[Il caso clinico in questione NON è reale. Si tratta di un esempio che prende spunto da più situazioni modificate e rese irriconoscibili]

Luca è un avvocato di 44 anni, sposato da 10 e padre di un bambino di 8. Si presenta presso il mio studio apparendo subito molto agitato. Sta affrontando con grossa difficoltà la fine di una relazione extraconiugale. Oltre al grande malessere, c’è un altro fattore che impone un intervento quanto più breve possibile: la moglie di Luca inizia ad avere dei sospetti sul fatto che egli possa avere un’amante. È stato quindi suggerito un intervento a seduta singola, accettato ben volentieri dal paziente.

Luca ha incontrato l’amante, Elisa, 6 anni fa. Con questa donna, sua ex-cliente, ha già avuto una relazione. Anche lei è sposata e ha figli, e la loro precedente relazione si era conclusa senza conseguenze. Recentemente, la loro storia è però rinata in modo più serio, con maggior coinvolgimento emotivo. Proprio per questo, Elisa ha stabilito dei limiti, decidendo di dare una “scadenza” alla loro relazione. Avrebbero smesso di frequentarsi con la fine dell’anno.

Tuttavia, prima di questa scadenza, la stessa Elisa si tira indietro, affermando che “…tanto vale che la chiudiamo subito”. Questo getta Luca in una profonda crisi che si manifesta con umore depresso, pensieri intrusivi e compulsioni.

“Non riesco a smettere di pensarla. Mi sveglio nel cuore della notte, pensando a quanto fosse bella la nostra relazione… non riesco ad accettare di non poter più stare con lei. Mi chiedo in continuazione se ho fatto la scelta giusta a stare con mia moglie… e ora Elisa non mi parla più”.

Oltre al dolore per la fine della relazione, Luca sta facendo esperienza di pensieri intrusivi che si manifestano sottoforma di dubbio ossessivo.

“Sono pieno di domande: ho la sensazione di non aver vissuto davvero questa relazione, e mi chiedo come sarebbe stato se fossi scappato con lei. Dove ho sbagliato? Cos’avrei potuto fare di diverso perché lei non mi lasciasse? Dovrei riconquistarla? E come?”

Definizione dell’obiettivo

La richiesta di Luca è: “Non pensare a lei, non pensare a cosa posso aver sbagliato. Non avere più tutti questi pensieri, che arrivano anche la notte e non mi fanno dormire. Voglio ricominciare a dormire. Devo essere più presente, perché mia moglie si sta accorgendo che sono distratto. Vorrei stare bene con lei. Ritrovare quell’amore che ho perso. Anche sul lavoro sto performando peggio. Insomma, vorrei stare bene!”.

Arriviamo quindi a definire l’obiettivo prioritario dell’intervento: ridurre l’intensità e la frequenza dei pensieri intrusivi.

“Se riuscissi a pensarci un po’ di meno, riuscirei a concentrarmi di più su mia moglie e sul lavoro. E sicuramente dormirei anche meglio. Devo solo fare un po’ di spazio nella mia testa”.

Identificazione delle eccezioni e delle risorse

T: “Ci sono dei momenti in cui questi pensieri sono meno presenti?”

L: “Quando sono molto molto concentrato sul lavoro. Cioè, quando sono con un cliente. In quel momento non posso pensarci, altrimenti sembrerei un idiota.”

T: “Certo. I clienti non ne sarebbero molto felici.”

L: “No, in effetti!”

T: “E poi? In quali altre situazioni riesci a pensarci un po’ di meno?”

L: “Non saprei, mi sembra di pensarci in continuazione. Ci sono dei momenti in cui continuo a pensarci ma il pensiero non mi fa così male. A volte sono così stanco di pensarci che penso “Sai che c’è? Anche se ho fatto la scelta sbagliata a stare con mia moglie, che ci posso fare? Ormai ho un figlio, devo accettare le mie responsabilità.” …e in ogni caso, Elisa è stata molto chiara. Non vuole più sentirmi, ha dato priorità alla sua famiglia”

T: “Quindi, quando sei con un cliente riesci a non pensarci. E quando sei stanco di pensarci, è un po’ come se dicessi “ho preso un impegno, lo rispetto. Queste domande sono inutili. Elisa comunque non mi darà altre possibilità” ”.

L: “Sì, esatto”

T: “E come ti senti quando riesci a pensare che queste domande sono inutili?”

L: “Meglio… però dura pochissimo”.

Analisi delle tentate soluzioni disfunzionali

Per gestire l’ansia e la sofferenza date dal distacco da Elisa, Luca mette in pratica delle tentate soluzioni disfunzionali tipiche di questi casi.

L: “Provo a distrarmi dalle domande e dal pensiero fisso di Elisa. Per un po’ sto meglio, poi sento l’esigenza di immaginare strategie per ritornare con lei. Penso a cosa potrei dirle per convincerla a tornare con me, cerco su internet le strategie di riconquista. Vorrei scriverle, trovare quella parola, quella chiave, che potrebbe farla tornare da me. Poi penso che sia assurdo, perché tanto lei non vuole stare con me.”

T: “E cosa fai quando pensi che sia assurdo?”

L: “A quel punto mi sale l’ansia, inizio a pensare che forse ho sbagliato a sposare mia moglie, che forse Elisa era la persona giusta e io mi sto rovinando la vita. Allora mi metto a cercare su internet “come capire se hai sposato la persona giusta”, “test di compatibilità per coppie”, e a controllare continuamente se lei è online su Whatsapp.”

T: “Capisco, è una cosa molto comune. È comprensibile.”

L: “Sì?”

T: “Sì, è più comune di quanto credi”

L: “Ah, quindi non sono così pazzo”

T: “No, direi di no! Dimmi, ti ritrovi a parlare di questo malessere anche con altre persone?”

L: “Solo con mio fratello, che ha vissuto una storia con un’amante. Mi dà dei consigli, mi conforta”.

T: “E questo ti fa sentire meglio o peggio?”

L: “Mhm… quando ne parlo sto meglio”

T: “E dopo?”

L: “È che si creano delle situazioni strane, per esempio ieri abbiamo litigato perché lui è molto legato a mio figlio, e dice che gli rovinerò la vita se continuo così. Allora penso che devo restare a casa, sacrificarmi per lui. Però questo mi fa sentire peggio, perché penso… dovrei stare a casa perché ci voglio stare, non per mio figlio! Ho già mille voci che mi dicono cose diverse nella testa, poi ci si mette anche lui…”

T: “Insomma, è un’ulteriore voce che si aggiunge alle altre. Che aggiunge confusione.”

L: “Sì, proprio così.”

Prescrizione dei compiti

T: “Ho dei compiti da darti che ti aiuteranno a stare meglio, ma ho bisogno ancora di qualche altra informazione. Mi sembra che tu stia facendo un ottimo lavoro nell’analizzare la situazione”

L: “Sì, certo, per forza… non penso ad altro”

T: “Il fatto che non pensi ad altro però ci aiuta. Perché ci dà delle informazioni importanti. Ad esempio, mi dici che stai provando a mettere in pratica delle strategie per scacciare questi pensieri. Non è una cosa da tutti, molti si danno per vinti”
L: “Sì, immagino sia meglio così che non fare niente”

T: “Infatti. E questo ci è utile adesso, perché sappiamo in quale direzione andare. Mi aiuta a strutturare dei compiti da assegnarti, se ti va. Ad esempio, mi hai detto che provare a distrarti funziona per un po’, finché non senti l’esigenza di immaginare strategie di riconquista. Inizi a fare queste ricerche su internet perché ti sale l’ansia e vuoi capire se tua moglie è la persona giusta, continui a controllare se lei è online e così via… queste cose qui, ti aiutano?”

L: “Mentre leggo questi articoli che trovo su internet, sento un po’ dell’ansia che si allenta. Poi però mi sento un cretino, perché leggo questi articoli fatti per gli adolescenti che dicono, per esempio, che sei innamorato di una persona quando senti una morsa allo stomaco, la pensi spesso. Però sono cose normali, cioè… normali quando stai con una persona da poco. Mica con mia moglie. E tutto questo si aggiunge alla confusione…”

T: “Certo, è chiaro.”

A questo punto, viene fatta una sintesi della seduta.

T: “Ho dimenticato qualcosa?”

L: “No, no. Direi di no”

T: “Ok, fantastico. A questo punto, ti inviterei a mettere in pratica delle strategie che sono un po’ diverse da quelle che hai provato finora, che tu stesso mi hai detto non aver funzionato. Facciamo qualcosa di diverso. Ha senso per te provare qualcosa di diverso?”

L: “Sì, certo. Così sicuramente non posso andare avanti”

T: “Ok, bene. Allora innanzitutto – e questo è davvero importante – vorrei che smettessi di fare ricerche e test su internet e di parlare con tuo fratello di questa situazione, perché sono cose che aggiungono solo confusione. Finisci solo per leggere articoli per adolescenti, e ormai sei un po’ grande! Puoi farlo o hai bisogno di strategie per bloccare questo bisogno?”

L: “Penso di riuscirci da solo. Mi rendo conto che devo smettere, lo faccio”
T: “Ok, fantastico. Mi hai detto che, soprattutto di notte, arrivano dei pensieri. Delle domande relative al fatto che forse dovresti stare con Elisa, piuttosto che con tua moglie. E mi hai anche detto che ti rendi conto che sono domande inutili, perché hai un figlio, devi accettare le tue responsabilità. E comunque Elisa non vuole tornare con te.”

L: “Sì, è proprio così. Ma mi blocco perché si aprono mille scenari, immagino mille esiti diversi della mia vita”

T: “Chiaro. Se cerchi una risposta certa, univoca, a domande del tipo “mia moglie è la persona giusta o dovrei stare con l’amante?” allora per forza ti blocchi. Pensare di poter avere una risposta, in un certo senso, è un po’ come pensare di poter viaggiare nel futuro, all’ultimo giorno della tua vita, in due universi paralleli, e chiederti: “Sei stato felice di questa scelta?” ”

L: “In un certo senso è così”

T: “E sai qual è la cosa interessante? Che probabilmente, risponderesti di sì in entrambi i casi. Sia che avrai scelto tua moglie o l’amante”

L: “Mh… sì, è un’idea interessante. Può darsi che sarebbe proprio così”
T: “Sì. Perché secondo te potrebbe essere proprio così?”

L: “Eh, è un po’ come dire… comunque ho avuto diverse donne magari con cui avrei potenzialmente potuto sposarmi, delle ex… forse avrei potuto essere felice anche con loro, come no. La differenza è che ho scelto mia moglie e ho fatto un figlio con lei”

T: “Un po’ come dire che sono la decisione e l’impegno a rendere bella e ricca una relazione?”

L: “Sì… mi piace quest’idea”

T: “Ecco, allora vorrei che ogni volta che arrivano queste domande, invece di cercare una risposta, ti ricordi di questa cosa. Che come dici tu, sono domande inutili. E che più cerchi di rispondere, più arrivano potenti. Puoi proprio ripeterlo in mente come un mantra, ogni volta che arriva una domanda: “Questa domanda non ha una risposta, e più cerco una risposta, più alimento la domanda”. Puoi farlo?”

L: “Sì… ok, ci provo”

T: “Perfetto, ora… ti spiace se ti chiedo di fare ancora altre due cose? Lo so, ti sto chiedendo tanto, ma vorrei darti tutti gli strumenti per andare avanti da solo”
L: “No, no, anzi. Dimmi che devo fare, e lo faccio. Devo risolvere”

T: “Ok, bene. Vorrei chiederti anche di smettere di controllare se Elisa sia online su whatsapp. E di cercare, con tua moglie, di comportarti se tutto andasse bene. Come se questi pensieri fossero già spariti”

L: “Per whatsapp va bene. Ci ho già pensato che dovrei smetterla. A casa intendi… tipo recitare?”

T: “Esatto, tipo recitare. Che però non è un recitare, ma un migliorare l’ambiente familiare. Ora, per colpa di questo malessere che provi, anche tua moglie sta iniziando a sospettare che hai un’altra donna, e la tua vita a casa è diventata più difficile. Quindi, hai imparato a collegare all’amante una boccata d’ossigeno, e alla tua famiglia, un gas velenoso. Se fai in modo di invertire questo processo, potrai trovare di nuovo l’ossigeno in casa. Potrai di nuovo sentirti bene, senza questi pensieri. Si tratta di comportarti oggi, come se il risultato che vuoi ottenere, sia già stato raggiunto. Puoi farlo?”

L: “Va bene, sì. Posso farlo”

T: “Fantastico! Ti do anche una strategia per questo tuo comportamento, questo tuo bisogno di controllare in continuazione whatsapp. Vorrei che ogni volta che controlli se è online, tu ripeta quest’azione 5 volte. Cioè, se riesci a non controllare, bene. Ma se proprio non riesci, va bene comunque: l’importante è che tu ripeta l’azione altre 4 volte. Per cui, se controlli il suo stato whatsapp, fai così: esci dall’app, blocchi lo schermo. Poi sblocchi lo schermo, riapri l’app, controlli se è online, riesci dall’app. Ripeti tutto questo per un totale di 5 volte. Puoi farlo?

L: “Va bene, ok. L’ho scritto”

Follow-up

In una telefonata di follow-up dopo tre settimane, Luca mi riferisce dei forti miglioramenti.

“Mi sto dedicando alla mia famiglia”, dice. “Riesco a dormire, i pensieri ci sono ogni tanto, ma riesco ad accettarli. Mi rendo conto che c’è un problema e che devo affrontarlo. Vedo mia moglie molto più serena, e questo mi fa capire che stavo facendo una sciocchezza. Mi sembra che posso davvero stare bene a casa.”

Luca si sente più sereno e in controllo della sua vita. Mi riferisce di momenti di vita familiare che ha riscoperto (“Domenica abbiamo fatto i tortellini tutti insieme, anche mio figlio. Ci siamo divertiti. È stato bello, penso che mi sarei perso questi momenti.”)

A Luca è stato chiesto se sentisse l’esigenza di un altro incontro, ma ha preferito esplorare per ancora qualche tempo questo suo nuovo equilibrio. Infine, è stato ribadito il concetto della porta aperta: qualora ne avesse bisogno, potrà ricontattare lo psicologo per un’ulteriore consulenza.

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Bibliografia

Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a Seduta Singola: Principi e pratiche. Giunti Editore.