Nei contesti clinici, i disturbi alimentari rappresentano una sfida complessa e multifattoriale, richiedendo una comprensione approfondita delle dinamiche psicologiche e comportamentali che li sottendono.

I quattro disturbi più frequenti e conosciuti in psicologia sono:

  1. L’Anoressia caratterizzata da un calo significativo del proprio peso corporeo, paura di ingrassare, ricorso a metodi compensativi come un’attività fisica intensa, lassativi e vomito.
  2. La Bulimia caratterizzata da peso abbastanza stabile perché la persona alterna abbuffate (episodi in cui mangia più del necessario e in determinate circostanze) al vomito, per compensare quanto ingerito o periodi di digiuno.
  3. La bulimia e l’anoressia possono trasformarsi e strutturarsi in un disturbo differente, ovvero il Vomiting, dove la persona mangia per provare il piacere di vomitare e non usa più il vomito con l’unico scopo compensativo del cibo ingerito. Lo scopo adesso è vomitare e il cibo è diventato il mezzo per riuscirci.
  4. Infine il Binge Eating è caratterizzato anch’esso da ripetute abbuffate ma a differenza della Bulimia, non è presente l’uso di metodi compensativi come il vomito; spesso infatti sono persone sovrappeso.

Possiamo così riassumere i comportamenti più frequenti rintracciabili in questi quattro quadri clinici.

  • Digiunare
  • Vomitare
  • Fare attività fisica esagerata
  • Usare condotte compensative come i lassativi
  • Restringere l’alimentazione

La Terapia Breve e i Disturbi Alimentari

La Terapia Breve si distingue per il suo focus sulla soluzione, la collaborazione attiva e l’orientamento al cambiamento rapido. Quando si tratta di disturbi alimentari come anoressia, bulimia o disturbo da alimentazione incontrollata (BED), la Terapia Breve interviene in diversi modi per promuovere il recupero e il benessere del paziente.

I passaggi chiave sono:

Focalizzazione sui comportamenti alimentari disfunzionali: la Terapia Breve si concentra sui comportamenti alimentari disfunzionali anziché sull’analisi approfondita delle cause sottostanti. Questo approccio pragmatico consente di identificare rapidamente i pattern dannosi e lavorare per modificarli.

Obiettivi chiari e misurabili: Durante le prime fasi della terapia, vengono stabiliti obiettivi terapeutici chiari e misurabili in collaborazione con il paziente. Questi obiettivi forniscono una guida tangibile per il trattamento e consentono di monitorare i progressi nel tempo.

Esplorazione delle risorse del paziente: La Terapia Breve si concentra sulle risorse e le capacità del paziente anziché sui suoi deficit. Il terapeuta aiuta il paziente a identificare e utilizzare le proprie risorse interne per affrontare i sintomi e promuovere il cambiamento.

Interventi diretti e pratici: gli interventi terapeutici nella Terapia Breve sono diretti e pratici, focalizzati sull’adozione di nuovi comportamenti e abitudini alimentari salutari. Le prescrizioni sono calzate in base al comportamento che si vuole bloccare e in modalità diretta, indiretta o paradossale.

Le tentate soluzioni disfunzionali

Nella Terapia Breve un altro passo importante è riconoscere le tentate soluzioni adottate dai pazienti affetti da disturbi alimentari, che, paradossalmente, mantengono e aggravano il problema nel corso del tempo e che quindi vanno bloccate.

Effetto Trasgressione: Il Divieto che Alimenta il Desiderio

Spesso, i pazienti affetti da disturbi alimentari si impongono divieti rigidi nei confronti dei cibi considerati calorici o “proibiti”. Tuttavia, questa restrizione assoluta può alimentare un desiderio irrefrenabile per quei cibi vietati, creando un circolo vizioso di desiderio e trasgressione.

Effetto Condanna: Il Circolo Vizioso dell’Successo-Insuccesso

Le diete possono sembrare efficaci a breve termine, ma nel lungo periodo spesso falliscono, portando a un senso di insuccesso e inadeguatezza. Il continuo ciclo di successo e insuccesso legato alle diete può alimentare sentimenti di colpa e frustrazione, peggiorando ulteriormente il problema.

Effetto Evitamento: Rinunciare al Piacere per Evitare le Sensazioni Spiacevoli

Alcuni pazienti, oltre a privarsi dei cibi considerati “proibiti”, evitano anche le sensazioni piacevoli connesse al cibo. Tuttavia, questa privazione eccessiva può rendere il cibo ancora più allettante e può portare a una relazione distorta con il cibo e con il proprio corpo.

Effetto Ribellione: La Rassegnazione al Fallimento

Quando le aspettative di perdita di peso o di controllo sull’alimentazione non vengono raggiunte, alcuni pazienti possono sentirsi frustrati e arrendersi, abbandonandosi a comportamenti alimentari disfunzionali e avvertendo un senso di fallimento personale.

Effetto Lotta Continua: Il Circolo Vizioso dell’Eccesso

L’eccessivo impegno nell’attività fisica può essere utilizzato come mezzo per compensare gli eccessi alimentari o per cercare di controllare il peso corporeo. Tuttavia, questo ciclo di eccesso può alimentare una maggiore sensazione di fame e una spirale discendente di eccessi alimentari e attività fisica estenuante.

Effetto Idraulico: Il Vomito come Soluzione Compulsiva

Il ricorso al vomito come metodo per controllare il peso corporeo può diventare una soluzione compulsiva che crea dipendenza. Questo comportamento non solo danneggia la salute fisica, ma può anche intensificare i sentimenti di colpa e vergogna associati all’alimentazione.

Effetto Delega: La Ricerca di Soluzioni Rapide e Illusorie

Alcuni pazienti cercano soluzioni rapide e “miracolose”, come pillole dimagranti o interventi chirurgici, nella speranza di evitare il lavoro duro e il cambiamento graduale richiesto per affrontare i disturbi alimentari. Tuttavia, queste scorciatoie non affrontano le cause sottostanti dei disturbi alimentari e possono portare a un senso di disillusione e sfiducia nelle proprie capacità.

Il collegamento tra Ansia e Cibo

Un aspetto cruciale da considerare nei disturbi alimentari è il collegamento tra ansia e cibo. Molte persone affette da disturbi alimentari sperimentano ansia eccessiva e preoccupazioni riguardo al cibo, al peso e all’immagine corporea. L’ansia può influenzare i comportamenti alimentari in vari modi

Compensazione Emotiva: alcune persone possono utilizzare il cibo come meccanismo di compensazione per gestire l’ansia e le emozioni negative. Ad esempio, possono ricorrere al cibo per alleviare lo stress o l’ansia.

Controllo e Restrizione: l’ansia può portare a un eccessivo desiderio di controllo sulla dieta e sul peso corporeo. Le persone affette da disturbi alimentari possono sperimentare una pressante necessità di restrizione alimentare o di controllo rigido sulla quantità e il tipo di cibo consumato.

Ciclo Ansia- Cibo: l’ansia legata all’alimentazione può innescare un ciclo negativo in cui l’ansia porta a comportamenti alimentari disfunzionali, che a loro volta alimentano ulteriori sentimenti di ansia e colpa.

 

Conclusioni

In conclusione, la Terapia Breve si presenta come un approccio terapeutico efficace per i disturbi alimentari, offrendo soluzioni pratiche e orientate alla soluzione in un periodo di tempo relativamente breve. Inoltre, è essenziale considerare il collegamento tra ansia e cibo quando si affrontano i disturbi alimentari, poiché l’ansia può influenzare significativamente i comportamenti alimentari e il recupero del paziente.

 

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Bibliografia

Nardone, G (2007) La Dieta Paradossale: sciogliere i blocchi psicologici che impediscono di dimagrire e mantenersi in forma, Ponte delle Grazie

Nardone, G. (2013). Al di là dell’amore e dell’odio per il cibo. Bur.

Nardone, G., & Valteroni, E. (2017). L’anoressia giovanile: Una terapia efficace ed efficiente per i disturbi alimentari. Ponte alle Grazie.