Il caso di cui vi parlo oggi rappresenta un ottimo esempio di un concetto fondamentale nella Terapia Breve Centrata sulla Soluzione (TBCS): l’idea di mettere, piuttosto che togliere (una metafora per costruire soluzioni).
Molte persone arrivano in terapia con l’idea che le problematiche di cui sono portatori vadano eliminate, tolte (come dargli torto). Pensano che il percorso terapeutico debba puntare a rimuovere qualcosa: “Vorrei non avere più questi pensieri”, “Non vorrei arrabbiarmi”, “Vorrei smettere di soffrire d’ansia”, e così via. Spesso sono proprio queste le richieste iniziali a cui il terapeuta è chiamato a dare risposta.
Anche Luca (nome di fantasia) si presenta con questa aspettativa: che la terapia lo aiuti a eliminare la demotivazione, la sfiducia nel proprio futuro e alcuni pensieri suicidari emersi nelle ultime settimane. Durante il primo colloquio, tutta la sua attenzione è rivolta a ciò che vuole togliere, tanto da indirizzare in questo senso le migliori aspettative; politica che viene seguita anche nella fase successiva, ovvero nella definizione del futuro desiderato. Per essere più precisi e dettagliati in questa fase si presenta anche un altro elemento che andrebbe eliminato e che riguarda il suo sistema, la sua famiglia, ovvero Luca non vorrebbe più vedere il disordine prodotto dai sui figli o da sua moglie.
A questo punto abbiamo ristrutturato l’idea che la terapia potesse essergli utile solamente per svuotare la “sua cassetta di frutta marcia” ma, al contrario, poteva essere più interessante introdurre (quindi mettere) “frutta fresca”.
Questa immagine rappresenta un principio cardine della TBCS: costruire soluzioni attraverso l’aggiunta di elementi funzionali, non solo eliminando quelli disfunzionali. Il terapeuta ha il compito di riformulare in positivo le aspettative del cliente, quando quest’ultimo non lo fa in modo spontaneo. Riformulare in positivo significa, ad esempio, aiutare la persona a pensare cosa vuole vedere accadere, invece di concentrarsi su ciò che vuole smettere di sentire o fare. Non si tratta di “non pensare più in modo negativo”, ma di iniziare a pensare in modo positivo e proattivo; non solo di “non arrabbiarsi più”, ma di comunicare in modo più efficace, e così via. Tale azione aiuta la persona a costruire più velocemente le sue soluzioni, soluzioni che vanno nella direzione (tra l’altro) del suo sitema di credenze.
Da questo momento in poi Luca ha cambiato completamente modalità di ragionamento all’interno della comunicazione terapeutica che gli stavo proponendo e siamo riusciti a elaborare alcuni obiettivi molto più SMART, anche se ancora piuttosto generici: pensare al presente, avere più attenzione alla sua persona e così via.
Avendo già lavorato abbastanza su quello che è il suo futuro ci lasciamo con la valutazione sulla scala del presente (si colloca a 4) e con il compito di noticing.
La scelta di voler presentare questo caso si palesa esattamente quando Luca torna alla seconda seduta, dopo i primi secondi di conversazione. E’ molto contento del primo colloquio, in particolare della metafora sulla cassetta della frutta che racchiude uno dei proncipi più importanti, dal mio punto di vista, dell’approccio centrato sulla soluzione. E’ bene notare come una riflessione che parte dalla comunicazione e dal dialogo in seduta, abbia attraversato poi i pensieri della persona, costruendo nuovi punti di vista e nuove soluzioni, si sia poi conclusa con un notecing molto pragmatico.
Luca mi racconta di essere uscito dal lavoro in media un’oretta prima rispetto al solito (non era mai accaduto), è andato in bici nel fine settimana (non accadeva da molto tempo), ha passato più tempo con le figlie, è stato un paio di giorni fuori solo con la moglie (non accadeva da molto tempo), ha sperimantato forme di comunicazione più dirette sia a casa che a lavoro. Questo gli ha consentito di percepirsi a 6 sulla scala del progresso, quindi ben 2 punti sopra la valutazione della prima seduta.
Ogni elemento riportato è stato amplificato (vedi qui) tramite domande esplorative (“quando è successo?”, “con chi?”, “in che modo?”) e rafforzato attraverso feedback positivi e complimenti. Abbiamo quindi concluso l’incontro con il rinnovo del compito di noticing, da svolgere fino alla prossima seduta.
Dott. Pier Paolo D’Alia
Psicologo Psicoterapeuta
Terapie Brevi