Chi non ha mai titubato di fronte ad una scelta, ad una decisione?
Chi non ha mai pensato almeno una volta “adesso non ce la faccio, non sono in condizione di poter decidere, meglio rimandare”?
Chi non ha mai pensato almeno una volta “non posso prendere questa decisione, non mi sento di aver controllato tutto a dovere”?
Chi non ha mai pensato almeno una volta “non uscirò mai da questo dilemma, devo chiedere aiuto!”?
E quante volte, quel rimandare, quel procrastinare, quell’evitare, quel controllare, quel chiedere aiuto a tutti, invece che aumentare la tua sicurezza, hanno compromesso ancora di più la tua capacità decisionale?
Attraverso le nostre decisioni scriviamo la nostra storia, diventiamo gli artefici del nostro destino e da questa responsabilità (a volte grande, troppo grande) derivano le paure più comuni e diffuse connesse all’atto di scegliere, di decidere.
Eppure, dovremmo essere assolutamente esperti nel prendere decisioni, almeno nella teoria: esercitiamo questa funzione da quando decidiamo di alzarci dal letto a quando decidiamo di andare a dormire.
Tutta la nostra quotidianità è scandita da scelte e decisioni che a volte non siamo neanche consapevoli di prendere.
Allora perché alcune scelte, alcune decisioni ci paralizzano, ci bloccano, ci rendono insicuri, ci portano a procrastinare e a vivere un costante stato di agitazione e stress?
Alcune paure tipiche dietro al blocco decisionale
Sono diverse le paure che possono celarsi dietro l’indecisione cronica: la paura di assumere una decisione può derivare da istanze personale decisamente diverse che possono prendere il sopravvento ed influenzare il modo in cui la persona tenta di gestire e affrontare questa difficoltà, rendendola, in alcuni casi, un vero e proprio blocco decisionale (Nardone, 2014).
Vediamone alcune tra le più comuni e diffuse.
L’insicurezza dietro alcune decisioni può celare la paura di dover rinunciare a qualcosa di essenziale per la persona o di perdere l’equilibrio tanto faticosamente conquistato: questo può tradursi in una resistenza al cambiamento e alla difficoltà di uscire fuori dalla propria comfort zone, esplorare nuove strade e nuove prospettive.
La paura di sbagliare
Altre volte, il blocco viene messo dalla più paralizzante paura di sbagliare.
La paura di sbagliare è forse la paura più diffusa, soprattutto nell’ambito dei processi decisionali: più si ricoprono ruoli di grande responsabilità (lavorativa, ma non solo, pensiamo alla paura di sbagliare connessa al ruolo genitoriale), più questa paura può divenire intensa e quanto mai stressante, aumentando il rischio di resa, proprio a causa del forte stress percepito.
La sola idea di poter fare la scelta sbagliata è cosi forte che si preferisce addirittura non scegliere e rimanere a guardare, perdendo di fatto la possibilità di una potenziale buona occasione di apprendimento e crescita personale.
Quando particolarmente intensa, la paura di sbagliare può portare la persona a vivere delle situazione di costante indecisione, procrastinando scelte e la presa di decisioni magari importanti; la persona, per uscire dal blocco, potrebbe ricercare il supporto altrui o arrivare a delegare ad altri alcune responsabilità, se non la maggior parte.
In situazioni di forte angoscia ed ansia, la persona potrebbe arrivare a vivere un vero e proprio blocco dei processi decisionali, attuando un evitamento totale di qualsiasi decisione.
La paura di non essere all’altezza
In altri casi invece, e questo può riguardare soprattutto – ma non solo- scelte e decisioni relative alla sfera lavorativa e professionale, a bloccare il processo decisionale c’è la paura di non essere all’altezza della situazione.
Il collegamento con l’autostima è abbastanza chiaro, ovvero con quanto ci sentiamo in grado di valutare al meglio le situazioni e quanto ci sentiamo in grado di sostenere efficacemente il peso delle decisioni assunte, delle scelte fatte e dei loro effetti (Branden, 2012).
La paura di non essere all’altezza generalmente porta la persona che ne soffre, ad analizzare ripetutamente tutte le possibilità in gioco, ritardando in questo caso la possibilità di operare qualsiasi scelta.
La persona potrebbe ricercare rassicurazioni continue rispetto ai propri dubbi e se la sfiducia nei propri confronti è molto pervasiva, potrebbe arrivare a non esercitare nessun tipo di scelta o decisione.
Sebbene siano tra le più diffuse, non sono solamente queste le paure dietro l’atto di scegliere, di prendere delle decisioni: a volte a bloccarci sono le aspettative altrui, la paura di essere rifiutati dalla società alla quale desideriamo appartenere, la paura di non essere più amati compiendo determinate scelte, o la paura di esporci al giudizio altrui.
Le tentate soluzioni per (non) superare il blocco decisionale
Le tentate soluzioni che la persona generalmente mette in atto per cercare di fronteggiare le paure connesse ai processi decisionali e di scelta, non sempre contribuiscono a contenere queste paure: al contrario, nella maggior parte dei casi, le mantengono o addirittura le alimentano.
La persona costruisce ciò che poi subisce
- Da un lato, sul piano dell’agire, il rimandare e l’evitare le scelte, delegare e chiedere continue rassicurazioni, consolidano l’idea che scegliere è pericoloso e che la persona da sola non riesce.
- Dall’altro lato, sul piano del pensare, analizzare eccessivamente, ricorrere alla logica razionale anche per problemi che hanno evidenti risvolti e componenti emotive, bloccano la persona in un vero e proprio vicolo cieco (Nardone, 2014).
Strumenti strategici per affrontare il blocco decisionale
Come è possibile allora gestire la paura delle decisioni? Qual è il primo passo da compiere per far diventare i momenti di scelta come dei momenti preziosi di evoluzione e non dei momenti di blocco? In che modo l’approccio strategico può venirci in aiuto, attraverso strategie e strumenti per affrontare efficacemente il blocco decisionale?
Abbiamo già visto come la capacità di prendere decisioni e di assumersi le responsabilità che ne derivano, ha a che fare con l’Autostima e con la fiducia che riconosciamo alle nostre capacità e risorse.
In riferimento a questo, partiamo da un primo punto: per gestire al meglio le decisioni è necessario innanzitutto:
- Avere delle conoscere adeguate al compito;
- Trovare delle soluzioni ai problemi e saperle mettere in pratica
- Saper gestire eventuali paure a angosce nel processo decisionale.
Fatta questa breve premessa, l’approccio strategico prevede degli interventi per affrontare il blocco decisionale, costruiti sulla base dello specifico funzionamento del problema decisionale e su quelle che sono le tentate soluzioni disfunzionali messe in atto dalla persona (Nardone, 2014).
Vediamone alcuni insieme alla loro logica di intervento sul problema.
1) Decidere diventerà la tua peggiore fantasia
La peggiore fantasia è una delle manovre principali impiegate dei disturbi di panico, che trova un’efficace applicazione anche nel gestire il blocco decisionale, soprattutto quando accompagnato da forti dosi d’ansia. La persona viene invitata ad incontrare i suoi peggiori timori e ansie, all’interno di indicazioni operative ben strutturare di tempi e modalità: l’effetto che si viene a creare, è paradossale, e porta ad una diminuzione della risposta ansiosa, attraverso una sua iniziale esacerbazione (Nardone, 2014).
2) Come potresti peggiorare ulteriormente le tue giornate?
Nella quotidianità, procrastinare, rimandare delle scelte che dobbiamo fare, delle decisioni che dobbiamo prendere, generalmente si associa ad un aumento di tensione e di stress percepito, perché di fatto quelle scelte rimangono li, pendono sulle nostre teste come una spada di Damocle.
La tecnica del “come peggiorare”, un’altra tecnica cardine dell’approccio strategico, soprattutto applicata alla giornata, diventa un’efficace strumento per individuare tutti quei comportamenti disfunzionali, messi in atto nel tentativo di risolvere le cose, sfruttando una logica contro-intuitiva e proprio per questo potente.
In questo caso alla persona viene chiesto, ogni giorno, in particolare ogni mattina, di scrivere tutti i modi in cui potrebbe peggiorare, far andare male la propria giornata, verificando la sera se e quali di questi comportamenti sono stati messi in atto.
3) Prendi piccole decisioni ogni giorno per allenarti a prendere decisioni più grandi.
Non tutte le decisioni, tutte le scelte sono uguali: alcune ci coinvolgono di più di altre.
Se vuoi vedere, impara ad agire , è uno degli imperativi attribuiti a Heinz von Foerster, padre della cibernetica e fondamento dell’epistemologia costruttivista alla base delle terapie brevi strategicamente orientate: ciò significa che per imparare a prendere delle decisioni, non possiamo agire prima sui nostri pensieri, ma dobbiamo agire prima sui nostri comportamenti.
Un modo efficace per “allenare” questa capacità, in questo caso utilizzando una strategia che sfrutta una logica “diretta”, è quello di partire da decisioni piccoline, meno coinvolgenti da un punto di vista emotivo, che magari la persona potrebbe sentirsi in grado di prendere. In questo caso, si fa stilare alla persona una lista di decisioni che deve prendere, dopodiché queste decisioni vengono fatte ordinare, partendo da quella che spaventa meno a quella che spaventa di più.
Viene infine chiesto di prendere ogni giorno una decisione, tra quelle presenti nella lista, fino a che la persona non arriverà a prendere grandi decisioni, essendosi allenata a prendere tante piccole decisioni.
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Bibliografia
Branden, N. (2012). I sei pilastri dell’autostima, Milano: Tea Edizioni
Nardone, G. (2014). La paura delle decisioni, Milano: Ponte alle Grazie (Adriano Salani Editore s.r.r.l)