Il termine feedback indica uno scambio di informazioni che permette a una persona o a un sistema di valutare il proprio operato rispetto a un obiettivo. In ambito terapeutico, il feedback diventa uno strumento di comunicazione fondamentale, grazie al quale il terapeuta e il paziente possono monitorare costantemente i progressi, identificare eventuali criticità e ottimizzare il percorso. Questo processo, semplice nella sua struttura, riveste un ruolo essenziale per garantire che la terapia rimanga efficace e centrata sulle reali esigenze del paziente.

Il feedback è un elemento cardine nella terapia breve, un ponte diretto tra terapeuta e paziente che permette di trasformare progressi, difficoltà e dubbi in opportunità di miglioramento. A differenza di percorsi terapeutici più lunghi, dove la riflessione può diluirsi nel tempo, nella terapia breve il feedback assume un ruolo immediato e concreto.

Ogni sessione diventa una micro-verifica del percorso, un’occasione per calibrare gli interventi con precisione, adattandoli alle esigenze uniche del paziente.

Il feedback non si limita a valutare i progressi, ma rappresenta un momento cruciale per rafforzare l’alleanza terapeutica.

Ricevere e dare feedback permette di:

  • creare un clima collaborativo, dove il terapeuta non si pone come una figura distante, ma lavora al fianco del paziente per identificare ciò che funziona e ciò che necessita di aggiustamenti.
  • alimentare uno scambio continuo che promuove un intervento mirato ed efficace
  • aiutare il paziente a sentirsi ascoltato, compreso e attivamente coinvolto nel proprio percorso.

Il feedback ha un valore trasformativo

Aiuta il paziente a sviluppare consapevolezza e autonomia, consolidando la fiducia nei propri progressi. Un riscontro positivo su un piccolo cambiamento rafforza la motivazione, mentre affrontare le difficoltà attraverso il feedback le trasforma in occasioni di apprendimento, sempre in un contesto privo di giudizio. In questo senso, il feedback diventa un potente catalizzatore per il cambiamento immediato e duraturo che caratterizza la terapia breve.

Nella terapia breve, il feedback è essenziale per garantire che terapeuta e paziente siano sempre allineati su tre aspetti fondamentali:

  1. La definizione del problema: Il paziente e il terapeuta condividono la stessa visione del problema? Ci sono aspetti che il paziente considera cruciali ma che non sono stati sufficientemente approfonditi?
  2. Gli obiettivi della terapia: Gli obiettivi concordati all’inizio sono ancora rilevanti per il paziente, o sono emersi nuovi bisogni durante il percorso?
  3. Le modalità di intervento: Le tecniche e le strategie utilizzate dal terapeuta sono percepite dal paziente come utili e applicabili?

Il feedback, quindi, non è solo un momento di riflessione, ma uno strumento per prevenire eventuali disallineamenti. Se, ad esempio, il paziente sente che il percorso non risponde pienamente alle sue aspettative o ritiene che alcune tecniche non siano efficaci, il terapeuta può intervenire per adattare il proprio approccio e massimizzare l’efficacia del trattamento.

Come raccogliere Feedback efficaci

Raccogliere feedback efficaci richiede sensibilità, attenzione e un approccio strutturato che incoraggi il paziente a esprimersi liberamente.

Non si tratta solo di porre domande, ma di creare un ambiente in cui il paziente si senta al sicuro nel condividere percezioni, dubbi e persino critiche. Il feedback non deve essere percepito come un test di valutazione per il terapeuta o il paziente, ma come un momento di dialogo paritario volto a migliorare il percorso terapeutico.

Ecco alcune strategie per raccogliere feedback utili e significativi.

Creare un contesto di fiducia

Perché il paziente possa fornire un feedback autentico, è essenziale instaurare un clima di fiducia fin dalle prime sedute. Il terapeuta può:

  • Esplicitare l’importanza del feedback, spiegando che serve a migliorare il lavoro insieme.
    Esempio: “È importante per me sapere come stai vivendo questo percorso, così possiamo assicurarci che stiamo andando nella direzione giusta per te.”
  • Mostrare apertura e non risentimento, accogliendo ogni osservazione come un’opportunità di crescita.
    Esempio: “Se c’è qualcosa che ti sembra non funzionare, ti invito a dirmelo: il mio obiettivo è che questo percorso ti sia davvero utile.”

Porre domande mirate

Le domande devono essere chiare, specifiche e orientate a far emergere aspetti concreti del percorso terapeutico. È utile evitare quesiti troppo generici come “Come sta andando?” perché rischiano di produrre risposte superficiali.

– Domande sulle tecniche e gli interventi:

  • “Come ti sei sentito quando abbiamo parlato di questa strategia? Ti è sembrata utile?”
  • “Hai avuto modo di applicare ciò di cui abbiamo discusso? Se sì, come è andata?”
  • “Ci sono aspetti del mio approccio che ti hanno messo a disagio o che vorresti approfondire?”

– Domande sulla relazione terapeutica:

  • “Ti senti a tuo agio nel condividere con me quello che provi?”
  • “C’è qualcosa che potrei fare per rendere il nostro lavoro insieme più efficace?”
  • “Pensi che io abbia capito davvero il tuo problema? Se no, cosa mi sfugge?”

– Domande sul percorso generale:

  • “Pensi che stiamo lavorando sulle cose giuste per te?”
  • “Rispetto alla prima seduta, hai notato cambiamenti nel modo in cui affronti il problema?”
  • “C’è qualcosa di importante che non abbiamo ancora toccato ma che vorresti esplorare?”

Osservare il linguaggio non verbale

Non tutti i pazienti si sentono subito pronti a dare feedback espliciti. In questi casi, il terapeuta può prestare attenzione a segnali non verbali come esitazioni, cambiamenti nel tono di voce o posture chiuse. Questi segnali possono indicare disagio o insoddisfazione che il paziente non riesce a esprimere verbalmente.

Esempio: “Ho notato che sei sembrato un po’ esitante quando abbiamo discusso questa tecnica. Ti va di approfondire come ti sei sentito?”

Introdurre strumenti strutturati di feedback

Per raccogliere risposte più dettagliate, si possono utilizzare strumenti come:

  • Scale di valutazione: “Da 1 a 10, quanto trovi utile il lavoro che stiamo facendo?”
  • Session Rating Scale (SRS): Un questionario breve e intuitivo che consente al paziente di valutare aspetti specifici come la relazione terapeutica, il focus del lavoro e l’utilità della sessione.
  • Checklist personalizzate: Una lista di domande chiave preparata dal terapeuta, da completare insieme al paziente alla fine della seduta.

Normalizzare eventuali critiche

È fondamentale che il paziente non percepisca le critiche come un attacco o una mancanza di rispetto nei confronti del terapeuta. Per facilitare questo, il terapeuta può normalizzare il fatto che non tutto può funzionare perfettamente:
Esempio: “Non tutte le strategie che propongo sono necessariamente adatte a tutti. Se qualcosa non ti convince, possiamo modificarlo o esplorare altre opzioni.”

Fare follow-up sui feedback ricevuti

Un feedback efficace non si limita alla raccolta: il terapeuta deve dimostrare al paziente che le sue osservazioni vengono prese in considerazione e integrate nel percorso. Questo rafforza l’alleanza terapeutica e aumenta la fiducia nel processo.
Esempio: “Nell’ultima seduta mi avevi detto che quella tecnica non ti era sembrata molto utile. Ho pensato a un’alternativa che potrebbe funzionare meglio per te. Che ne pensi?”

Adattare lo stile del feedback al paziente

Ogni paziente ha un proprio stile comunicativo e una diversa disponibilità a fornire feedback.

È importante che il terapeuta sappia adattarsi:

  • Alcuni pazienti preferiscono rispondere a domande dirette.
  • Altri si sentono più a loro agio con un approccio meno strutturato, dove possono esprimersi liberamente.

Inserire momenti di feedback durante o alla fine della seduta consente di mantenere un dialogo aperto e di verificare costantemente se il percorso è in linea con le esigenze del paziente.

Un Catalizzatore per il Cambiamento

Quando il feedback viene utilizzato per mantenere allineati terapeuta e paziente, non solo rafforza la relazione terapeutica, ma migliora la qualità dell’intervento, rendendolo sempre più centrato sulle reali necessità del cliente. In questo modo, il feedback si trasforma da semplice strumento di valutazione a un vero e proprio acceleratore del cambiamento, permettendo alla terapia breve di essere non solo efficace, ma anche profondamente significativa per il paziente.

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Bibliografia

Duncan B. L., Miller S.D. (2000), “The client’s theory of change: consulting the client in the integrative process”, Journal of Psychoterapy Integration, 10 (2), 169-187

Duncan, B., Miller, S., & Hubble, M. (2010). The heart and soul of change: Delivering what works in therapy (2nd ed.). Washington, DC: American Psychological Association.

Miller, S., Hubble, M., and Duncan, B.L. (2007). Supershrinks: Learning from the field’s most effective practitioners. The Psychotherapy Networker, 31, 26-35, 56.