Nessun problema si verifica sempre

Quando parliamo di eccezioni nella terapia a seduta singola intendiamo quei momenti nella vita del cliente in cui il problema non si manifesta, oppure si manifesta ma è gestito in autonomia e con successo. Per definirle ancora meglio, potremmo dire che si tratta di quello che il paziente sta già facendo (o ha fatto) in maniera utile ed efficace rispetto alla propria problematica.

Le eccezioni sono certamente uno dei concetti chiave nella Terapia a Seduta Singola, e la loro ricerca occupa una fase cruciale all’interno della seduta, definita “fase mediana”.

È questo il momento in cui il terapeuta indaga, insieme al cliente, quali siano le risorse a disposizione. La terapia a seduta singola è infatti un approccio resource-based e strength-oriented (Hoyt e Talmon, 2014a), ovvero basato sulle risorse e orientato ai punti di forza, risorse e punti di forza dei quali le eccezioni sono una importantissima cartina tornasole.

Proprio all’interno di questa cornice di risorse e di potenzialità si inserisce dunque il concetto di eccezione. Ovvero di quel momento in cui il cliente è riuscito a far fronte al problema tramite determinate strategie di coping, o in cui il problema è stato meno presente o meno difficoltoso.

L’attenzione rivolta alle “eccezioni al problema” (Berg e Miller, 1992), anziché al problema tout court, è mutuata dalla terapia breve centrata sulla soluzione, sviluppata negli anni ’80 da Steve de Shazer e colleghi al Brief Family Therapy Center di Milwaukee. A sua volta de Shazer era stato influenzato dal lavoro del Mental Research Institute di Palo Alto e da quello del celebre Milton Erickson.

Sebbene in alcuni casi possa essere più complicato rintracciarle, esistono sempre occasioni nella vita del cliente in cui il problema non si manifesta o non è vissuto come tale. Come recita il famoso aforisma, attribuito per primo allo scrittore tedesco Herman Hesse, “anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno”.

Se qualcosa funziona, fallo di più

Una volta che terapeuta e cliente riconoscono le eccezioni al problema presentato, come possono utilizzarle a loro vantaggio?

La terapia a seduta singola, come tutte le terapie brevi, si ispira al principio metodologico del “rasoio di Occam”, formulato nel XIV secolo dal teologo Guglielmo di Ockham. Questo principio, alla base di tutto il pensiero filosofico-scientifico moderno ci ricorda sostanzialmente che «è inutile fare con più ciò che si può fare con meno». In altre parole, non vi è alcun motivo per complicare ciò che è semplice.

Per questa ragione, tornando all’argomento di questo articolo, una volta individuate le eccezioni terapeuta e cliente non dovranno fare altro che esplorarle a fondo. Studiarne le caratteristiche, comprenderne il funzionamento, e successivamente tentare di espanderle e amplificarle anche ad altri ambiti della vita del cliente.

Il potere della semplicità di questo meccanismo è sintetizzato perfettamente anche dalla seconda delle tre regole dettate da Steve de Shazer, come principi di base della terapia breve: “Se una cosa funziona, falla di più” (de Shazer, 1988).

Il modo in cui il terapeuta può e dovrebbe lavorare sulle eccezioni è, ovviamente, l’utilizzo delle domande. Trasformarsi in un investigatore per comprendere come abbia fatto il cliente a fronteggiare e tenere testa a situazioni per lui complicate.

Che cosa succede quando il problema è assente? Che cosa ha fatto, o evitato di fare, la persona in quella situazione? Come ha fatto a fare quelle cose? Come si è sentita? Che cosa ha pensato? Con chi si è relazionata?

Lavorare a fondo su queste domande è fondamentale, perché “le eccezioni forniscono al cliente informazioni di differenza tra ciò che funziona e ciò che non funziona” (Bateson, 1977).

Individuare le eccezioni al problema, per quanto rare o sporadiche, significa scovare una piccola porzione di soluzione, sulla quale concentrarsi insieme per trasformarla in una grande soluzione definitiva e duratura.

Le eccezioni del futuro

Naturalmente, quando si guarda alle eccezioni ci si riferisce alle eccezioni del passato e del presente della vita del cliente. Ciò che di utile sta già facendo o ha fatto il paziente rispetto al problema. L’obiettivo della terapia a seduta singola, tuttavia, è un altro: co-costruire insieme a lui le “eccezioni del futuro”.

Se nei momenti in cui il problema non si verifica il cliente costruisce soluzioni efficaci, occorre “semplicemente” pianificare un futuro in cui queste cose accadono sempre più spesso. Proiettare il film di una vita piena di eccezioni, a partire da subito e non in un futuro lontano.

Scoprire e analizzare le eccezioni nella vita del cliente è fondamentale per almeno tre motivi.

In primo luogo, restituiscono un senso di autostima e di agentività (agency). Il cliente infatti si potrà rendere conto – spesso con grande stupore – di aver già affrontato con successo il problema per il quale ha poi chiesto un incontro con lo psicoterapeuta. Questo effetto di “insight” sarà ancor più potente se il terapeuta riuscirà a svelarlo in maniera indiretta, corredandolo successivamente di complimenti autentici e circostanziati.

In secondo luogo, focalizzarsi sulle eccezioni positive aiuta a combattere la cosiddetta “generalizzazione”, quella distorsione cognitiva attraverso la quale una persona tende a estendere un’esperienza negativa a tutte le situazioni della sua vita (“va tutto male”).

Infine, scoprire queste eccezioni consente concretamente di creare un futuro soddisfacente. Utilizzare le parti di soluzione già esistenti segue oltre tutto anche un principio di efficienza, perché è più facile aiutare qualcuno a continuare a fare ciò che già funziona piuttosto che introdurre qualcosa di completamente nuovo.

Grazie alla terapia a seduta singola, quindi, è possibile costruire una visione positiva del futuro, basata su esperienze reali. In particolare, le eccezioni al problema dimostrano al cliente che il cambiamento è possibile e che egli possiede già le risorse necessarie. È sufficiente farle emergere e usarle consapevolmente.

 

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Bibliografia

Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a Seduta Singola: Principi e pratiche. Giunti Editore.

Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2021). Terapia breve centrata sulla soluzione: Principi e pratiche. EPC Editore

De Shazer, S. (1988). Investiganting Solutions in Brief Therapy. New York: Norton.

Hoyt, M. F., & Talmon, M. (Eds.). (2014). Capturing the moment: Single session therapy and walk-in services. Crown House Publishing Limited.

Watzlawick, P., Weakland, J. H., & Fisch, R. (1974). Change: Principles of problem formation and problem resolution. New York: Norton.

Hoyt, M, F. (2020). Psicoterapie brevi. Principi e pratiche. CISU.

https://www.istitutoicnos.it/terapie-brevi/la-ricerca-delle-eccezioni-nella-terapia-breve-centrata-sulla-soluzione/  (Consultato il 10/06/2024)

https://www.internazionale.it/notizie/johnjoe-mcfadden/2021/12/28/occam-scienza-semplicita  (Consultato il 10/06/2024)