Come la Terapia Breve Centrata sulla Soluzione può aiutare a riprendere in mano la propria vita
<<Buonasera, la chiamo perché ho trovato il suo biglietto da visita in farmacia, avrei bisogno di prendere un appuntamento con lei, in farmacia mi hanno detto che lei si occupa di disturbi alimentari…io non credo di avere un disturbo alimentare però sono ingrassata tantissimo e non ce la faccio più a stare a dieta e contare le calorie, mi può aiutare?>>
Carla (nome di fantasia) è una donna di 40 anni, è sposata e ha due figlie ormai adolescenti, è una piccola imprenditrice, ha aperto una scuola di musica in cui organizza anche corsi di inglese, di pittura, di aiuto compiti. Ha sempre mille idee e progetti all’attivo, è una donna intelligente e capace, si definisce allegra e autoironica…però il suo peso eccessivo comincia a darle fastidio e anche il suo umore ne risente.
Carla: <<Mi piace mangiare, c’è poco da fare, sono sempre stata una buona forchetta e mi piace anche cucinare. Di fronte a una fetta di torta non resisto e anche il resto….poi comunque ho sempre fame>>.
Letizia: <<Cosa si aspetta dall’incontro di oggi, qual è la sua migliore speranza?>>
C.: <<Vorrei riuscire a fare pace con il cibo; nella mia vita, fin da piccola, ho sempre avuto problemi di peso e di conseguenza un rapporto di amore e odio con il cibo, l’ho sempre vissuto con dei sensi di colpa>>
L.: <<Quando riuscirà, a cosa le servirà fare pace con il cibo?>>
C.: <<Beh, avrei meno sensi di colpa e smetterei finalmente di sottopormi a periodi di digiuno forzato che poi finiscono sempre con periodi in cui ricomincio a mangiare come una forsennata e a riprendere tutti i chili, anche più di prima>>
L.: <<Che differenza farebbe per lei avere un buon rapporto con il cibo?>>
C.: <<Sicuramente sarei meno arrabbiata: nel senso che così sono arrabbiata sempre; quando sono a dieta, anche se riesco a dimagrire, sono arrabbiata perché ho fame e vorrei mangiare le cose che preparo per la mia famiglia; quando invece mi lascio andare e mangio quello che mi va sono arrabbiata lo stesso (forse anche di più) perché dico a me stessa “Ecco, non hai la forza di volontà, ritornerai ad ingrassare perché sei debole e tutti i tuoi sforzi sono stati inutili” e questo mi fa sentire ancora più depressa>>
L.: <<E se non sarà più arrabbiata e depressa, come sarà?>>
C.: <<Più sorridente, più gentile con mio marito….adesso anche quando lui si avvicina per abbracciarmi io mi allontano perché mi vergogno che possa sentire tutti questi rotoli>> [si guarda con aria disgustata]
L.: <<Quindi sarebbe più sorridente…e con chi sarebbe sarebbe più sorridente?>>
C.: <<Con tutti: con le mie figlie, con mio marito, con i miei genitori, anche con le persone che incontro al lavoro, ad esempio i genitori dei ragazzi che vengono al centro>>
L.: <<E con suo marito? Si farebbe abbracciare?>>
C.: <<Sì, lo abbraccerei anche io qualche volta [sorride], e magari quando mi propone di uscire potrei dirgli di sì con un po’ di entusiasmo senza pensare ai vestiti….adesso mi sento male solo all’idea di dovermi mettere un vestito decente, non mi entra più niente, solo tute o pantaloni larghi. E sinceramente neanche mi va di andarmi a comprare qualcosa di nuovo, sarebbe una umiliazione, che taglia dovrei chiedere?>>
L.: <<Cos’altro farebbe se fosse meno arrabbiata?>>
C.: <<Avrei voglia di anche di curarmi di più, ad esempio andrei dal parrucchiere o mi truccherei un po’>>
L.: <<Le propongo di fare un piccolo gioco: immagini che domani, quando si sveglierà, non avrà più il suo problema: nella notte, mentre dormiva, è avvenuto il miracolo e lei si sveglia bene nel suo corpo. Qual è la prima cosa che noterà che le farà dire che le cose stanno andando bene?>>
C.: <<Appena apro gli occhi la mattina dice? Cioè, prima di guardarmi allo specchio?>>
L.: <<Sì, è ancora nel letto e nota qualcosa di diverso. Cosa?>>
C.: <<Mi sveglio di buon umore, pensando a cosa preparare per colazione non solo per le mie figlie ma anche per me…perché all’inizio della giornata sono brava, fino al pranzo riesco a stare a dieta, è nella seconda parte della giornata che inizio a “sgarrare”…>>
L.: <<Ok, quindi, se ho capito bene, il primo pensiero andrebbe alla colazione, penserebbe a cosa preparare e mangiare>>
C.: <<Sì>>
L.: <<E cosa preparerebbe e mangerebbe?>>
C.: <<Alle mie figlie piacciono i pancake, la domenica, quando abbiamo tutti un po’ più di tempo, a volte li preparo ma sono molto calorici, piacciono molto anche a me ma cerco di evitarli>>
L.: <<Ma se fosse avvenuto il miracolo penserebbe di prepararli anche per lei, giusto? E poi? Cos’altro noterebbe?>>
C.: <<Forse avrei voglia di fare un po’ di ginnastica nel letto, solleverei le gambe per fare un po’ di stretching e mi direi che non sono tanto male>>
L.: <<Cos’altro noterebbe o penserebbe?>>
C.: <<Inizierei a pensare cosa mettermi per uscire, farei degli abbinamenti più carini, non i soliti pantaloni larghi neri con sopra la casacca informe>>
L.: <<E qualcuno si accorgerebbe che c’è qualcosa di diverso?>>
C.: <<Le mie figlie sicuramente perché farei colazione con loro mettendomi seduta e non prendendo un caffè in piedi…>>
L.: <<Sarebbero contente di fare colazione con lei?>>
C.: <<Sì, loro dicono che vedermi la mattina già di cattivo umore le rende ansiose…a loro farebbe piacere stare sedute tutte e tre prima di uscire>>
L.: <<E lei Carla, come crede che reagirebbe vedendole meno ansiose e contente di passare un po’ di tempo insieme a lei prima di andare a scuola?>>
C.: <<Mi farebbe piacere, la giornata inizierebbe con il piede giusto e le accompagnerei a scuola con più piacere, forse mi potrebbero salutare perfino con un bacetto prima di scendere dalla macchina>>
L.: <<E quando chiudono lo sportello dopo averle dato un bacetto, lei cosa penserebbe?>>
C.: <<Continuerei a pensarci per un po’, sarebbe un bel pensiero, vedere le mie figlie contente e avere una famiglia unita che si vuole bene e lo dimostra è sempre stata una delle mie priorità, di questo sono contenta perché in fondo è così>>
L.: <<E poi, andrebbe a fare le sue cose…>>
C.: <<Sì, potrei perfino andare in palestra e poi tutti i giri per la spesa e le varie commissioni di casa e di lavoro>>
L.: <<Su una scala da 0 a 10, dove si colloca ora, considerando che 10 rappresenta il suo futuro desiderato?>>
C.: <<4, 5…>>
L.: <<Cosa le fa dire che sta a 4-5 e non a meno?>>
C.: <<Perché dopotutto è solo una parte della mia vita che non va bene, per il resto sono soddisfatta>>
L.: <<Cosa le da più soddisfazione nella sua vita?>>
C.: <<Le mie figlie: sono brave a scuola e non mi danno problemi, poi il lavoro perché ho fatto tutto da sola e l’ho creato dal nulla e piano piano è cresciuto, adesso ho diverse persone che lavorano per me, è una bella soddisfazione. Anche con mio marito…dopo tanti anni ci vogliamo ancora bene, so che lui mi apprezza, non mi fa mai notare che sono grassa>>
L.: <<Cosa le dice di lei il fatto che sia riuscita a realizzare obiettivi importanti nella sua vita, che ha una bella famiglia, un marito che la apprezza, un lavoro che ama?>>
C.: <<Mi dice che sono capace di realizzare degli obiettivi, che ci sono riuscita in tanti ambiti e che potrei riuscire anche a stare bene con il mio corpo, lo vorrei, lo vorrei tanto>>
L.: <<Immagini che nei prossimi giorni sarà un gradino più su nella scala di prima: quindi non più a 4-5 ma a 5-6: qual è la cosa più piccola che noterà di diverso e che le farà dire di essere a 5-6?>>
C.: <<Forse che avrò voglia di alzarmi la mattina per fare colazione insieme alle ragazze>>
L.: <<Bene! Ho un piccolo compito per lei: da qui a quando ci rivedremo la prossima volta vorrei che lei notasse tutte le cose che le succedono nei prossimi giorni che le fanno dire che è un gradino più su. Quelle che si ricorda me le dirà la prossima volta>>
Carla torna dopo 15 giorni: mi racconta che quasi tutte le mattine ha fatto colazione con le figlie, ha sperimentato delle ricette per preparare di pancake con ingredienti sani e con poche calorie, sono piaciuti anche alle figlie che l’hanno aiutata a prepararli.
Mi racconta anche che si è iscritta ad un corso di ginnastica e la mattina, dopo aver portato le figlie e scuola, va in palestra tre volte a settimana. Le faccio i complimenti perché il suo aspetto fisico sembra decisamente più curato e anche nell’abbigliamento ha introdotto una nota di colore: un bel foulard a tinte vivaci su un completo nero la rende molto elegante.
Le chiedo se ora sulla scala si trova a 5-6 e mi risponde che forse ha anche superato il 6 ma che per raggiungere il suo obiettivo ha bisogno di dimagrire.
Decide quindi di intraprendere un percorso che la liberi dall’ossessione della dieta, del calcolo delle calorie e dai sensi di colpa.
Nei successivi incontri ci focalizziamo quindi su questo obiettivo utilizzando ancore la terapia centrata sulla soluzione con alcune prescrizioni date a fine seduta.