L’intervento strategico semplifica il difficile

attraverso l’essenziale” – Massimo Bartoletti

 

A partire dagli anni ‘60 sempre più si è consolidato un nuovo modo di vedere gli eventi.

Questo ha permesso di giungere ad innovati e rivoluzionari modelli di concettualizzazione dei problemi umani. Tale rivoluzione trovò massima espressione nella terapia familiare-sistemica.

Alla base di tale modello vi è la comunicazione familiare e il modo attraverso cui si esprime nel presente.

L’obiettivo è diventato, dunque, quello di modificare le dinamiche che si svolgono nel qui e ora, piuttosto che andare alla ricerca di cause remote, intervenendo sulle modalità che mantengono presente il problema.

Basandosi sulla teoria della comunicazione, l’approccio strategico alla terapia si è consolidato in modo graduale come una specifica prospettiva teorica-applicativa che rappresenta un’evoluzione della terapia familiare.

Di fatti, la principale differenza rispetto alla terapia familiare – sistemica classica risiede in una maggiore focalizzazione dell’attenzione sul problema presentato, su ciò che lo mantiene e su come modificare rapidamente la situazione, piuttosto che focalizzarsi solo sull’interazione familiare e sulla riorganizzazione del sistema relazionale.

Nella terapia strategica con la famiglia, a differenza di quanto avviene nella terapia breve strategica individuale, non è possibile individuare uno specifico protocollo di trattamento in quanto ci si trova davanti a delle difficoltà relazionali di estrema variabilità.

Tuttavia, è possibile avvalersi di una serie di manovre e tecniche comunicativo-relazionali conoscendone gli effetti e gli ambiti di applicazione al fine di sbloccare le rigidità che sono presenti nella modalità di relazione.

Fondamentale diventa allora per il terapeuta porsi l’interrogativo di quale sia la strategia che possa meglio funzionare per quel determinato problema.

L’evoluzione della terapia sistemico – strategica familiare

È necessario chiarire che non esiste un unico modello di terapia strategica; infatti, si sono evoluti modelli differenti di intervento terapeutico.

Tuttavia, operando un raggruppamento sintetico, i due modelli più consolidati e che hanno influenzato maggiormente il pensiero e il lavoro degli autori strategici, sono quello di Haley e il modello MRI di Palo Alto.

Haley fu un brillante stratega dominante come figura nello sviluppo del modello di comunicazione del Gruppo Palo Alto e della terapia familiare strategica, formandone un suo marchio unico.

Haley sviluppò un breve modello terapeutico che si concentrava sul contesto e sulla possibile funzione dei sintomi del paziente, utilizzando tecniche direttive (prescrizioni dirette e indirette) per istruire i pazienti ad agire in modo controproducente per il loro comportamento disadattivo.

Infatti, Haley credeva che fosse molto più importante convincere i pazienti a fare attivamente qualcosa sui loro problemi piuttosto che aiutarli a capire perché avevano questi problemi.

Una direttiva volta ad interrompere un certo comportamento deve, comunque, essere accompagnata da ulteriori messaggi.

La terapia strategica familiare, dunque, si orienta all’estinzione dei sintomi e alla risoluzione del problema presentato.

Quest’approccio non è una terapia comportamentista ma una ristrutturazione volta a modificare il modo di percepire la realtà e le derivanti reazioni comportamentali del/i paziente/i. I terapeuti strategici familiari partono dalla convinzione che la risoluzione del problema richieda:

  • la rottura del sistema circolare di ciò che mantiene la situazione problematica;
  • la ridefinizione della situazione;
  • la conseguente modifica delle percezioni e delle concezioni del mondo che costringono la persona alle risposte disfunzionali.

Secondo tale modello d’intervento è fondamentale rilevare le sequenze di un comportamento che accompagnano un problema e l’organizzazione familiare.

Come funziona la Terapia Sistemico-Strategica Familiare?

Il compito del terapeuta familiare sistemico è quello di definire con chiarezza il sintomo e progettare un intervento nel contesto sociale del cliente per modificare quel sintomo, con il conseguente obiettivo di interrompere la sequenza patologica delle interazioni tra i membri della famiglia.

L’intervento viene pianificato in tutte le sue fasi, dall’individuazione dell’obiettivo alla risoluzione del sintomo.

Nonostante la Terapia sistemico – strategica Familiare mira a rimane focalizzata sul sintomo e sulle persone problematiche, ciò non deve impedire al terapeuta di lavorare anche su altri obiettivi che potranno emergere durante i colloqui.

Il processo terapeutico inizia con la scelta sulle modalità di indagine del problema.

Il terapeuta familiare dovrà decidere chi convocare in prima seduta.

Solitamente è preferibile iniziare con tutte le persone coinvolte nel problema, in quanto il cambiamento riguarderà tutti i membri.

Infatti, la presenza di tutti i familiari renderà l’intervento con la famiglia più efficace, evitando coalizioni o alleanze con un singolo membro della famiglia.

Nel procedere con il trattamento è di fondamentale importanza riconoscere l’intera famiglia come risorsa, valorizzando anche i più piccoli segnali di cambiamento mostrati dai vari componenti della famiglia.

Tutto ciò permetterà al terapeuta sia di aiutare la famiglia a consolidare i mutamenti avvenuti, sia di condurre tutti i membri a percepirsi come componenti fondamentali e attivi del sistema, allargando il focus dell’intervento dal paziente designato all’intero sistema delle relazioni.

Riferimenti bibliografici

Haley, J. (2010) La terapia del problem solving. Milano: Franco Angeli

Nardone, G., Watzlawick, P. (2015) L’arte del Cambiamento. La soluzione dei problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi. Milano: Tea

Barboletti, M., Pagliai, M. (2021) RITRATTI DI COPPIA con TERAPEUTA. La Terapia Breve Strategica con le coppie. Youcanprint.

Scarica gratis l'ebook sulle Terapie Brevi