La Relazione tra Passato e Presente

Il nostro passato ci influenza in tanti modi, insinuandosi, con ricadute a cascata, sul nostro comportamento, sulle nostre relazioni e sul nostro benessere emotivo.

Alcune delle nostre esperienze, infatti, modellano le nostre vite tanto da farci sentire intrappolati, incerti dinanzi a un bivio, o tanto da generare emozioni difficili da gestire che vanno ad alimentare un ciclo di sofferenza e di disorientamento. Ansia, depressione, bassa autostima e relazioni problematiche sono solo alcune delle difficoltà che possiamo incontrare: ma è fondamentale riconoscere che il passato, anche quello più doloroso, non deve definire chi siamo oggi.

A insegnarcelo sono le Terapie brevi che, con le loro diverse metodologie e i loro modelli, offrono alle persone una nuova prospettiva da cui guardare alla propria vita senza lasciarsene schiacciare. Di fatto, gli eventi del passato sono immutabili ma se finiscono per condizionarci è perché siamo noi stessi a interpretarli nel nostro presente… e con tanta fatica!

Chiedersi il perché delle cose, per trovare spiegazioni o risalire alle cause di un dato evento, ci è utile solo relativamente.

Pensiamo, ad esempio, a quanto sia comune che ci si interroghi sul motivo per cui una persona abbia agito in un certo modo: in risposta, il più delle volte, formuliamo soltanto delle ipotesi. E non sempre possiamo verificarle per davvero, poiché dovremmo chiedere direttamente alla persona che cosa le è successo o tornare indietro nel tempo per osservarlo con i nostri occhi. E pur trovando la spiegazione o la causa plausibile di quell’evento, non è detto che saperlo ne cambi le conseguenze.

Per aiutare, quindi, le persone a sviluppare una nuova narrazione di sé, più positiva, le Terapie brevi agiscono sul presente, affinché il dolore legato al passato si trasformi in risorse per il futuro.

Cos’è la Terapia Breve?

Per Terapia breve si intende un insieme di diverse tipologie di intervento, caratterizzate da un approccio altamente pragmatico che, attraverso tecniche mirate e un focus sul qui ed ora, punta alla realizzazione degli obiettivi del cliente nel numero di sedute necessarie, e non una di più.

Diversamente da altre forme di terapia che possono richiedere anche anni di lavoro per esplorare il passato, la Terapia breve si concentra su risultati più rapidi e soprattutto tangibili. Invece di addentrarsi in un’analisi approfondita di traumi e conflitti o di lasciare ampio spazio alle interpretazioni, questo approccio terapeutico invita i clienti a identificare degli obiettivi specifici e a sviluppare le strategie pratiche più indicate per raggiungerli.

Ciò avviene grazie alla struttura stessa delle sedute, che incoraggia le persone di volta in volta a concentrare la propria attenzione sulle soluzioni piuttosto che sui problemi, su ciò che funziona nelle loro vite o su cosa succede nel momento in cui si mettono alla prova nel loro quotidiano.

Tra le modalità predilette attraverso le quali tutto ciò si rende possibile vi è l’utilizzo di alcune tecniche di visualizzazione: immaginare, ad esempio, una giornata tipo in cui il passato non influisce sulle proprie scelte e sul proprio benessere, induce la persona a recuperare il controllo sulla propria vita e il proprio senso di agency.

L’obiettivo è puntare una luce maggiore sulle risorse personali e su quanto il passato ha lasciato di positivo.

Queste risorse appartengono all’individuo e questi sa di poterle riutilizzare ancora in futuro. Le nuove azioni permettono, pertanto, di trasformare i vecchi pensieri e di sostituirli con credenze più positive e realistiche. Imparando a coltivare sempre più fiducia in sé e resilienza, la persona impara che il passato può diventare una fonte di insegnamento piuttosto che una condanna o un chiodo fisso.

Il Ruolo del Terapeuta

Il processo di rielaborazione, che aiuta il paziente a distaccarsi dal proprio passato per costruirsi una nuova identità nel presente, è facilitato dalla figura del terapeuta. Questi gioca un ruolo cruciale nel creare un ambiente protetto entro il quale ogni paziente possa sentirsi a suo agio nel condividere le proprie esperienze e i propri punti di vista.

Il terapeuta non solo ascolta attivamente quanto emerge in ogni seduta, ma stimola il paziente alla riflessione attraverso domande via via più incalzanti. Non si sofferma soltanto sul capire che cos’è successo in quel passato che ha lasciato così tanti strascichi, ma indaga anche tutto ciò che c’era intorno.

In altre parole: cos’ha fatto il paziente per affrontare la situazione, cos’ha funzionato e cosa no, se il paziente ci ha provato da solo o con il supporto di altri, cos’hanno fatto questi altri, chi erano, dove e quando ci si trovava, e soprattutto quale aspetto è finito per invadere il presente.

Questo modo di procedere consente a terapeuta e paziente di mantenere la conversazione focalizzata sugli obiettivi e sul processo, spostandosi dal problema alla possibilità di cambiamento. Scegliere se è meglio assegnare dei compiti o lavorare con il solo dialogo spetta solo al terapeuta breve: tuttavia è bene ricordare che, in alcuni casi, le esperienze del passato possono essere così profonde e complesse da richiedere un lavoro più lungo o più approfondito.

In conclusione…

La terapia breve non è sempre la risposta migliore, ma come tutte le terapie richiede una forte motivazione da parte del cliente, che dev’essere disposto in prima persona a mettersi in gioco attivamente.

Solo così tutti i problemi, anche quelli legati al passato, possono risolversi in positivo: numerosi, a tal proposito, sono infatti gli studi che riportano una diminuzione dei sintomi legati all’ansia e alla depressione, un miglioramento delle relazioni interpersonali e un aumento della capacità di affrontare lo stress.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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