Quando nel mondo odierno sentiamo parlare di dipendenze subito il nostro cervello fa delle associazioni con qualcosa di negativo, insalubre di malsano per la nostra salute e per il nostro organismo.
Le prime associazioni che ci vengono in mente sono in relazione all’abuso di sostanze, gioco d’azzardo, uso e abuso di dispositivi tecnologici come ad esempio le dipendenze online.
Il termine dipendenza viene anche molto utilizzato per esprimere la qualità di alcune relazioni interpersonali.
Si parla infatti di dipendenza affettiva o addirittura di relazioni tossiche.
Sebbene la dipendenza affettiva, per insufficienza di dati sperimentali, non rientri tra i disturbi mentali diagnosticati nel DSM-5, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (American Psychiatric Association, 2013), essa viene classificata tra le “New Addiction”.
Sono le nuove dipendenze di tipo comportamentale, tra cui si ritrovano appunto la dipendenza da Internet, il gioco d’azzardo patologico, la dipendenza da sesso, la dipendenza da sport, lo shopping compulsivo, la dipendenza da lavoro.
Le più nuove e moderne dipendenze, o “new addictions” come le chiamano gli inglese, comprendono tutte quelle forme di dipendenza in cui non è implicato l’intervento di alcuna sostanza chimica.
L’oggetto della dipendenza, infatti, è in questo caso un comportamento o un’attività lecita e socialmente accettata.
Per questo motivo le new addictions si definiscono dipendenze comportamentali e sono, ad esempio, la dipendenza dal sesso, da internet, dal gioco d’azzardo, dallo shopping, dal lavoro o dalle relazioni affettive.
Come si crea una dipendenza?
A volte ciò che conduce alla dipendenza è la necessità di piacere, infatti quando un individuo sente che quell’oggetto o quell’azione sono irrinunciabili per il proprio piacere, si può parlare di dipendenza.
Si noti che, in lingua inglese, il termine addiction si riferisce a una condizione generale in cui la dipendenza psicologica spinge alla ricerca dell’oggetto di interesse, senza il quale la vita perderebbe di valore.
Reynaud e collaboratori (Reynaud, Karila, Blecha e Benyamina, 2010) affermano che i contesti sociali in cui è possibile il verificarsi di una dipendenza sono infiniti o perlomeno tanti quanti sono i contesti di interazione dell’essere umano con l’ambiente esterno.
Infatti, non è necessaria la presenza di un’altra persona per poter parlare di dipendenza, ma basta semplicemente l’interazione di una persona con un determinato compito, attività o pratica, che sia esso sociale o individuale.
I problemi di dipendenza sono problemi del desiderio e del controllo degli impulsi e condividono alcune caratteristiche che sono indipendenti dall’oggetto o dall’attività:
- Forte desiderio verso l’uso di una sostanza o la pratica di un’attività (craving)
- Percezione che questo desiderio sia incontrollabile
- Tendenza ad assumere la sostanza o praticare l’attività nonostante le conseguenze negative che produce
- Uso dell’attività o della sostanza per staccare la mente da preoccupazioni o stati di disagio.
La dipendenza psicologica si instaura gradualmente.
Per esempio, inizialmente le persone possono bere un bicchiere di vino o giocare d’azzardo per gusto e piacere.
Queste attività se nel breve termine sono piacevoli, nel medio termine generano disagio psicologico.
L’alcol rende euforici ma il giorno dopo l’umore è più irritabile. Il gioco offre adrenalina ma poi genera problemi economici. Lentamente i problemi di salute, di disagio psicologico, economici, conflitti nelle relazioni causati dall’attività o dalla sostanza aumentano.
Si può instaurare il circuito della dipendenza psicologica: la persona per fuggire dalle preoccupazioni si immerge nuovamente nell’attività che li ha generati (bevo per dimenticare i problemi che mi ha causato l’alcool, gioco per vincere i soldi che il gioco mi ha fatto perdere). Questo è il circuito in cui la persona può trovarsi intrappolata.
Da un punto di vista psicologico, la persona può:
- non essere consapevole dei danni che si sta procurando
- esserne consapevole ma non riuscire a controllarsi.
Il Circuito Della Dopamina
Nella maggior parte dei casi, le sostanze d’abuso ed i comportamenti che provocano dipendenza stimolano la liberazione di un neurotrasmettitore, la dopamina, da parte di particolari neuroni del cervello che fanno parte del sistema dopaminergico.
In condizioni naturali, la dopamina viene rilasciata in corrispondenza di un’esperienza gratificante nuova, migliore del previsto o inattesa.
Tale rilascio aiuta l’individuo a memorizzare i segnali che annunciano la ricompensa, pertanto, quando il sistema della dopamina viene sovraeccitato dall’uso di sostanze, la ricerca della ripetizione di tali effetti può predominare su altre attività importanti e mirate a obiettivi.
L’attivazione cronica e prolungata dei neuroni dopaminergici del “sistema di ricompensa”, dovuta all’assunzione continuativa di sostanze d’abuso come la nicotina, può comportare, modificazioni delle funzioni di tale sistema che provocano un’alterazione della percezione del piacere.
È possibile parlare di dipendenza positiva?
È possibile parlare di dipendenza positiva ad ed esempio del ballo, del fare teatro, dello sport o dello yoga?
In questo particolare caso della dipendenza positiva faremo riferimento ad un tipo di dipendenza specifica quella più legata all’attività fisica sportiva.
La dipendenza può essere positiva o negativa.
Si parla di dipendenza positiva quando un impegno fisico-sportivo elevato o eccessivo rispetto alla media è finalizzato a vivere in modo migliore e in un’ottica di prevenzione.
Per esempio, per tenere bassi i livelli di stress, per combattere il sovrappeso, per ridurre l’ipercolesterolemia, per controllare il diabete o comunque per migliorare il proprio corpo dal punto di vista fisico e/o estetico e per un benessere psicologico.
“Questa forma di dipendenza (letteralmente exercise dependance) può essere interpretata quasi alla stregua di un farmaco per il trattamento di problemi cronici, quindi come un’attività preventiva (se non terapeutica), e non certo come causa di un problema. E permette di conservare gli equilibri psicologici, comportamentali e sociali” (De Pascalis, 2013)
Dipendenza Positiva
Il termine “dipendenza positiva” è stato avanzato da William Glasser in un libro con lo stesso nome.
Il suo obiettivo sono principalmente le attività di corsa, meditazione, yoga sebbene offra molti altri esempi tratti dalle esperienze degli altri.
Glasser afferma che le dipendenze positive “ci rafforzano e rendono le nostre vite più soddisfacenti”.
Ci consentono anche di “vivere con più fiducia, più creatività e più felicità, e di solito in una salute molto migliore”.
Le dipendenze positive, a differenza dei loro cugini negativi, migliorano la vita.
Glasser fornisce 6 criteri che devono essere soddisfatti affinché una persona abbia una dipendenza positiva da un’attività:
- È qualcosa di non competitivo che scegli di fare e puoi dedicare circa un’ora al giorno;
- È possibile per te farlo facilmente e non ci vuole un grande sforzo mentale per farlo bene;
- Puoi farlo da solo o raramente con altri ma non dipende dagli altri per farlo;
- Credi che abbia un valore (fisico, mentale o spirituale) per te;
- Credi che se persisti migliorerai, ma questo è completamente soggettivo, devi essere l’unico che misura il miglioramento;
- L’attività deve avere la qualità che puoi svolgere senza critiche. Se non riesci ad accettarti durante questo periodo, l’attività non creerà dipendenza
Non c’è niente di sbagliato nell’identificare comportamenti sani e divertenti come piacevoli e migliorare la qualità della propria vita.
Più persone identificano queste attività, meglio è.
I criteri di Glasser forniscono un buon modo per distinguere le attività salutari e piacevoli da quelle che non lo sono.
Fornisce alle persone un modo per valutare le attività che contribuiscono a una vita sana e felice e gettare a mare quelle che non lo fanno.
Quando la dipendenza diventa negativa?
Harrison Pope, uno dei primi studiosi dell’ossessione per un corpo muscoloso, portava questo chiaro esempio: “Se lei si lava le mani cinque volte al giorno è sano, se lei si lava le mani duecento volte al giorno molto probabilmente ha un problema” .
Lavarsi le mani duecento volte è un sintomo di disagio, come lo è andare ripetutamente in palestra più di quanto il buon senso suggerirebbe di fare: allenarsi perde ogni valore salutistico e diventa un’ossessione che può sfociare in un disturbo psichico.
Un esempio è la vigoressia, detta anche complesso d’Adone o bigoressia o anoressia inversa, che trova terreno fertile nella cultura del benessere e del mondo delle palestre.
Al contrario dell’anoressia, la vigoressia è la ricerca ossessiva di un corpo forte con muscoli ipertrofici.
Il cervello della persona dipendente è fisiologicamente diverso da un cervello comune. Ha un bisogno compulsivo della sostanza, che sia cibo, droga, sesso.
Nonostante conosca le conseguenze negative. La tolleranza comporta il craving e il pensiero ossessivo.
La dipendenza assomiglia più ad un circuito circolare che lineare.
La psicoterapia breve strategica mira all’identificazione del sintomo dominante e alla remissione del sintomo nel più breve numero di sedute possibili necessarie, al progressivo cambiamento radicale, alla rottura definitiva del sistema circolare che mantiene la dipendenza.
Per Concludere…
Praticare attività sportiva ed iniziare a farlo quanto prima nell’arco della vita cercando di farlo il più a lungo possibile, poiché nulla come il movimento favorisce stati d’animo positivi, stimola l’apprendimento cognitivo, insegna il rispetto e la tolleranza, ed è un impagabile aggregante oltre che un insostituibile scuola di vita.
Ma il momento in cui l’allenamento comincia a trasformarsi da piacere in dovere, è anche il momento di fermarsi e magari chiedere un aiuto”.
Le dipendenze positive “ci rafforzano e rendono le nostre vite più soddisfacenti”.
Ci consentono anche di “vivere con più fiducia, più creatività e più felicità, e di solito in una salute molto migliore”.
Le dipendenze positive, a differenza dei loro cugini negativi, migliorano la vita.
‘La vera indipendenza consiste nel dipendere da ciò che si vuole‘ F. Dard
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Portelli, C.,Patantuono. M. (2021) “Le nuove dipendenze”. Conoscerle capirle e superarle
De Pascalis, P, (2013) Vigoressia. Quando il fitness diventa ossessione. Il Pensiero Scientifico
Marcucci M., Boscaro M.(2007). Psicologia delle dipendenze patologiche. Mediateca delle Marche.
Reynaud M, Karila L, Blecha L, & Benyamina A. Is love passion an addictive disorder? American Journal of Drug and Alcoholic Abuse, 36(5), 261-267, 2010.
Glasser, W., Positive Addiction. New York: Harper Colophon Books, 1985