LE CARATTERISTICHE DELL’ APPROCCIO STRATEGICO

L’approccio strategico in psicoterapia «non è una concezione o una terapia particolare, ma un nome per quei tipi di intervento terapeutico nei quali lo psicoterapeuta si assume la responsabilità di influenzare direttamente le persone» (Haley, 1976).

Milton Erickson incornicia con le sue parole questa prospettiva e, nella prefazione di Change (Watzlawick, Weakland e Fisch, 1974), dichiara che:

«La psicoterapia non si pone come obiettivo primario di far luce sul passato, che è immutabile, ma è mossa piuttosto dall’insoddisfazione per lo stato in cui attualmente versano le cose e dal desiderio di offrire un futuro migliore. Quale debba essere la portata e la direzione del cambiamento non può saperlo né il paziente né il terapeuta. Si sa però che la situazione presente va cambiata […]» (p. 7).

La situazione “presente”, per quanto possa essere prodotta dalle situazioni passate, difficilmente subisce un cambiamento di rotta quando si naviga verso le profondità remote. Di conseguenza, i “perché” di un problema non sono il focus privilegiato da questa prospettiva, poiché non definiscono “come” si raggiunge una soluzione.

Strutturandosi sulla base degli sviluppi costruttivisti dell’epistemologia cibernetica (Foerster, 1988, 1997; Glaserdfeld, 1987, 1988, 1997) e degli studi sulla comunicazione (Bateson, Jackson, Haley & Weakland, 1956; Bateson, 1972; Watzlawick, Beavin & Jackson, 1971; Watzlawick et al., 1974), l’approccio strategico si orienta sulla comprensione di un problema, attraverso la modifica del suo funzionamento. Indipendentemente dal fatto che si lavori con singoli individui, coppie o famiglie, l’obiettivo è raggiungere il cambiamento di realtà, passando dal “problema” alla sua “soluzione”, e al conseguente miglioramento della qualità di vita, in tempi brevi.

In quest’ottica, affrontare un problema significa applicare «un procedimento a quattro gradini» (Watzlawick et al., 1974; p. 118) che prevede:

  1. una chiara definizione del problema in termini concreti;
  2. un’analisi della soluzione finora tentata;
  3. una chiara definizione del cambiamento concreto da effettuare;
  4. la formulazione e l’attuazione di una strategia che provochi tale cambiamento.

L’accento è posto sulla descrizione “chiara” e “concreta”, sia del problema sia del cambiamento, poiché l’intervento strategico è per definizione “azione”.

In quest’approccio terapeutico, si parte dal piano di azione del problema, ossia dalle tentate soluzioni disfunzionali che lo alimentano, e si prosegue con la pianificazione operativa del cambiamento, “agendo per cambiare l’agire” e, di conseguenza, il sentire e il pensare. Quindi, le tecniche di intervento, finalizzate a bloccare e a ristrutturare le tentate soluzioni disfunzionali, orientano verso la prima azione di cambiamento terapeutico, ossia l’”esperienza emozionale correttiva” (Alexander, 1946), che guida i successivi cambiamenti, ristrutturando emozioni, comportamenti e pensieri.

L’approccio strategico ha, infine, un’altra importante caratteristica che lo contraddistingue: cambia la prospettiva sul/del terapeuta perché, come sosteneva Paul Watzlawick in Guardarsi dentro rende ciechi, «fare il terapeuta non significa avere un’idea migliore sull’esistenza: da dove veniamo, dove andiamo«, ma significa «essere un meccanico che disinnesca meccanismi umani inceppati» (2007, p. 331).

Dott.ssa Francesca Moccia

Psicologo, Psicoterapeuta

Specialista in Terapia Breve Strategica

 

Riferimenti bibliografici

Alexander, F. (1946). The principle of corrective emotional experience. In F. Alexander e T.M. French (Eds.) Psychoanalytic Therapy: Principles and Application (pp. 65-70). New York: Ronald Press.

Bateson, G. (1972). Steps to an Ecology of Mind. New York: Chandler Publishing (Tr. it. Verso un’ecologia della mente. Milano: Adelphi, 1977).

Bateson G., Jackson D.D., Haley J., Weakland J. (1956). Toward a theory of schizophrenia. Behavioral Science, 1, 251-264.

Foerster, H. von (1988). Costruire una realtà. In P. Watzlawick (a cura di), La realtà inventata. Contributi al costruttivismo (pp. 37-56). Milano: Feltrinelli.

Foerster, H. von (1997). Etica e cibernetica di secondo ordine. In P. Watzlawick e G. Nardone (a cura di), Terapia breve strategica (pp. 41-52). Milano: Raffaello Cortina Editore.

Glasersfeld, E. von (1987). The Construction of Knowledge: Contributions to Conceptual Semantics. Seaside: Intersystems Publications (Tr. it. Linguaggio e comunicazione nel costruttivismo radicale. Milano: Clup, 1989).

Glasersfeld, E. von (1988). Introduzione al costruttivismo radicale. In P. Watzlawick (a cura di), La realtà inventata. Contributi al costruttivismo (pp. 17-36). Milano: Feltrinelli.

Glasersfeld, E. von (1997). Il costruttivismo radicale, ovvero la costruzione della conoscenza. In P. Watzlawick e G. Nardone (a cura di), Terapia breve strategica (pp. 19-30). Milano: Raffaello Cortina Editore.

Haley, J. (1976). Terapie non comuni. Tecniche ipnotiche e terapia della famiglia. Roma: Astrolabio.

Nardone, G. & Ray, W. A. (2007) (a cura di). Paul Watzlawick. Guardarsi dentro rende ciechi. Scritti scelti con cinque saggi inediti. Milano: Ponte alle Grazie.

Watzlawick P, Beavin JH, Jackson D. (1971). Pragmatica della comunicazione umana. Roma: Astrolabio.

Watzlawick, P., Weakland, J. H. e Fisch, R. (1974). Change. Sulla formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio