(Il caso clinico descritto in questo articolo NON è reale. Si tratta di una narrazione esemplificativa di una prima seduta di un intervento terapeutico breve strategico che prende spunto da più situazioni modificate e rese opportunamente irriconoscibili).

 

Michelle (nome di fantasia) è una ragazza di 25 anni che studia biotecnologie e vive con la madre, il padre e suo fratello minore. Ha un fidanzato da 6 anni con cui ha condiviso diverse esperienze di viaggi all’estero ed entrambi hanno la passione per la pallavolo. Tuttavia, da quando Michelle ha iniziato l’università, ha allentato un po’ su questa attività, in favore dello studio. Mirco, il fidanzato, non frequenta l’università ma ha iniziato a lavorare prima come fonico e poi come tecnico del suono dopo aver fatto un corso di formazione per questo.

Primo contatto

Mi contatta sua madre per chiedere un appuntamento per sua figlia che da qualche mese sta sperimentando una specie di sensazione di affanno e di mancanza d’aria, che le sta dando problemi anche rispetto al suo impegno universitario.

Da qualche tempo infatti rimanda gli esami da una sessione all’altra, nonostante il suo rendimento sia sempre alto e il suo impegno nello studio costante.

La ragazza infatti continua a preparare gli esami e poi, il giorno prima o il giorno stesso dell’esame, non si sente pronta e non si presenta all’appello. Dal momento che la ragazza ha chiesto lei stessa alla madre di trovare uno psicologo, prendiamo il primo appuntamento.

Primo colloquio

Michelle quindi viene in studio accompagnata dalla madre ed entra di buon grado da sola in stanza. Appare come una ragazza sorridente e subito collaborativa.

Mi chiede dove sedersi e si accomoda dopo che anch’io ho preso posto. Comincio la seduta chiedendole cosa la porta a rivolgersi a me e subito comincia a spiegare il suo problema. Mi dice che da circa otto mesi sta sperimentando una sorta di oppressione sul petto che le dà la sensazione di non riuscire a respirare bene.

Così cerca di fare respiri profondi per prendere più aria e dopo un po’ la sensazione le passa. Tuttavia si è resa conto che si tratta di qualcosa di psicologico perché dopo sente una sorta di agitazione e prova senso di colpa.

Le chiedo se le capita solo in alcuni contesti e lei risponde che le capita in diverse situazioni e contesti, per lo più legati allo studio e all’università. Quando approfondisco mi dice che tende ad essere molto meticolosa nello studio e perfezionista, questo la porta a dedicare gran parte della sua giornata sui libri. Cerco di capire meglio quale sia il suo metodo di studio e mi spiega che si trincera in camera per ore, sottolineando ed evidenziando quello che ritiene importante; poi passa a fare degli schemi che usa per fare il ripasso: questo lo riserva in particolare alla sera e, se ha dubbi, alla mattina appena sveglia.

Da un po’ di tempo però sente di non sentirsi più sicura di aver studiato abbastanza e questo l’ha portata ad aumentare le ore di studio e a non presentarsi agli esami se non è sicura al 100% di poter prendere un bel voto.

“Quali aspettative hai rispetto a questo percorso?”
“Vorrei sentirmi più serena e tranquilla rispetto allo studio, non sentire più questa sensazione di affanno e oppressione… tornare quella che ero prima!”

La Miracle Question

Dopo una prima indagine, faccio a Michelle la Miracle Question: “immagina ora che questa notte avvenga un miracolo, e il miracolo è che tu ti sentirai finalmente più serena e tranquilla, che il problema della mancanza d’aria non ci sia più e che affronterai lo studio e gli esami con maggior sicurezza, come la Michelle di un tempo. Ma il miracolo avviene mentre stavi dormendo e quindi non ti accorgi che è avvenuto. Da cosa noterai che c’è stato non appena sei sveglia?”

Questa domanda lascia un attimo perplessa la ragazza, ma dopo un attimo di riflessione le si accende il volto e comincia a descrivermi come sarebbe la sua giornata senza questo problema:

“Beh, innanzitutto mi sveglierei con più carica e voglia di fare…sì, come prima cosa probabilmente non andrei a rivedere gli appunti e gli schemi”. E cosa farai al posto di vedere appunti e schemi? “Andrei a fare una passeggiata! E magari farei colazione al bar! Mi piace fare colazione al bar…” E cosa mangeresti? “Un cappuccino e una brioche. Andrei al bar in centro perché mi piace come si illumina la mattina, con la luce che filtra dai rami… E poi sai una cosa? Forse non studierei affatto! E la mia vita sarebbe molto più libera senza l’università!”

Dunque non andresti all’università né studieresti a casa… Cosa farai di diverso?
“Mh…prima mi piaceva molto giocare a pallavolo, poi con l’uni ho dovuto lasciare, ma io mi sentivo molto più libera e spensierata quando giocavo, anche se non facevo le partite.”
Con chi andrai a giocare?
“Sicuramente con Mirco, lui gioca ancora ed era una nostra passione in comune. Ogni tanto mi rinfaccia che da quando ho preso così seriamente lo studio, non ho tempo neanche più per lui…”

Michelle fa una pausa e mentre i suoi occhi brillano nell’immaginare una giornata così semplice ma priva di pressioni fa un passo indietro e confessa che lei non era convinta di iscriversi all’università, che sì, le scienze le sono sempre piaciute ma sentiva di doverlo fare per i suoi genitori. “Purtroppo ho questa tendenza a compiacere molto i miei… Mi sembra di rincorrere un loro desiderio e lo faccio perché sono sempre stata così, una brava ragazza.”

Dopo aver descritto ulteriormente il suo futuro desiderato, Michelle si rende conto che l’università non è in cima ai suoi desideri e vorrebbe riuscire a scrollarsi di dosso questo doverismo di brava ragazza.

La scala del presente e del futuro

Quando indago la scala del presente, emerge in realtà che già sua madre le aveva fatto notare che forse le biotecnologie non erano un suo vero interesse ma lei si era arrabbiata di fronte a questa affermazione. “In realtà non ho mai provato a dire loro cosa penso veramente, conoscendoli non credo neanche reagirebbero tanto male. E’ più una paura mia”.

Così, quando le faccio descrivere il gradino più su nella sua scala del futuro, Michelle si rende conto che la prima cosa da fare per liberarsi di questo peso che le impedisce di respirare è proprio quello di capire se davvero desidera proseguire gli studi.

Da cosa si accorgeranno i tuoi genitori che sarai un gradino più in alto?
“Mi vedrebbero fare colazione senza libri tra le mani…e un giorno potrei dire loro che non sono più così sicura di quello che voglio fare nella vita. Probabilmente non sarei più la brava ragazza di sempre ai loro occhi…”

E chi saresti? “Sarei semplicemente autentica, una Michelle più autentica”.

Incontri successivi

Dopo due-tre incontri Michelle torna in seduta accompagnata dal suo ragazzo.

Mi racconta che finalmente è riuscita a parlare con i suoi e che, dopo un po’ di confusione iniziale, hanno iniziato a capire la situazione.

Ora Michelle ha deciso di prendersi un anno sabatico dall’università, congelando gli esami, e nel frattempo ha deciso di fare due volte a settimana l’allenatrice di pallavolo per un corso junior.

Il rapporto con Mirco sembra aver tratto giovamento da questo cambiamento e già progettano un viaggio insieme, stavolta in Africa, dove Michelle vuole mettersi alla prova sulle conoscenze acquisite nel corso di biotecnologie applicate ai vaccini.

 

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