La depressione è un disturbo dell’umore che può avere un impatto significativo sulla qualità della vita delle persone. Mentre le terapie tradizionali si concentrano spesso sulle cause del problema, la Terapia Breve Centrata sulla Soluzione (TBCS) adotta un approccio diverso: focalizza l’attenzione sulle soluzioni e sulle risorse che il paziente già possiede.

L’importanza delle risorse nella depressione

Le risorse sono come dei “muscoli” psicologici che ci aiutano ad affrontare la realtà che viviamo e le difficoltà che ne fanno parte. Possono essere abilità, qualità personali, relazioni positive, interessi o momenti di felicità passati.

Nella depressione, queste risorse possono sembrare scarse o inaccessibili, ma la TBCS ci insegna a riscoprirle e potenziarle. Spesso la depressione è accompagnata da una perdita di fiducia e di speranza sia verso il futuro sia verso se stessi.

Riuscire a stimolare queste dimensioni è la vera sfida con le persone depresse. A dispetto di quanto si pensi infatti è possibile lavorare anche in un’ottica rivolta al futuro e alle eccezioni al problema. Tutto sta nel mindset che il terapeuta assume durante la terapia. Se infatti crediamo che delle eccezioni al sintomo ci siano sempre e che un miglioramento è comunque inevitabile, saremo più efficaci nell’amplificare i seppur piccoli cambiamenti che la persona ci riporta. Ma vediamo meglio come potenziare le risorse con questi clienti.

Come la TBCS aiuta a costruire risorse

La TBCS utilizza diverse tecniche per aiutare i pazienti con depressione a identificare e potenziare le loro risorse:

  • Domande orientate al futuro: Invece di concentrarsi sul passato e sulle cause della depressione, il terapeuta pone domande che invitano il paziente a immaginare il futuro desiderato e a identificare i primi passi per raggiungerlo. E’ bene comunque tenere a mente che con persone depresse il lavoro di costruzione del futuro desiderato va adattato alla visione della realtà del paziente. Ciò che va tenuto conto è che attraverso queste tecniche la persona si sta ponendo degli obiettivi che sia in grado di raggiungere.
  • Eccezioni al problema: Si esplorano i momenti in cui il problema non è presente o è meno intenso, per capire cosa ha funzionato in quelle situazioni e replicare quei comportamenti. Questa tecnica assume una maggiore importanza con persone con depressione: è necessario infatti amplificare ed espandere anche le più piccole eccezioni, anche laddove il cliente non le ravvisa. È possibile sviluppare un’eccezione anche potenziale, non solo nel presente e nel passato ma anche proiettando la persona in un futuro prossimo in cui le eccezioni possano verificarsi.
  • Complimenti e rinforzi positivi: Si riconoscono e si valorizzano i piccoli successi e i progressi ottenuti dal paziente. E’ importante orientare la mente della persona su ciò che funziona e rimandargli che ha le capacità di raggiungere gli obiettivi. Attraverso le identity questions e le domande che sottolineando che ogni piccolo passo in avanti dipende da lui/lei, alimentiamo il senso di agency di cui parla anche Snyder nella sua Hope theory (Snyder, 2000). Come accennavamo infatti, la speranza di poter raggiungere un obiettivo è molto legata alla percezione di potercela fare.
  • Scalare i problemi: Anche le tecniche di scaling della TBCS sono molto utili nello scomporre in obiettivi più piccoli e gestibili la soluzione al problema, per evitare di sentirsi sopraffatti. Le scale aiutano il paziente a individuare le strategie adatte a raggiungere l’obiettivo e a ristrutturare l’idea che la depressione non è un’esperienza che si manifesta tutta la vita in modo costante. Inoltre, le scale ci permettono di monitorare l’andamento soggettivo della terapia e di capire quali compiti si sta dando la persona per uscire dal problema.

Altri suggerimenti utili

Oltre a queste tecniche, ci sono alcune considerazioni che possono essere d’aiuto nella terapia. Le persone con depressione spesso fanno fatica ad uscire dalla visione problematica della loro vita e fare solution talk può risultare difficile.

In questi casi può essere utile esternalizzare il problema, facendolo risultare come un’entità al di fuori della propria identità.

Possiamo porre domande che ci aiutano a mappare in che modo e in quali ambiti il problema ha influenzato la vita del paziente: fare una sorta di intervista al problema è ad esempio un ottimo punto di partenza. Inoltre, questo può far emergere già delle eccezioni che il terapeuta deve saper cogliere e tenere in considerazione per far sviluppare comportamenti e strategie orientate alla soluzione.

Un altro suggerimento è quello di utilizzare un linguaggio positivo, che incoraggi la persona a vedere ciò che già sta facendo di utile per affrontare meglio la depressione o per allontanarsi da essa. Anche qui, è bene amplificare ed espandere quello che funziona incoraggiando il paziente a utilizzare le sue risorse per raggiungere l’obiettivo.

La Terapia centrata sulla soluzione può quindi essere un valido strumento che si adatta a diverse problematiche e che soprattutto promuove l’empowerment del paziente. In un processo di co-costruzione degli obiettivi e delle strategie per raggiungerli, il terapeuta aiuta il cliente a focalizzarsi sulle sue risorse e sul futuro desiderato, anziché rimuginare sul passato e arenarsi sul problema.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Berg, I. K., & De Jong, P. (1996). Solution-building conversations: Co-constructing a sense of competence with clients. Families in Society: The Journal of Contemporary Social Services, 77(6), 376–391.

Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2021). Terapia breve centrata sulla soluzione: Principi e pratiche. EPC srl.

Kim, J. S., & Franklin, C. (2015). Understanding emotional change in solution-focused brief therapy: facilitating positive emotions. Best Practices in Mental Health, 11(1), 25–41.

Snyder, C. R. (Ed.). (2000). Handbook of hope: Theory, measures, and applications. Academic press.