La Scuola di Specializzazione è strutturata per fornire al terapeuta delle competenze altamente pratiche. Forti di un solido complesso teorico ed epistemologico, vogliamo che lo psicologo sappia lavorare in tutti i setting (individuale, di coppia, familiare, di gruppo…) e con tutti i problemi (dalle difficoltà minori alle psicopatologie più gravi).
Come “Istituto ICNOS” abbiamo iniziato, sul finire degli anni ‘90, a studiare i diversi modi di aiutare le persone in tempi brevi. Nel corso del tempo, da semplice “gruppo di studiosi” siamo giunti a formalizzare un centro di studio, ricerca e formazione (l’Italian Center for Single Session Therapy, il primo in Italia a fornire formazione in Terapia a Seduta Singola), fino ad aprire la Scuola di Specializzazione “Istituto ICNOS”.
Ad oggi, con studi, ricerche e pubblicazioni alle spalle (Cannistrà, 2021; Cannistrà & Hoyt, 2020; Hoyt & Cannistrà, 2019; Cannistrà, 2019ab; Cannistrà & Piccirilli, 2018; Scarlaccini, Cannistrà & Da Ros, 2017; Piccirilli, 2016), nonché la partecipazione a congressi e simposi internazionali, il nostro modello integra 3 grandi tradizioni della psicologia e della psicoterapia internazionale: le Terapie Brevi, la Matrice Strategica e l’Approccio Sistemico.
Le Terapie Brevi sono degli approcci evidence based nati in risposta ai lunghi tempi di altre terapie. La loro sistematizzazione è avvenuta a partire dalla fine degli anni ‘60, con studi, ricerche e numerose pubblicazioni. Ne è stata così attestata l’efficacia (al pari delle altre psicoterapie), l’efficienza (mediamente sotto le 10 sedute) e la durata dei risultati nel tempo (con follow-up anche ad anni di distanza dalla risoluzione del problema).
La durata media di una Terapia Breve è di 7-8 sedute (Hoyt, 2009; Megglé, 1998), benché non c’è mai, da parte nostra, una corsa irrazionale alla brevità. Quando necessario una terapia può prolungarsi anche oltre, purché il terapeuta abbia sempre la possibilità di constatare miglioramenti incrementali, gestendo eventuali blocchi ed evitando situazioni d’impasse che protraggano la terapia in modo ingiustificato.
L’epistemologia seguita è quella del costruttivismo radicale (von Glasersfeld, 1981, 1987, 1995; Watzlawick, 1981) e del costruzionismo sociale (Gergen, 2006), che asseriscono che la conoscenza e la rappresentazione della realtà sono influenzate dalla soggettività di ciascun individuo, dalle sue interazioni con se stesso e con gli altri, e dai modi in cui descrive la realtà. Più che complesse teorie eziopatogenetiche, frutto delle idee e osservazioni di autori diversi, diviene fondamentale la percezione che il paziente ha del suo problema, e ciò che ha tentato di fare per risolverlo.
Il terapeuta non impone la propria realtà sul paziente, per farlo rigidamente aderire a una sorta di “verità oggettiva” decisa dalla teoria di riferimento. Si interessa, invece, alla rappresentazione del mondo della persona stessa, per comprendere dove essa è divenuta disfunzionale (causa di sofferenza) e come aiutare la persona a sbloccarla.
Se inizialmente, come tutti, cominciammo studiando e applicando un singolo approccio di Terapia Breve, il continuo aggiornamento professionale ci ha portato a constatare un noto dato di fatto: nessuna forma di psicoterapia può essere adeguata per qualunque persona e per qualunque problema (Wampold & Imel, 2015). Questo ci ha convinti ad adottare un approccio multiteorico: la capacità di utilizzare diversi modelli per saper gestire la complessità clinica (Hoyt, 2009).
Grazie all’apprendimento di 4 modelli differenti di Terapia Breve, è possibile rispondere alle differenze interpersonali che caratterizzano e distinguono la maggior parte delle psicopatologie e delle problematiche umane. In altre parole, lo stesso problema è diverso nelle diverse persone. Pertanto, un metodo che si rivela efficace per un certo tipo di persona, potrebbe non esserlo per un’altra, anche se dovessero aver ricevuto la stessa diagnosi.
La nostra Scuola mira a formare terapeuti capaci di muoversi attraverso diverse forme di Terapia Breve. Condividendo background epistemologici simili, le Terapie Brevi insegnate fanno sì che le psicologhe e gli psicologi della Scuola apprendono modalità di intervento capaci di gestire le richieste delle persone in tutta la loro unicità, rendendo semplice il complesso.
Tra le diverse forme di Terapia Breve studiate, abbiamo ritenuto più funzionali quelle riconducibili alla Matrice Strategica. Pur con le loro peculiarità, queste sono connesse agli sviluppi degli studi e delle pratiche di Milton H. Erickson, la cui opera influenzò tutta la psicoterapia, specialmente quella breve, a partire dagli anni ‘60-’70 (Cannistrà & Piccirilli, 2018; Nardone & Milanese, 2018; Hoyt et al., 2018, 2014; Talmon, 1990; de Shazer, 1985; Watlzawick et al., 1974; Haley, 1973).
Jay Haley, ideatore del termine “terapia strategica” e importante nome della psicoterapia familiare, sostiene che l’approccio strategico “non è un particolare approccio o teoria, ma un nome per quei tipi di terapia in cui il terapeuta si assume la responsabilità di influenzare direttamente le persone” (1973, p. 3) dove “influenzare” significa immaginare un terapeuta attivo, che non siede ad attendere il cambiamento, ma aiuta la persona a compierlo pragmaticamente.
Nello specifico sono 4 i modelli che insegniamo nella nostra Scuola:
Il modello multiteorico consente ai nostri allievi di passare dal semplice al complesso. Riteniamo improduttivo e inefficiente partire con pratiche complicate, se si può ottenere lo stesso risultato tramite interventi più semplici. La complessità viene semmai aggiunta via via che pratiche precedenti si sono rivelate inefficaci.
Non di rado i nostri terapeuti non necessitano di andare oltre il secondo modello. Qualora fosse necessario possono contare su strumenti di intervento diversi, in modo da abbandonare un metodo che non sta dando risultati e che rischierebbe di farli diventare “complici” del problema.
Vediamo nello specifico i 4 modelli (per approfondimenti ulteriori scarica il nostro Ebook)
Secondo l’OMS (Wells et al., 2013), circa il 50% delle terapie si interrompe entro le prime 3 sedute. Inoltre, altri studi mostrano che il numero più frequente di sedute in psicoterapia è 1: circa il 30% delle persone ritengono che una sola seduta sia tutto ciò di cui hanno bisogno (Hoyt & Cannistrà, 2019; Cannistrà & Piccirilli, 2018; Hoyt et al., 2018, 2014).
Non è strano, se pensiamo che le persone dispongono delle risorse necessarie per affrontare e superare i propri problemi. Il terapeuta formato in Terapia a Seduta Singola parte da questo presupposto, divenendo in grado di trarre il massimo da ogni singola seduta con 3 vantaggi:
Grazie a una prima seduta di TSS il terapeuta può aiutare tutte quelle persone che temono che una terapia sia troppo lunga, costosa o inadeguata per le loro esigenze. Questo metodo, descritto step-by-step nel libro Terapia a seduta singola. Principi e pratiche (Cannistrà & Piccirilli; Giunti Editore, 2018), permette di individuare le risorse di cui la persona già dispone e metterle al servizio della risoluzione del problema.
E’ il metodo più semplice ed efficiente per risolvere problemi anche complessi.
La TSS sta producendo un crescente numero di studi e ricerche negli ultimi 30 anni (Talmon, 1990; Hoyt et al., 2014, 2018; Cannistrà & Piccirilli, 2018) e sta ricevendo una crescente attenzione nell’ambito della salute mentale. In Italia, l’ente principale che si occupa di fare ricerca, formazione e divulgazione in TSS è il nostro Italian Center for Single Session Therapy.
Sviluppata a partire dagli anni ‘80 da Steve de Shazer (1984, 1987, 1991, 1994) e dal suo gruppo di ricerca (de Shazer et al, 2007; Iveson et al., 2012), la TBCS è ad oggi l’approccio di terapia breve più studiato e praticato al mondo.
Il terapeuta solution-focused è in grado aiutare la persona a cambiare velocemente percezioni e comportamenti, basandosi principalmente sulle domande poste in seduta. Il modello ha difatti una forte componente dialogica-conversazionale (solution-talk). Attraverso specifiche domande, il terapeuta è in grado di condurre la persona a costruire una nuova realtà: nuovi significati che conducono a nuove percezioni e nuovi comportamenti.
In questo processo viene massimizzato il rispetto delle opinioni, delle credenze e delle preferenze della persona, in un approccio che unisce efficacia (superiore all’80%), efficienza (media di 3-5 sedute) e alto valore etico.
Si tratta di uno dei modelli di terapia breve più diffusi al mondo, e si focalizza sulla capacità del paziente di trovare spontaneamente lo scenario desiderato e i modi di agire in esso (de Shazer, 1985; de Shazer et al., 1987, 2003, 2007; Berg, 1994; Berg et al., 1992, 2001; O’Connell, 2014).
Quando c’è bisogno di un intervento più direttivo e prescrittivo, la Terapia Strategica mostra di essere altamente efficace ed efficiente. Sviluppata a partire dagli anni ‘70 nel contesto della famosa Scuola di Palo Alto, permette di interrompere rapidamente le interazioni disfunzionali ridondanti che la persona ha con se stessa, gli altri e il mondo.
Il terapeuta riesce a sbloccare anche le situazioni di forte impasse attraverso prescrizioni di comportamento paradossali (Nardone & Watzlawick, 1990), ristrutturazioni percettive, cognitive ed emotive (Watzlawick et al, 1974), e comunicazioni suggestive ed evocative che rafforzino la collaborazione e incrinino le percezioni disfunzionali (Watlzawick, 1977), .
La Terapia Strategica è stata sviluppata all’interno del Brief Therapy Center, nel Mental Research Institute (Watzlawick et al., 1974; Fisch et al., 1982; Fisch et al., 2002) e poi evoluta in Italia presso il Centro di Terapia Strategica diretto da Giorgio Nardone (Nardone & Watzlawick, 1990, 2005; Watzlawick & Nardone, 1997; Nardone, 2018).
Il terapeuta diviene in grado di utilizzare un linguaggio suggestivo, teso a evocare sensazioni e a indurre comportamenti che forniscano percezioni più funzionali, da un lato, e blocchino i comportamenti disfunzionali dall’altro. Per il medesimo scopo, diviene inoltre in grado di padroneggiare tecniche specifiche e le logiche su cui si basano (Cannistrà & Hoyt, 2020), per ripristinare velocemente un equilibrio funzionale.
Un terapeuta deve essere in grado di lavorare con tutte le configurazioni sistemiche possibili: coppia, genitori, diadi, triadi, famiglie e gruppi. Seppure sarà una sua scelta personale quella di rivolgersi a specifiche categorie di utenza, deve comunque saper riconoscere (e all’occorrenza interrompere) le disfunzionali alleanze, interazioni e relazioni che mantengono in vita i problemi presentati.
Tutti i modelli descritti permettono questo, ma l’approccio di Terapia Strategica Familiare (Haley, 1960, 1963, 1968, 1980; Madanes, 1981; Haley & Grove, 1993) arricchisce le possibilità di intervento efficace. L’idea è in certe situazioni determinati problemi possano essere risolti agendo sull’incongruenza gerarchica all’interno della famiglia e sulle conseguenti sequenze disfunzionali di atti connotati da alleanze e giochi di potere.
Il terapeuta è così in grado di comprendere come alcuni sintomi e comportamenti del paziente possano configurarsi come tentativi di gestire le interazioni con gli altri membri della famiglia/coppia.
L’approccio sistemico è quella corrente teorica psicologica che, partendo dalla teoria dei sistemi di von Bertalanfy e dalla cibernetica, considera le persone inserite all’interno di sistemi composti da elementi connessi tra loro: così, il cambiamento in un elemento del sistema porta a cambiamenti negli altri elementi e, di conseguenza, nel sistema stesso (Bateson, 1956; Watzlawick, Beavin & Jackson, 1967).
Di fatto, vediamo i nostri pazienti come inseriti all’interno di diversi sistemi: la coppia, la famiglia, ma anche la scuola, l’ambiente di lavoro, persino la cultura e la società di riferimento. La psicologia sistemica ha così segnato un definitivo superamento della concezione monadica, che vedeva nel paziente e nelle sue dinamiche intrapsichiche l’unica e fondamentale unità di lavoro.
Come specificato da Fisch et al. (1982, p. 44): “l’approccio sistemico è tale soprattutto da un punto di vista concettuale: l’importante è il modo di vedere i problemi, non il fatto di tenere sedute individuali, o con due o più membri di una famiglia.”
Benché il lavoro individuale sia spesso e volentieri preferibile e risolutivo, lo psicoterapeuta all’occorrenza deve essere in grado di saper lavorare su diversi livelli sistemici se vuole essere veramente efficace ed efficiente. Potrebbe infatti essere necessario prendere in carico altri membri della famiglia o della vita relazionale della persona che porta il problema.
Di più: a volte quest’ultima non è colei che si presenta in terapia. Pertanto il terapeuta dev’essere capace di lavorare proprio attraverso gli altri elementi del sistema: genitori, fratelli, partner, insegnanti, amici, colleghi…
Di fatto, nella nostra Scuola di Specializzazione insegniamo a gestire quattro modalità di intervento terapeutico:
Fin dagli anni ‘60-’70, i modelli esposti si sono rivelati efficaci per qualunque psicopatologia o problematica personale e relazionale, al pari di qualunque altro modello, ma con una durata media inferiore alle 10 sedute. Va inoltre sottolineato che le ricerche sono state condotte anche con follow-up (di mesi e anni), mostrando che i risultati si mantengono nel tempo.
Riferendoci solo a una minima parte degli studi pubblicati, sappiamo che i modelli esposti si sono rivelati efficaci per:
Inoltre i modelli si sono rivelati efficaci con individui e famiglie appartenenti diverse etnie culturali (Soo-Hoo, 1999; Richeport-Haley, 1998) e per il trattamento di pazienti con patologie organiche (Rakowska, 2015; Caniato & Skorjanec, 2002).
Ciò che contraddistingue l’Istituo ICNOS è un approccio pragmatico (Cannistrà, 2021). Vogliamo che la psicologa e lo psicologo diventino in grado di sapere esattamente cosa fare con le diverse “persone e patologie” con cui si troveranno a lavorare.
Come detto, se da un lato lo psicoterapeuta viene formato su aspetti tecnici e metodologie d’intervento che si sono dimostrate efficaci per particolari categorie diagnostiche, dall’altra apprende da subito a gestire la soggettività e l’unicità della persona che viene in terapia. A fronte della “stessa” patologia, le differenze individuali possono necessitare di una capacità di un adattamento dei livelli comunicativi e relazionali. Capacità che il terapeuta sistemico-strategico sviluppa già a partire dal I Anno Accademico.
Esercitazioni mirate, ascolto e visione di casi clinici, laboratori ed esperienze “sul campo”, oltre alla possibilità di far parte volontariamente del nostro One Session Center, dove vedere pazienti ed essere supervisionati, permettono di formare terapeuti che sappiano come si lavora e come essere realmente efficaci.
Crediamo inoltre che sia un grande spreco aver speso anni di Università, tirocinio e specializzazione, per poi non riuscire a lavorare da psicologo, a vedere e aiutare abbastanza clienti e ad avere una soddisfazione economica commisurata all’investimento fatto.
Se da un lato le Terapie Brevi avvicinano più facilmente le persone, perché permettono di ottenere risultati efficaci già dalle prime sedute, dall’altro l’Istituto ICNOS si impegna da sempre ad aiutare i propri allievi nella promozione professionale.
Oltre che a dedicare alcuni incontri annuali per aiutare le psicologhe e gli psicologi della nostra Scuola ad avviare la propria professione in modo efficace, abbiamo creato spazi e tempi continui in cui essi possano confrontarsi e ricevere supporto per riuscire a lavorare in modo soddisfacente.
Inoltre, tutti gli studenti che ne facciano richiesta, vengono aggiunti gratuitamente sul sito www.onesession.it, dove possono ricevere richieste da parte di potenziali pazienti. Pensato per aiutare le persone a trovare terapeuti brevi, il sito ha anche lo scopo di sostenere i nostri allievi, che volendo possono anche scrivere articoli divulgativi che li facciano conoscere al grande pubblico.
In più, come detto, chi vuole può lavorare presso il nostro “One Session Center”, vedendo pazienti e ricevendo supervisioni dai nostri docenti.
Vogliamo davvero che i nostri allievi possano ricevere una formazione a 360° e che riescano a realizzarsi come efficaci professionisti della salute mentale.
7 maggio 2025
4 giugno 2025
2 luglio 2025
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A conclusione di ciascun anno di formazione, è prevista una verifica degli apprendimenti con relativo feedback correttivo. Gli esami annuali e finali verranno sostenuti previo controllo dell’apposito libretto di formazione, predisposto dall’Istituto, per registrare le attività svolte da ogni singolo allievo, anche in riferimento alle attività finalizzate al conseguimento di competenze sulla conduzione della relazione interpersonale e specificamente psicoterapeutica.
Alla fine del quadriennio, lo specializzando dovrà sostenere un esame finale e discutere di fronte al Comitato scientifico la tesi elaborata o l’esposizione argomentata di casi clinici trattati con supervisione.
Al termine del quadriennio, a seguito della verifica delle presenze e superamento dell’esame finale, sarà conferito agli allievi il diploma finale di “Specialista in Psicoterapia Breve Sistemico Strategica”.
Attraverso questo modulo potrai lasciare la tua mail, così da restare aggiornato su tutte le ultime novità riguardanti la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Breve Sistemico-Strategica ICNOS
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