[Il caso clinico in questione NON è reale. Si tratta di un esempio che prende spunto da più situazioni modificate e rese irriconoscibili]

Leonardo (nome di fantasia), 23 anni, mi contatta per chiedermi aiuto, perché dice di non riconoscersi più, di non sapere più chi è.

Si sente trasformato dalla pandemia e non sa come tornare indietro.

Ci diamo appuntamento per una seduta on-line.

Quando avviamo la video-chiamata, mi trovo davanti un ragazzo simpatico, occhi intelligenti ed  un sorriso dolce.

Mi dice di sentirsi disorientato, non si piace più, non ha più voglia di fare nulla e non riesce a portare a termine nessuna delle attività che intraprende.

Dice anche che, prima della pandemia, era molto diverso: era molto attento alla sua alimentazione e al suo fisico, andava spesso in palestra e faceva molto sport.

Era un ragazzo energico, con molti amici ed una vita sociale attiva.

 

L:“Ero un ragazzo normale, insomma, ma ero felice.

Vorrei tornare ad essere quello di prima, ma non so come fare, perchè c’ho già provato, senza successo! Ho paura di non riuscire più a riprendere le buone abitudini che avevo prima. Ho paura che la pandemia mi abbia trasformato. Troppo! Ed ora non so più chi sono!”

Lo dice tutto d’un fiato, come se guardasse in faccia la sua paura per la prima volta.

E poi mi fissa, gli occhi che bucano lo schermo, in attesa della mia risposta.

R: “Sai la capisco perfettamente la tua paura! Siamo in tanti a sentirci così! La pandemia ha veramente modificato le nostre abitudini!”

L: “Si, molto!”

R: “Alla fine, se ci pensi, è anche “normale” che abbia cambiato le cose, che sia cambiata anche la tua quotidianità intendo, come poteva rimanere la stessa?”

L: “ beh, forse si. Effettivamente!”

R: “Sai la cosa particolare è che non è successo subito, per lo meno non a tutti! All’inizio della pandemia, con il primo lockdown, in tanti si sono organizzati!”

L: “E’ vero! All’inizio avevo resistito! Durante il lockdown mi ero perfino costruito una specie di palestra in casa e poi con l’apertura estiva ero tornato al parco. Me ne ero quasi scordato! Poi non so cos’è successo! È arrivato ottobre, la seconda ondata, l’inverno, le feste natalizie lontano da casa… Insomma non ho più fatto niente!”

R: “Quindi, se ho capito bene, mi stai dicendo che all’inizio della pandemia, ai tempi del primo lockdown per intenderci, non avevi sospeso tutte le attività, giusto?

L: “be no, cioè si, però poi no!”

R: “Puoi spiegarmi meglio?”

L: “Beh, all’inizio del lockdown 2020, credo la prima settimana, forse anche le prime due, non ho fatto proprio niente! Ero chiuso in casa, da solo, senza niente da fare. Le lezioni erano sospese, non potevo lavorare, insomma non ho fatto proprio niente.

Tutto il giorno in pigiama e serie TV in continuazione!”

R: “E poi cos’è successo?”

L: “Dopo un po’ non ce l’ho fatta più! Allora ho trovato un corso su internet, mi sono fatto un po’ di attrezzi in casa, tipo le bottiglie piene d’acqua per fare i pesi, cose così  e, insomma, ho ripreso ad allenarmi! È durato anche un po’, fino a fine estate credo.”

R: “Sei stato bravo, ed anche ingegnoso!”

L: “Beh si, forse un po’ si!” (Sorride)

R: “E poi cos’altro hai fatto?”

L: “Beh’, una cosa che mi piaceva molto era andare ad allenarmi al parco. Ne ho trovato uno vicino casa in cui c’era anche un percorso di allenamento. Fatto bene e curato.”

R: “Ottimo! Dunque, dimmi se ho capito bene! Sei venuto qui stasera perché ti senti trasformato dalla pandemia, non sai più chi sei e mi hai detto che questo succede sopratutto perché  in quest’ultimo periodo, diciamo da quest’inverno giusto?

L: “Si, da Natale praticamente!”

R: “Ok, giusto. Quindi da Natale in poi, hai smesso di stare attento all’alimentazione e hai smesso di fare attività fisica.”

L: “E sono ingrassato!”

R: “Giusto, però mi hai anche detto di aver provato a rimetterti in carreggiata. Hai tentato di riprendere gli allenamenti come facevi prima, ma ti sei fermato subito perché erano troppo impegnativi, giusto?”

L: “si, 2 ore al giorno non riesco proprio!” (Tentata soluzione disfunzionale)

R: “Ok ok, lo capisco da niente a due ore al giorno è un salto davvero lungo!”

L: “Beh si!”

R: “Senti, invece se ti chiedessi la cosa più piccola che puoi fate per rimetterti in carreggiata, secondo te quale potrebbe essere?” (Tecnica dei piccoli passi)

L: “Bo! Non saprei!”

R: “Pensaci un attimo! La cosa più piccola che ti viene in mente!”

L: “Potrei riprendere ad andare al parco!”

R: “Ottimo! Quante volte a settimana potresti andare?” (concretizzazione)

L: “Una? Forse due! Si dai, due!”

R: “Ottimo, ottimo! E senti preferiresti andarci la mattina o il pomeriggio?” (linguaggio persuasivo, presuppone che lui riprenderà gli allenamenti)

L: “No no la sera, verso le 6! Quando ho finito con lo studio e tutto il resto!

R: “Bene, Bene! Tanto ora si sono anche allungate le giornate!”

L: “Si infatti! Ora sarebbe proprio piacevole!”

R: “E in che giorni andresti?”

L: “Penso martedì e giovedì!”

….

R: “Quindi, ricapitoliamo! Hai detto che per rimetterti in carreggiata potresti tornare al parco due volte a settimana, il martedì e il giovedì, verso le 6 e starci per un oretta e farti il tuo percorso.”

L: “Sì, giusto!”

R: “Poi hai detto che potresti limitare i dolci. Mangiarne uno al giorno!”

L: “Si, magari dopo pranzo, col caffè!”

R: “E che potresti iniziare a pensare a programmarti un menù, per riorganizzare la tua alimentazione, giusto?

L: “Si!”

R: “Ti sembrano cose fattibili? Ti senti in grado di farle?”

L: “Si si, mi piacciono, mi sento già più leggero!” (ride)

 

Ci salutiamo e finisce la seduta.

 

Nel follow up dopo 15 giorni, mi dice di sentirsi molto meglio!

È andato al parco come aveva deciso e, addirittura, l’ultima volta si era fermato due ore per finire l’allenamento!

Ha diminuito i dolci ed ha anche preparato il piano alimentare, conta di metterlo in pratica dalle prossime settimane.

Mi dice anche che è stato come “ritrovarsi” e che ora si sente davvero più leggero!

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