C’è una grande differenza tra la paura e l’ansia.

La paura è una reazione ad una minaccia rilevata, presente ed imminente. L’ansia è invece una reazione anticipatoria ad una minaccia futura.

La paura è un’esperienza umana, che tutti vivono nella loro vita. Diverso è il modo in cui l’affrontiamo. Infatti il coraggio, al contrario della paura, si apprende.

La paura diventa invalidante e patologica, quando impedisce all’individuo di progredire serenamente nella propria vita, limitandolo.

L’ansia è un circolo vizioso. Si fonda su atteggiamenti, pensieri e comportamenti, che la persona costruisce sulla base di ciò che percepisce come una minaccia.

Il cosiddetto sistema percettivo-reattivo è l’insieme delle modalità ridondanti di percezione e di reazione nei confronti della realtà, che si esprimono nel funzionamento dell’individuo.

Il sistema percettivo-reattivo è ciò che va indagato per conoscere operativamente il problema.

Le tentate soluzioni: aspetto con ansia che l’ansia mi passi

Come disse lo scrittore Alejandro Lanus “Conosco mille maniere per calmare la tua ansia, e non ne trovo una sola che calmi la mia”.

Infatti chi soffre d’ansia cerca di fronteggiarla mettendo in atto delle tentate soluzioni disfunzionali.

Esse sono:

– Tentare di evitare o di rifuggire ciò che spaventa.

– Ricercare aiuto e protezione.

– Tentare di tenere sotto controllo le proprie reazioni psicofisiologiche.

Queste ridondanze perpetuate nel tempo incrementano la percezione della paura e l’incapacità di fronteggiarla. Ciò porterà ad un conseguente incremento dei parametri fisiologici, che manterranno la risposta ansiogena.

 

Ciò che è peggio nel peggio, è l’attesa del peggio

Una caratteristica che accomuna le persone che hanno l’ansia è la necessità di trovare una soluzione immediata.

Per tale ragione la terapia breve risulta essere molto efficace per questo tipo di esigenza.

Al Mental Reasearch Institute di Palo Alto fu perciò messa a punto una tecnica specifica per questa evenienza.

Questa tecnica nasce dagli studi di Milton Erickson sulla prescrizione del sintomo e sulle prescrizioni paradossali. E’ la stessa tecnica che poi Nardone ha definito “tecnica della peggiore fantasia”.

Si chiede al paziente di crearsi uno spazio in cui mettersi tranquillo e rilassato. Egli dovrà spontaneamente creare i pensieri ansiogeni per almeno 15-30 minuti. In questo tempo quindi dovrà sforzarsi di farsi venire l’ansia, anche se questa non arriva. Finito il tempo si dovrà sciacquare la faccia per poi continuare normalmente la giornata.

La tecnica crea un’esperienza correttiva.

Infatti se provo a provocarmi l’ansia, l’ansia non viene.

La tecnica può essere prescritta durante il corso della giornata o al bisogno.

Come disse Defoe “l’ansia è una tortura molto più grave da sopportare rispetto alla sventura stessa per la quale stiamo in ansia”.

 

Riferimenti bibliografici

Nardone G. (2016). La terapia degli attacchi di panico. Ponte delle Grazie, Milano

Nardone G, (2003). Paura, Panico, Fobie. Ponte alle Grazie, Milano.

Scarica gratis l'ebook sulle Terapie Brevi