Paura di oggetti o paura di eventi?

La paura è una delle emozioni primarie utile a proteggere l’uomo dal pericolo.

Quando si ha paura, infatti, il nostro corpo è direttamente coinvolto a livello fisiologico e a livello emotivo e ci comunica questo stato attraverso l’arousal: tremore, bocca secca, aumento della respirazione e della frequenza cardiaca.

Chi ha paura intercetta questo stato o emozione se individua nella propria paura un problema o un malessere, può decidere di andare dallo psicologo per affrontare tale blocco.

Le paure possono essere relative ad oggetti del mondo reale come ad esempio la paura degli animali : cani (cinofobia), ragni (aracnofobia), insetti (entomofobia), ma esistono anche paure legate ad eventi catastrofici come ad esempio la paura di un terremoto, di un’alluvione o di un maremoto. Si può anche avere paura di un personaggio inventato, vedasi alcuni bambini che hanno paura del lupo o del mostro o dei fantasmi.

La principale distinzione, in riferimento alla paura, è comprendere se si tratta di paura per un evento che la persona ha già vissuto, o per un evento che non ha mai vissuto e che potrebbe avvenire.

Negli studenti è solita la paura per le verifiche, le interrogazioni o per gli esami (eventi del mondo reale).

Che probabilità c’è che uno studente che frequenta la scuola in un giorno di settimana, venga interrogato da un docente?

Molto alta. Al contrario, invece, la probabilità di essere uccisi da un mostro marino è nettamente inferiore, prossima allo zero. Ma la paura attiva, nonostante ciò, i suoi meccanismi nel nostro ipotetico paziente che ci racconta di questo suo “temere” qualcosa, che non è però presente in questo mondo, ma che potrebbe benissimo esserlo (a suo dire o sentire).

Paura positiva e paura negativa: funzionale vs. disfunzionale (fobia)

La paura è un’ emozione che implica una repulsione di situazioni, oggetti, attività, animali.

Non è necessariamente “negativa”, essa può essere anche positiva. Ciò accade quando questa è ai fini del “salvarsi”. Se non si attivasse l’allarme “fuggi” in prossimità di un pericolo reale (ad esempio un terremoto in corso), sicuramente andremmo incontro al pericolo stesso.

Se la paura diviene disfunzionale e pertanto è negativa nella sua manifestazione, allora essa interrompe il normale iter della vita quotidiana, e diviene fobia.

La fobia interferisce con la normale prosecuzione della vita della persona, essa è una manifestazione patologica della paura, una paura disfunzionale, cioè un disturbo.

Essa a sua volta può essere identificata come monofobia ossia una fobia ben circoscritta e delimitata di qualcosa, paura che interferisce con la vita quotidiana del soggetto che la prova.

Fobia e ristrutturazione: il Trattamento

Come ristrutturare la paura?

Sicuramente nella terapia strategica vi sono diverse tecniche volte alla ristrutturazione del disturbo fobico.

Ma a grandi linee si può dire che essendo la paura una delle primarie emozioni che si fonda sul meccanismo attacco/fuga, la prima attivazione del soggetto fobico davanti alla paura sarebbe proprio la fuga, ossia l’evitamento del pericolo.

Se un soggetto ha paura della guida ad esempio, la prima azione che compirà sarà sicuramente non guidare, se invece ha paura del volo la prima sua scelta sarà quella di non volare.
Il terapeuta strategico per destrutturare queste “abitudini” o tentate soluzioni applicate dal paziente e reiterate nel tempo, tale che vanno ad aumentare la paura stessa, ha nella sua cassetta degli attrezzi oltre al metodo strategico una serie di prescrizioni valide per modificare il comportamento del paziente verso la paura che lo ha portato in terapia.

Nella terapia breve strategica per ristrutturare la paura si fa andare nel campo il soggetto fobico mettendolo davanti alla paura stessa. E’ stato dimostrato infatti dalla Scuola di Palo Alto negli anni Settanta, che la paura segue dei meccanismi paradossali per i quali messi davanti alla nostra paura, noi piano piano impariamo a disimparare la paura, ovvero iniziamo a non avere più la stessa paura. “E’ singolare, però che chiunque accompagni un bambino nella sua crescita genitori, insegnanti, educatori _ si concentri su come favorire l’apprendimento mentre nessuno insegna a disapprendere”(Fiorenza, A., 2008, pag.158).

I meccanismi paradossali su cui si fonda la paura, infatti, prevedono una definita prescrizione del sintomo fondati su una reductio ad absurdum del problema che permette di far spostare l’attenzione della persona verso altri elementi o oggetti, spostamento che gli consente di ristrutturare il proprio o i propri modi di osservare.

Al contrario invece, l’evitamento ci allontana dall’affrontare la nostra paura e pertanto reitera il meccanismo, tale da farci scavare una fossa con le nostre stesse mani. “La tecnica paradossale del richiamare volontariamente le paure permette alla persona di avvicinarsi con la fantasia a ciò che la spaventa”(Fiorenza, A., 2008, pag..157).

Come dice il Prof. Giorgio Nardone “quando tocchi il fantasma, questo sparisce!” (Nardone, G., 2011).

 

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Bibliografia

FIORENZA A., 2008, Quando l’amore non basta, ed Rizzoli, Milano.
NARDONE G., 2011, Paura, Panico, Fobie, La terapia in tempi brevi, Ponte alle Grazie srl, Milano.
NARDONE G., (1991), Suggestione – Ristrutturazione = Cambiamento , Giuffrè, Milano.
UGORIO V., (1991), La costruzione relazionale dell’organizzazione fobica, in Malagoli-Togliatti, Telfener.
THOM R., (1982), Catastrophe Theory, Parabole e catastrofi, Il Saggiatore, Milano.