Il Vaginismo è un disturbo sessuale femminile piuttosto comune, talvolta trascurato e trascinato nel tempo a causa del senso di vergogna che accompagna la donna.

La richiesta di aiuto avviene quando la coppia è vicina ad una rottura o c’è il desiderio di una gravidanza. Nella donna senza partner invece avviene quando la difficoltà impedisce l’instaurarsi di una relazione o ci si percepisce con una mancanza rispetto alla normalità.

La Terapia Breve si configura come uno strumento utilissimo per la risoluzione del Vaginismo, così come di molte altre difficoltà, e la prognosi, fatte le dovute eccezione, è di solito favorevole.

Parliamo di Vaginismo

Nella definizione del DSM-5 del 2014 il Vaginismo si inserisce, insieme alla Dispareunia, all’interno del Disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione.

Esso si configura come una contrazione involontaria dei muscoli vaginali e perivaginali, tanto da rendere impossibile la penetrazione. Questa contrazione, che avviene ancor prima che la penetrazione abbia inizio, impedisce l’inserimento del pene, di tamponi, dita, speculum o qualsiasi altro oggetto.

La difficoltà si presenta nonostante il desiderio e la volontà di avere un rapporto sessuale. La paura anticipatoria del dolore, però, blocca qualsiasi possibilità.

Per una precisa valutazione del disturbo va accertato il grado di intensità del vaginismo presente. Alcune donne tollerano, ad esempio, l’introduzione di un tampone o un dito, ma non la visita ginecologica e l’introduzione del pene.

È opportuno inoltre fare una distinzione fra Vaginismo primario e Vaginismo secondario. Se nel primo caso il disturbo è da sempre presente e la donna non ha mai sperimentato il rapporto sessuale, nel secondo la difficoltà si presenta in un successivo momento, dopo un periodo di tempo in assenza di problematicità.

Ovviamente la distinzione fra l’uno e l’altro ci permette di dare una cornice al problema e di agire, come terapeuti, nel modo più opportuno con la paziente.

Quali cause alla base del Vaginismo?

La contrazione involontaria che si presenta anche al solo pensiero della penetrazione può essere legata a diversi fattori. Vanno quindi indagati gli aspetti psicologici, come quelli fisici.

Anche se di difficile attuazione all’inizio del percorso è bene che si programmi una visita ginecologica, al fine di escludere una componente organica nel mantenimento del disturbo.

La donna va accompagnata, fin dai primi colloqui, all’idea della visita che si realizzerà nel momento in cui si sentirà pronta.

Anche un’attenta valutazione delle patologie altre che la donna porta con sé è fondamentale perché si indirizzi il trattamento.

Dal punto di vista psicologico vissuti di forte ansia, difficoltà al lasciarsi andare ad un’altra persona, una scarsa o rigida educazione sessuale, tabù, paura di gravidanze indesiderate, esperienze sessuali precoci e traumatizzanti, possono essere associati al Vaginismo.

Nel tempo la paura si radicalizza diventando vera fobia.

Il trattamento

La terapia di elezione per il trattamento del vaginismo prevede una serie di esperienze che la donna, in coppia o non, dovrà effettuare al di fuori della seduta.

Il primo passo sarà porre l’attenzione sulla conoscenza di base dell’anatomia femminile e maschile. Una scarsa conoscenza anatomo-fisiologica degli apparati sessuali contribuisce, infatti, ad alimentare la credenza che la penetrazione sia dolorosa e impossibile.

Il terapeuta aiuterà la coppia o la singola donna alla scoperta della fisiologia del rapporto sessuale ristrutturando, se necessario, la credenza che la vagina non riesca a “contenere”.

L’esplorazione dei genitali sarà il passo successivo. Attraverso l’uso dello specchio la donna dovrà dedicare del tempo, ogni giorno, all’osservazione del proprio apparato sessuale esterno e prendere confidenza con il senso della vista e poi del tatto, annotando le sensazioni che tali esperienze producono.

Parallelamente si chiederà alla donna di mettere in atto un intervento paradossale: agire il sintomo che vuole estinguere. In questo caso la contrazione involontaria.

Si concorderà con la donna un momento durante la giornata in cui dovrà contrarre volontariamente i muscoli vaginali. Stesa sul letto, con l’ausilio di un oggetto voluminoso che metterà fra le ginocchia e le cosce, dovrà allenarsi per il tempo concordato a contrarre e rilassare.

Gradualmente si allenerà nel contrarre il più possibile e nel rilassare il più possibile.

In questa fase, quando la donna è in coppia, si coinvolgerà il partner. I due avranno approcci sessuali, ma nel momento della penetrazione si fermeranno e, uno abbracciato all’altro, continueranno l’esercizio del contrarre e rilassare. Si vieterà qualsiasi tentativo di penetrazione.

Acquisita maggiore consapevolezza e controllo volontario dei muscoli pelvici, sarà possibile l’introduzione di un dito o un tampone, che aiutano la donna a percepire la sua capacità di contenere senza paura.

Il rapporto sessuale sarà l’obiettivo termine della terapia.

La coppia con Vaginismo

Non è raro che il Vaginismo si insinui in una coppia dalle caratteristiche peculiari. Anche il partner gioca il suo ruolo nel mantenimento della difficoltà.

Alcuni studi mettono in luce il fatto che il partner a cui si accompagna per anni la donna con vaginismo, risulti essere poco incline ed interessato alla sessualità. È anch’esso spesso portatore di un sintomo sessuale, che concorre al mantenimento del cosiddetto “matrimonio bianco”, in cui il rapporto sessuale non è mai stato consumato.

In quest’ottica, nella fase di trattamento, l’attenzione sulla coppia sarà ancor più focalizzata e la presa in carico vedrà in gioco entrambi i partner.

 

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Riferimenti bibliografici

Nardone G., e Rampin M. (2015). Quando il sesso diventa un problema. Terapia strategica dei problemi sessuali. Milano: Ponte alle Grazie.