Da Erickson e Bateson ai giorni nostri

Riassumere brevemente la storia dell’Approccio Strategico è un’impresa piuttosto ardua, soprattutto perché alcuni principi cardine del modello possono essere fatti risalire ad autori che hanno percorso l’intera storia dell’umanità, a partire dai pensatori dell’antica Grecia.

Sofisti, filosofi, matematici, antropologi e altro ancora, si sono interrogati a lungo per comprendere la “sottile arte” dell’ingiunzione comunicativa o di come questa, insieme alle percezioni, determini la realtà che ci circonda.

Questi brevi accenni contengo già alcune parole chiave che svilupperemo successivamente, tralasciando (volutamente) quella che possiamo definire tradizione, per concentrarci sulle prime applicazioni Strategiche alla Psicoterapia.

Anche se ancora non parliamo di una vera e propria sintesi operativa e teorica dell’approccio, non possiamo che iniziare il racconto a partire dal lavoro di Milton Erickson, la cui successiva sistematizzazione costituirà la base operativa della Psicoterapia Strategica. Erickson intuisce  prima di qualunque altro che ogni individuo è portatore di caratteristiche e risorse uniche e la terapia, per risultare efficace, dovrà adattarsi al paziente e non il contrario, come avveniva (e avviene) negli altri approcci.

Da qui il principio di utilizzazione, ovvero l’accettazione dei contenuti, del linguaggio e delle risorse portate dal paziente come elemento fondamentale per la risoluzione dei problemi, senza imposizioni “morali”, giudizi o censure.

Altri elementi molto importanti del contributo ericksoniano sono gli studi sull’ipnosi e il potere suggestivo del terapeuta che, come affermerà successivamente Haley, «si assume la responsabilità di influenzare attivamente e in modo diretto il comportamento del paziente» (1973, p. 3). L’aggancio alla comunicazione di cui sopra appare già chiaro e costituirà un filo diretto che ci accompagnerà per tutta la lettura.

Un’altro pezzo molto importante del puzzle è costituito dai contributi nel campo della comunicazione, dell’epistemologia e dei sistemi attribuiti a Gregory Bateson. Quest’ultimo, oltre ad essere considerato il padre della psicoterapia sistemica e sistemica-familiare, fornì la cornice di riferimento entro la quale si muove l’Approccio Strategico.

Bateson introdusse il modello epistemologico costruttivista nell’ambito della psicoterapia, per cui ogni realtà percepita non è altro che un punto di vista soggettivo, auto-costruito grazie alle teorie, ai costrutti e ai modi di comunicare che contraddistinguono ogni persona. Per dare un riferimento storico utile a comprendere meglio tale passaggio, dobbiamo inquadrare il tutto nella prima metà del ‘900, epoca in cui si mise in discussione la tradizione positivista (di stampo prettamente logico-matematico), a favore di una logica di tipo probabilistico. Lo stesso Einstein asserì: «La teoria determina ciò che possiamo osservare».

Questo portò ad una vera e propria rivoluzione nel modo di affrontare le varie patologie psichiche, poiché si ribaltò il concetto di causalità lineare, per cui da un evento A si passa ad un evento B poi a C e così via, a favore di un logica di causalità circolare. Nel primo caso appare evidente che l’impostazione metodologia della terapia non possa prescindere da un’attenta indagine del passato del paziente, i cui eventi hanno condizionato la sua vita presente. Nel secondo caso l’elemento centrale è la comunicazione, l’interazione, la relazione. L’essere umano non è più un individuo a sé stante, ma un elemento inserito in più sistemi, basati e fondati su azioni e retroazioni, da qui il concetto di circolarità.

Cerchiamo di riassumere quanto detto.

L’Approccio Strategico nasce sostanzialmente dall’incontro di 2 elementi fondamentali:

1) la rivoluzionaria metodologia applicata alla psicoterapia di Milton Erickson;

2) le basi teoriche ed epistemologiche poste da Bateson.

Ora analizzeremo alcuni tra gli autori più importanti, che permisero di comporre il puzzle, dandogli una forma e una sostanza.

I primi modelli di Terapia Strategica si fanno risalire, tra gli anni ’60 e ’70, al lavoro svolto dal gruppo del Mental Research Institute (Palo Alto, California) capeggiato da Don D. Jackson e composto (tra gli altri) da Weakland, Watzlawick, Fisch, Virginia Satir, orientato alle terapie brevi (Brief Therapy Model) e alle formulazioni di J. Haley (Washington), maggiormente di stampo sistemico (Family Strategic Model).

Precisamente nel 1974 viene pubblicato il manifesto teorico dell’Approccio Strategico, intitolato Change. Sulla formazione e la soluzione dei problemi (Watzlawick, Weakland &Fisch, 1974), in cui si esplicitano i principi fondamentali (epistemologici e teorici) da cui derivano le metodologie che gli psicoterapeuti strategici utilizzano per trattare i loro pazienti.

In continuità con quanto sviluppato da Erikson e Bateson, Watzlawick presentò nel 1967 quella che viene considerata tutt’oggi una pietra miliare della comunicazione terapeutica: Pragmatica della comunicazione umana (Watzlawick, Beavin & Jackson, 1967).

Tornando al 1973, Haley pubblicò Terapie non comuni (Haley, 1973), esponendo magistralmente il suo pensiero sul ruolo attivo del terapeuta nel direzionare l’andamento della terapia, così come la possibilità di utilizzare differenti strategie nelle varie situazioni che gli si presentano.

Possiamo finalmente comprendere l’importanza della comunicazione sia come elemento fondante le relazioni umane e di conseguenza la realtà percepita (costruttivismo), sia come elemento tecnico, da utilizzare e padroneggiare accuratamente nella terapia, “anche” sfruttando il suo potere ingiuntivo.

Nei decenni successivi la Terapia Strategica ha continuato ad evolversi grazie al contributo di altri autori, che hanno saputo coniugare la prassi terapeutica con la ricerca, ponendo entrambe sullo stesso livello. Parliamo del lavoro di Nardone (e Watzlawick) nello sviluppo del modello di Terapia Breve Strategica e nel Problem Solving Strategico, di Steve De Shazer (Solution Focused Model), di Ernest Rossi e le applicazioni nell’ambito della Psicobiologia, della psicoterapia Strategica-Integrata, che si pone l’obiettivo di integrare metodologie e prassi provenienti altri approcci (sitemico, cognitivista, narrativo etc.).

Dott. Pier Paolo D’Alia

Psicologo

Specializzando in Psicoterapia Strategica Integrata

 

 

Riferimenti bibliografici

Haley, J. (1973). Terapie non comuni. Roma: Astrolabio, 1976.

Watzlawick, P., Beavin, J.H., Jackson, D.D. (1967). Pragmatica della comunicazione umana. Roma: Astrolabio, 1971.

Watzlawick, P., Weakland, J.H., Fish, R. (1974). Change. Sulla formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio.