Nascita della ricerca delle eccezioni nella terapia centrata sulla soluzione (TBCS)
La ricerca delle eccezioni nella Solution Focus Therapy è stata introdotta da Steve De Shazer,
pioniere di tale approccio.
La terapia breve centrata sulla soluzione nasce negli anni ‘80 presso Brief Family Therapy Center di
Milwaukee. Dapprima i ricercatori del Mental Research Institute di Palo Alto posero l’attenzione
sul funzionamento del problema e le soluzioni disfunzionali che i pazienti adottavano nel tentativo
di risolverlo che portavano spesso al suo mantenimento e/o peggioramento.
De Shazer e colleghi al Brief Family Therapy Center di Milwaukee ripresero tali studi e
nell’osservazione dei pazienti notarono che in maniera naturale e senza domande specifiche, essi
iniziavano deliberatamente a raccontare delle occasioni in cui il problema non si presentava o era
meno presente. De Shazer e colleghi definirono quindi le eccezioni come “qualunque cosa stia
accadendo quando il problema non sta accadendo” (De Shazer, 1979). De Shazer stesso riteneva che i problemi fossero modelli di comportamento ripetitivi, quasi come fossero delle regole e come tali, fossero soggetti a eccezioni. Quindi ogni problema ha la sua eccezione, che costituisce la soluzione naturale per quella persona al suo stesso problema.
La Terapia Centrata sulla Soluzione (TBCS) infatti è basata su una “teoria non teoria”: prevede
l’invenzione e la messa in pratica di soluzioni mirate al singolo caso e costruite sul paziente e su ciò
che sta accadendo nella sua vita in generale e nella seduta in particolare.
Tipi di eccezioni al problema: come lo abbiamo risolto nel passato, nel presente e nel futuro?
Le eccezioni vengono indagate ad ampio spettro nella Terapia Solution Focus.
Vengono portate alla luce le eccezioni passate, quindi tutte quelle occasioni in cui il cliente è
riuscito a superare la situazione problema anche solo parzialmente o in minima parte e quindi si
punta a comprendere che cosa il passato può avergli insegnato.
Inoltre sono indagate le eccezioni presenti, che si riferiscono a ciò che sta’ funzionando adesso, quei
piccoli passi verso la soluzione, verso lo “scenario oltre il problema” desiderato dal paziente. Si
pensi ad esempio ad uno studente con un blocco nello studio, ma che una volta a settimana, prima di
andare a fare sport, riesce a studiare una pagina del suo libro.
Le eccezioni vengono poi indagate anche nel futuro (eccezioni future) tramite l’indagine del futuro
desiderato. Il futuro desiderato rappresenta la situazione senza il problema, il cambiamento voluto
dal paziente e nelle sue modalità. Si arriva ad analizzare tale futuro desiderato tramite la Miracle
Question o alla Tomorrow Question nelle quali si chiede al cliente di immaginare lo scenario oltre il
problema come se nella notte fosse avvenuto un miracolo o come se domani scoprisse che problema
portato in terapia non esistesse più. In questo modo si possono esplorare le modalità che
permetteranno al cliente di rendere presente il cambiamento che desidera per sé. Il compito del
terapeuta è orientare la terapia verso la direzione in cui tende il paziente, verso la sia soluzione,
siccome egli ha la capacità intrinseca e naturale di sapere cosa è meglio per se stesso (Kim, 2014;
Mecdonald, 2007).
Come vengono usate le eccezioni e perché
Le eccezioni si utilizzano nella Terapia Solution Focus (TBCS) seguendo il principio dell’amplificazione di De Shazer: estendere quello che funziona o ha già funzionato in passato (De Shazer, 2007). Infatti se sono presenti delle eccezioni al problema è già intrinseca nel paziente una soluzione ad esso. Si tratterà quindi di ampliare, incoraggiare le soluzioni che la persona stessa porta in terapia. Queste soluzioni sono già efficaci per il cliente ed egli è già esperto riguardo ad esse ed al metterle in atto. Sarà quindi più semplice e veloce utilizzare queste soluzioni piuttosto che insegnare al paziente un nuovo comportamento ed un nuovo modo di pesare che a lui sono estranei.
Come afferma infatti Erickson (Zeig, 1985) “Ogni persona è un individuo unico. La psicoterapia,
quindi, dovrebbe essere strutturata al fine di andare incontro ai bisogni dell’individuo invece di
indurre il cliente ad adattarsi al letto di Procuste di un’ipotetica teoria del comportamento”.
Bisogna quindi riconoscere ed incentivare tutte quelle strategie funzionali, ma anche le prescrizioni,
le modalità comunicative, le manovre che risultano efficaci per la persona che si ha di fronte, per
quel problema, in quel momento.
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Bibliografia
Cannistrà, F. & Piccirilli, F. (2021). Terapia Breve Centrata sulla Soluzione. Principi e Pratiche.
EPC Editore.
De Shazer, S. D. (1985) Keys to Solution in Brief Therapy. New York: W. W.
Shazer, S. D. (1979). Clues. Investigating Solutions in Brief Therapy. New York (Norton) 1979.
Jackson, P. Z. & McKergow, M. (2010). Punta alla Soluzione. FrancoAngeli s.r.l, Milano.
Kim, J. S. (2014). Solution Focused Brief Therapy. A Multicultural Approach. Sage Publications.
Mecdonald, A. J.(2007). Solution-focused Therapy. Theory, research and practice. Sage.
Zeig, J. K. (1985). Ericksonian Psychotherapy, Vol. 1: Structures. Bruner/Mazel.