[Il caso clinico in questione NON è reale. Si tratta di un esempio che prende spunto da più situazioni modificate e rese irriconoscibili]

Gaia (nome di fantasia) è una ragazza di 26 anni che mi chiama perché, come afferma lei stessa: “ho un disturbo ossessivo compulsivo ormai da due anni che non riesco a contenere. Ormai sta diventando per me davvero invalidante e non mi permette di vivere serenamente la mia vita”.

Quando le chiedo di cosa si tratta lei mi spiega: “ho la mania di mangiarmi ripetutamente le unghie delle mani e di graffiarmi i talloni”.

T: “Quand’è che ti capita di farlo?”

P: “Lo faccio spesso quando torno a casa dopo il lavoro e mi sto rilassando.”

T: “Quando è iniziato tutto questo?”

P: “Sto seguendo una dieta ormai da tre anni e da circa un anno ho smesso di fumare.”

T: “Ti è capitato qualche volta in passato di riuscire a controllare questo impulso.”

P: “Purtroppo no perché quando lo faccio in genere sto guardando la televisione e non me ne rendo conto.

T: “Ti capita solo in quei momenti o anche in altre occasioni”?

P: “Principalmente in questa occasione, ma qualche volta anche al lavoro o nei momenti in cui sto provando delle sensazioni di ansia o agitazione.”

T: “E quando lo fai in queste situazioni te ne accorgi?”

P: “Si me ne accorgo, ma lo faccio comunque fino a farmi sanguinare le dita.”

T: “Cosa fai per riuscire a contenere questo impulso?”

P: “Guarda ho provato di tutto, dal tentare di bloccare consapevolmente quello che faccio ai bastoncini di liquirizia, fino ad andare spesso a fare la manicure, ma niente, alla fine vince l’impulso.

T: “Va bene. Ti chiederò di fare qualcosa di particolare e un po’ strano, ma che ti aiuterà a risolvere questo tuo problema. Sai alcune volte basta una sola seduta per risolvere un problema che dura da tempo!”

P: “Se riuscissi a risolvere il mio problema subito mi sentirei davvero sollevata. Comunque sono disposta a tutto pur di risolvere questa tortura che mi infliggo.”

T: “Bene. Considerato che sei così motivata, vorrei che seguissi alla lettera le mie istruzioni da qui a quando ci rivedremo tra due settimane. Prima di tutto togliti dalla testa l’idea di riuscire a non torturarti, perché questo mi sembra improbabile e poco realistico, anzi quello che voglio e che tu impari a farlo meglio, perchè solo se impari a farlo davvero bene riusciremo poi a modificare la situazione. Dunque, io voglio che ogni volta che cominci a mangiarti una pellicina delle dita, tu lo faccia in modo metodico, ossia, cominci dal mignolo di ognuna delle due mani fino ad arrivare al pollice, quindi anche se avrai voglia di mangiarti una sola pellicina, dovrai iniziare dal mignolo, passare all’anulare, poi al medio, all’indice e infine al pollice. Ma non finisce qui, poi dovrai passare all’altra mano, iniziando sempre dalla pellicina intorno all’unghia del mignolo, poi dell’anulare, del medio, l’indice e infine il pollice…».

Lei mi guarda un po’ stupita e dopo qualche attimo di silenzio mi dice: “ma siamo sicuri che questo mi aiuterà?!”

T: “aspetta non ho finito” a questo punto sgrana gli occhi: “dovrai ripetere lo stesso procedimento anche con i talloni passando dalla parte interna del tallone per arrivare alla parte esterna. Prima con il piede destro e poi con il piede sinistro.”

P: “Oh mio Dio, chissà se riuscirò a camminare…”

T: “Chi lo sa! Me lo farai sapere!”.

P: “Pensi che con questo metodo riuscirò a risolvere il mio problema?”

T: “Penso proprio di si. Posto che la mia porta rimane aperta, pensi che abbiamo centrato il punto o hai bisogno che ci rivediamo?”

P: “Beh se questo esercizio funziona non credo di aver necessità di vederci ancora!”

T: “Ok allora ci risentiamo tra due settimane così mi dici come va!”

Al successivo follow up di 15 minuti mi conferma che la compulsione è stata contenuta e si è bloccato il sintomo.

 

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