie?”
VIOLA: “Non riesco a identificare un momento preciso, un episodio, un giorno o un mese. È come se tutto fosse cambiato lentamente, quasi senza che me ne accorgessi. L’ultimo anno ti direi, sì è un anno che sto così ma forse un po’ più. Ho avuto sempre tanto da fare, sai io non mi sono mai fermata: l’Università, la Laurea, il lavoro, la morte di mio padre, la mia famiglia, il mio compagno, e mia madre che ha bisogno del mio aiuto.
Ma ultimamente è come se tutte queste cose mi stessero schiacciando.”
T.: “Ok quindi mi sembra di capire che non possiamo rintracciare un momento preciso, un episodio, ma che piano piano si è innescato questo processo e comunque che circa da un anno e poco più sei senza energie. Capisco e mi sembra che tu stia gestendo molte responsabilità, e che queste possano contribuire a questo senso di stanchezza. Quindi ricapitolando, diciamo che nell’ultimo periodo della tua vita hai questo senso di oppressione senza un episodio specifico e che ti toglie le forze. Aiutami a capire meglio quando dici che ti senti svuotata e che sei senza energie cosa intendi esattamente? Quando si manifesta questo stato, con che intensità e sotto che forma si manifesta?”
VIOLA: “È tutto così pesante. Sono sempre senza energie, la mattina e la sera. Sai che vuol dire non avere voglia di fare il caffè, di truccarmi, di camminare, non avere voglia proprio di fare niente. Il lavoro è diventato un macigno, una routine senza fine, mi sento come un automa. Con il mio compagno le cose sono ferme e statiche. Non c’è più quella scintilla, ma non riesco a trovare la forza di fare niente. E poi c’è la mia famiglia, la mia famiglia ha sempre bisogno di me, e io sono sempre lì per loro, per mia madre soprattutto, ma sto evitando sempre di più di passare da loro, tutto questo mi sta svuotando. La mattina sto così spenta modalità off. Il dovere chiama e io non posso non fare le cose, ma se fosse per me non farei niente, per cui si sono sempre sulla stessa frequenza, piatta tutta la giornata, casa e farmacia, colleghi, compagno, famiglia. Questa idea di fare il colloquio con te in realtà mi ha un po’ dato una carica, l’unica che ho sentito in questo ultimo anno.”
T.: “Deve essere davvero estenuante cercare di essere presente e al tempo stesso sentirsi svuotata. È come se fossi tirata da due forze contrapposte e di pari intensità: una ti dice non ti muovere, l’altra ti dice che ti devi muovere per forza per la responsabilità. Sai che molto spesso succede proprio che il cambiamento cominci a percepirsi prima del colloquio. Aiutami a capire ancora meglio il tuo problema. Hai accennato oltre che al lavoro e alla famiglia anche alla relazione con il tuo compagno. Come ti senti riguardo a questo, mi puoi spiegare meglio?”
VIOLA: “Con lui non ci sono discussioni o litigi ma tutto calma piatta, con quel poco di forze che ho, cerco ogni tanto di metterlo al corrente delle cose che mi succedono ma prevalentemente parliamo di cose pratiche, bollette, spese, elettrodomestici, pulizie di casa; è come se fossimo diventati coinquilini. Non ricordo l’ultima volta che abbiamo fatto qualcosa di divertente insieme e il sesso un disastro, io non riesco. E io… io non ho più la voglia né l’energia. Mi sento in colpa tremendamente.”
T.: “È comprensibile sentirsi così, soprattutto quando si ha a che fare con così tante fonti di stress. Ora vorrei capire meglio cosa succede da quando ti alzi la mattina cosa accade? Mi hai detto che la mattina e la sera ti senti ancora più svuotata, scarica.”
VIOLA: “Non ho energie per fare nulla. Mi trascino dal letto al lavoro, non ho più voglia di truccarmi, di vestirmi bene, di fare shopping, andare dal parrucchiere, non mi faccio le mani, una vera ossessione per me in genere e quando torno a casa non ho la forza di fare altro che sedermi sul divano. Non mi alleno più, cosa che prima mi faceva stare bene. Non esco più, anche solo l’idea di prepararmi per uscire mi sembra un’impresa impossibile. È come se fossi intrappolata in un ciclo senza fine di stanchezza e apatia, da quando poggio i piedi a terra la mattina, fino alla sera che sprofondo tra divano e letto, mi lamento con le mie amiche come un disco rotto, mi lamento che non ce la faccio a fare niente. Con mia madre non ne parlo con il mio compagno nessun discorso, con loro invece ogni giorno ripeto che non ce la faccio più che così non è vita e che non riesco più ad andare avanti in questo piattume, svuotata di energie e scarica.”
T.: “Deve essere davvero difficile sentirsi così intrappolata, a terra, e comprendo che tu stia vivendo un profondo esaurimento di energie, sia fisico che emotivo, dovuto alla combinazione di tanta stanchezza. Quindi Viola se dovesse uscire da qui oggi alla fine del nostro incontro cosa dovrebbe succedere? Cosa ti farebbe dire che questo tempo insieme è stato proficuo?”
VIOLA: “Vorrei uscire da qui con delle strategie, con un qualcosa di pratico che posso utilizzare nella vita fuori per rimettermi in piedi, per tornare quella di prima. C’era un tempo in cui tutto quello che facevo mi dava soddisfazione. Mi piaceva tantissimo lavorare. Con il mio compagno c’era una connessione, facevamo tante cose insieme. E anche aiutare mia madre non mi pesava così tanto, mi sentivo di fare la cosa giusta e ero soddisfatta. Ma ora… ora tutto è diventato un peso. Niente mi dà più gioia, solo stanchezza. Non so se mi piace più il mio lavoro, ho studiato tanto per ritrovarmi a fare la commessa di un negozio perché alla fine fare la farmacista se la farmacia non è la tua, non ti arricchisce in niente, turni massacranti, orari assurdi, sabati e domeniche compresi, rapporti complessi con i colleghi, ferie risicate e centellinate, prima il COVID e tutto lo stress della mascherina , la paura, essere sempre in prima linea, poi vari turnover della farmacia e noi che ci siamo sempre a coprire turni e a fare rinunce.”
T.: “È comprensibile che tu provi queste sensazioni, le tue energie sono così basse è come se avessi le batterie scariche a terra, come una macchina, e mentre le tue batterie sono a terra le tue responsabilità sono sempre le stesse. Pensa a te stessa come a una batteria ricaricabile. Quando la batteria è completamente carica, hai energia per affrontare tutto ciò che la vita ti propone: il lavoro, le relazioni, gli impegni personali. Ma ogni attività consuma un po’ della tua carica. Ora, immagina di usare costantemente la tua energia, senza mai prenderti il tempo per ricaricare la batteria. Alla fine, la batteria si scarica, e anche le cose più semplici come alzarsi dal letto e fare una passeggiata iniziano a sembrare difficili o impossibili da affrontare. Se continui a funzionare con la batteria scarica, alla fine non riuscirai più a far fronte a nessuna attività. Chiaramente tu funzioni, al pari di una batteria e anche tu puoi ricaricarti. Questo potrebbe significare in concreto, ritagliarti del tempo per te stessa, delegare alcune responsabilità o semplicemente fare piccoli cambiamenti che ti permettano di recuperare energia. Ogni piccolo passo che fai per prenderti cura di te stessa è come mettere in carica la tua batteria, e piano piano, sentirai di avere di nuovo più energia per affrontare la vita. Viola, ti chiedo cosa pensi che potrebbe avvicinarti al tuo obiettivo?”
VIOLA: “A volte penso che dovrei cambiare qualcosa nel lavoro, fare qualcosa di meno stressante o cercare un altro tipo di ruolo. Credo che il lavoro sia la chiave di tutta la mia insoddisfazione, non mi sento più utile, mi sento immobile, come se qualcuno mi tirasse sempre più giù fino a farmi sprofondare. Ma poi mi dico che è troppo complicato, non saprei nemmeno da dove iniziare. Dove vado a questa età? Se non in una farmacia nuovamente. Con il mio compagno mi dico sempre che se ci parlassi di più sarebbe diverso, a volte sono muta per interi giorni ma anche questo mi sembra così difficile, non mi escono le parole. E con mia madre, ci penso e ci ripenso ma io non la posso abbandonare il senso di colpa mi uccide ogni volta che non ho voglia di andare da lei, non ho soluzioni.”
T.: “Comprendo perfettamente. Sembra che ogni opzione al momento sia un ostacolo insormontabile, specialmente quando sei già così esausta. Intanto ti chiedo se a tuo avviso parlare di questo tuo stato d’animo, della tua situazione, pensi ti stia aiutando a risolvere il problema?”
VIOLA: “No, diciamo che non porta a nulla, impiego le minime energie che ho, quella briciola infinitesimale di voglia che ho di avere un contatto per lagnarmi, frignare con le mie tre migliori amiche.”
T.: “In effetti Viola questo è un punto che volevo affrontare, purtroppo parlare e sfogare in modo continuo questi problemi con le amiche non funziona come strategia. Anzi parlarne se ti solleva sul momento, poi è controproducente perché accresce questo tuo senso di vuoto, e parlarne ti fa toccare ancor più con mano che non riesci a uscire da questo pantano come lo chiami tu, da questa palude. Intanto ti chiederei di non parlare più del tuo problema, perché questo peggiora la tua situazione, ti chiedo rispetto a questo di fare una vera e propria congiura del silenzio su questo argomento e scegliere proprio un altro argomento qualsiasi, loro sono assuefatte, tu non ne trai beneficio. Se poi saranno loro a chiederti come stai, devi essere brava a tergiversare a non parlare e andare oltre. Quindi prima indicazione pratica: congiura del silenzio. Vorrei iniziare con te a pensare a dei piccoli passi che non richiedono subito dei grandi cambiamenti in tutti i campi. Già sapere di avere questo colloquio ti ha attivato prima dell’incontro, e mi sembra un buon punto di partenza, sommato alla tua motivazione, hai dato 9, un punteggio importante, ci fa pensare che senti che la misura è colma nella situazione che stai vivendo. Sono dei piccoli passi quelli di cui ti parlo, che potrebbero aiutarti a recuperare un po’ di quella energia che sembra svanita. Inoltre mi hai raccontato che sei sempre stata una persona determinata e tenace, parlando delle tue risorse. Potremmo partire con qualcosa di molto semplice, per esempio ritagliare del tempo per te stessa, mi hai detto che tra i tuoi punti di forza tu sei molto puntuale, che hai sempre avuto una grande forza di volontà, e infine magari potremmo delegare qualche responsabilità in famiglia ai tuoi fratelli. Come ti senti riguardo a quello che ti sto proponendo?”
VIOLA: “Che dire…Devo assolutamente provare a non lamentarmi più, perché io lo sento che è controproducente, solo lì per lì riesce a darmi sollievo, il parlare del mio problema, non porta a nulla, parlo mi sfogo e poi l’effetto svanisce e mi sento ancora più vuota. Per il resto che mi proponi potrei provare forse a fare qualcosa di molto piccolo. Ho sentito tra i miei colleghi che si mormora di una grossa multinazionale che cerca farmacisti non per le farmacie, lo racconto solo a te, ma per altre operazioni legate ai magazzini dei farmaci e magari potrei parlare con una collega che conosco e che ha cambiato lavoro di recente, solo per capire come ha fatto. E forse potrei chiedere a mia sorella di aiutare di più con mamma, magari assegnandole io dei compiti minimi senza aspettare la sua libera iniziativa, anche se mi sento in colpa solo a pensarci!”
T.: “Questi mi sembrano ottimi punti di partenza, qui non dobbiamo pensare di stravolgere la tua esistenza, si tratta di provare a non fare tutto e subito, ma di iniziare a coinvolgere altre persone nel tuo percorso. Parlando con qualcuno che ha già attraversato un cambiamento lavorativo, così facendo potresti ottenere delle idee, solo parlare e vedere cosa bolle in pentola. E chiedere a tua sorella di aiutarti con tua madre non significa abbandonare la famiglia, ma prendersi cura di loro, lasciando dello spazio anche per te stessa. Che ne pensi di questo piccolo piano di azione? “
VIOLA: “Mi sembra che potrebbe essere fattibile, non so bene. Potrei provare a parlare con la mia collega questa settimana che abbiamo il turno insieme, lei ha dato appena da poco le dimissioni e vedere cosa dice. E anche chiedere a mia sorella, magari iniziare da domani.”
T.: “È un ottimo inizio, Viola. Ricorda, anche che piccoli passi possono portare a grandi cambiamenti nel tempo. L’importante è iniziare a muoversi nella direzione che ti fa sentire meglio, senza pressioni. Come ti senti ora, dopo aver affrontato insieme questi temi?”
VIOLA: “Mi sento un po’ alleggerita, come se avessi finalmente qualche possibilità in prospettiva di cambiare il corso delle cose, delle opzioni davanti a me, mi sono resa conto mano a mano che parlavamo che il lavoro è ciò che ha scatenato tutto. Non so se tutto andrà per il meglio, ma mi rendo conto che posso fare un passo alla volta, mi piacerebbe tanto lo sai, riprendere la bici la ho appesa in garage, e anche solo avere trenta minuti ritagliati per fare un giro.”
T.: “Sono felice di sentire che ti senti più leggera e con qualche opzione possibile davanti a te. Ogni piccolo passo che fai è un progresso verso il tuo benessere, verso la tua salute, verso la cura della tua persona. Ma un passo piccolo alla volta.”
T.: “Viola, mi piacerebbe raccontarti una breve storia che potrebbe aiutarti a vedere la tua situazione da una prospettiva diversa, la storia racconta di un giardiniere e di un giardino.
C’era una volta un bellissimo giardino, rigoglioso e pieno di fiori, piante e alberi forti, colori meravigliosi, profumi, farfalle e germogli. Il giardiniere si prendeva cura di ogni angolo del giardino con grande dedizione, cura meticolosa e annaffiando le piante, potando i rami e piantando i nuovi semi tutto era rigoglioso. Tuttavia, un giorno il giardiniere cominciò a trascurare il giardino, perché era troppo impegnato a risolvere dei problemi e a prendersi cura degli altri. Col tempo, le piante cominciarono a seccarsi, i fiori a non fiorire più e le erbacce a prendere il sopravvento. Il giardiniere guardava il giardino con infinita tristezza, vedendo quanto fosse diverso e sconfortato, si sentiva troppo stanco per fare qualcosa. Un giorno, all’improvviso decise di iniziare a prendersi cura di una piccola parte del giardino, solo un piccolissimo angolo. Iniziò a rimuovere le erbacce, a piantare dei fiori in quella piccola porzione. Con il tempo, quell’angolo del giardino ricominciò a rifiorire come prima. Questa cosa portò il giardiniere ad avere nuovamente la motivazione per riprendere a curare anche le altre parti del giardino. E con il tempo, piano piano, l’intero giardino tornò a essere splendido e pieno di fiori e piante, come un tempo. A volte cara Viola la nostra vita può sembrare come quel giardino trascurato. Ma se iniziamo a fare piccoli gesti di cura questi possono fare una grande differenza. Prenderti cura di una piccola parte di te stessa, può essere solo l’inizio di un cambiamento più grande, immaginati come un effetto valanga.”
VIOLA: “Grazie. Mi hai davvero aiutato a vedere le cose in modo diverso. Cercherò di fare questi piccoli passi e vedrò dove mi portano.”
T.: “Concludo l’incontro chiedendoti se ti sembra che abbiamo affrontato tutto e se possiamo ritenere conclusa la seduta o se abbiamo trascurato qualcosa di cui ti piacerebbe parlare ancora. Ti ricordo che la mia porta resta aperta per te, qualora ritenessi di voler proseguire con gli incontri.” (CHIUSURA)
VIOLA: “Vorrei intanto continuare da sola, vorrei sperimentare quello che si siamo dette oggi, devo far sedimentare i pensieri, le idee.”
T.: “Ci riaggiorniamo per un follow-up a tre settimane, chi di noi due si ricorda prima di chiamare chiama l’altra.”
VIOLA: “Bene, grazie ancora. Ti aggiornerò.”
Follow up
Passate tre settimane dal colloquio Viola mi scrive via mail e mi dice in primis che si sente meglio, che “sta ricaricando le batterie” coltivando uno spazio per un suo sfogo personale e mettendo in cantiere un’idea per un nuovo progetto, non si vede schiacciata ma ha compreso che può fare alcune volte anche un po’ meno per volta.
Sta mettendo in pratica la prescrizione dei piccoli passi e in realtà non si è fermata a quello che avevamo stabilito in seduta, ma sta compilando già dei moduli per delle posizioni aperte in due aziende: una quella della sua collega e un’altra suggerita dal suo compagno che vedendo che Viola è uscita da questo circolo vizioso taciturno e rassegnato, ha deciso di darle una mano con una sua conoscenza, una sera parlando a tavola.
Questa azione a sua volta ha innescato una serie di chiacchiere più distese, franche e alcune volte spiritose, quello che le era mancato nell’ultimo periodo. Viola ha chiesto la collaborazione sia alla sorella che al fratello su compiti banali e facilmente delegabili, ma che le fanno risparmiare almeno quattro ore alla settimana, che le permettono di ritagliarsi uno spazio minimo, utile per una passeggiata in bici e per la manicure.