“Per risolvere questo problema ci vorrebbe davvero un miracolo”
Chi non ha mai pronunciato questa frase?
La cultura del miracolo è radicata nella nostra storia antropologica ed è vissuto come un binomio tra misticismo e magia.
In realtà, secondo la definizione del dizionario Treccani, un miracolo è “qualsiasi fatto che susciti meraviglia, sorpresa, stupore, in quanto superi i limiti delle normali prevedibilità dell’accadere o vada oltre le possibilità dell’azione umana”.
Non è forse vero che quando giungiamo alla soluzione di un problema ci sembra di essere giunti ad un traguardo che poco prima sembrava solo un lontano miraggio?
La genesi del miracolo
La Terapia Breve Centrata sulla Soluzione (TBSF) è stata sviluppata agli inizi degli anni ottanta negli Stati Uniti, a Milwaukee, da due Psicoterapeuti, Steve de Shazer, Insoo Kim Berg e dal loro gruppo di lavoro presso il Brief Family Therapy Center.
Essa si ispira a grandi innovatori del sapere psicologico e filosofico, in particolare William James, Milton Erickson, Gregory Bateson e al gruppo del Mental Research Institute di Palo Alto.
La TBSF mette al primo posto la persona, la quale, con l’aiuto del Terapeuta, trova le soluzioni più adatte a superare la situazione di disagio che sta vivendo.
Gli 8 comandamenti della terapia breve centrata sulla soluzione
I principi della Terapia Breve Centrata sulla Soluzione (TBSF) possono essere così riassunti:
– Le persone dispongono di risorse interiori utili nel risolvere i problemi.
Infatti tutti possiedono risorse e capacità, ma non tutti sono consapevoli di possederle. Il compito del Terapeuta è quello di aiutare il paziente nell’individuare e utilizzare le proprie potenzialità.
– Il cambiamento è costante.
Il Terapeuta fa notare al paziente come il cambiamento avvenga costantemente
– Il cambiamento può essere amplificato.
Il Terapeuta si concentra su tutto ciò che ha funzionato nel passato e funziona nel presente. Individuando le soluzioni e le eccezioni al problema.
– Spesso solo il minimo indispensabile è necessario ad iniziare un processo di cambiamento.
Non è necessario conoscere in profondità il problema per poterlo risolvere.
– Un piccolo cambiamento è tutto ciò che è necessario.
– Il paziente definisce l’obiettivo che vuole raggiungere.
– È possibile ottenere cambiamenti rapidi e giungere alla risoluzione dei problemi.
Infatti ogni seduta potrebbe essere potenzialmente l’ultima.
– L’attenzione è su ciò che è possibile e realistico raggiungere e non su obiettivi irraggiungibili.
Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo
In linea con i principi che guidano la terapia breve centrata sulla soluzione, la tecnica della “miracle question” risulta essere un prezioso strumento terapeutico.
“Immagina che una notte avviene un miracolo, ti svegli e non c’è più il problema. Da cosa te ne accorgeresti? Quali sarebbero i primi indizi? Che cosa inizieresti a fare?”
Questa semplice domanda può essere usata con 4 intenzioni:
– Nella fase iniziale della terapia, ti può servire per definire bene gli obiettivi da raggiungere senza il problema.
– Evidenziare le azioni da mettere in atto per raggiungere l’obiettivo.
– Identificare le cose da fare e costruire, partendo da quelle.
– Avviare automaticamente il processo di cambiamento.
La miracle question permette di vedere orizzonti proprio lì dove prima si vedevano solo confini.
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Riferimenti Bibliografici
Cannistrà F., Piccirilli F. (2018), Terapia a Seduta Singola. Principi e Pratiche, Giunti, Firenze
Cannistrà F., Piccirilli F. (2021), Terapia Breve Centrata sulla Soluzione. Principi e pratiche, EPC Editore, Roma