Un caso con la Terapia a Seduta Singola

G. ha 38 anni. È dipendente di una piccola azienda. È affetta da sclerosi multipla, per cui afferisce all’ambulatorio di città da un paio di anni. Ha sempre parlato della sua vita in modo soddisfacente, definendola ricca di amicizie e impegni che la portavano a trascorrere la maggior parte del tempo fuori casa. Fino ad allora niente era stato per lei “troppo insormontabile”, neanche la sua malattia, con la quale ha stabilito un rapporto di “quieto vivere”. Tuttavia, mi dice che lo stop forzato di ogni sua attività le ha bloccato ogni pensiero, che si accompagna alla paura di muoversi. Un blocco causato dalla pandemia in atto.

Mi contatta a maggio per un colloquio. È una donna molto semplice dagli occhi peculiari, eppure nel suo sguardo da subito ho potuto percepire tensione e paura che, prima di allora, non aveva mai mostrato. Mi racconta in breve il problema, e mi chiede sin da subito, quanti incontri ci volessero prima di poter tornare a star bene. Mi dice che “la paura verso il covid” le ha portato via una parte essenziale di lei. Lei che era stata sempre una persona attiva, mai ferma, ora si era bloccata. Quanto stava accadendo la terrorizzava. Lasciare la propria casa era diventato complesso.

Le propongo di lavorare in un modo un po’ diverso rispetto a quello che forse lei si aspettava e noto in lei una certa curiosità.

 

[Apertura della TSS]: Chiedo a G. se fosse disposta ad immaginare e lavorare come se quello fosse l’unico incontro a nostra disposizione, e decidere solo alla fine se fissare un ulteriore colloquio, precisando, che la porta rimarrà sempre aperta in qualsiasi momento lei ritenga necessario doversi affacciare.

[Fase iniziale]: Chiedo a G. di descrivermi sia quando sia cosa succede nel momento in cui viene invasa dalla paura. Inizialmente mi dice “provo tante sensazioni differenti, che durante la giornata si ripresentano in continuazione”. La invito ad essere più precisa su quante volte durante il giorno, quali siano queste sensazioni e che cosa le comportino a livello fisico.

[Definizione del problema]: Mi racconta che ogni volta che sente o che parla del Covid inizia ad avere pensieri spaventosi. Sente il cuore battere all’impazzata, “quasi ad uscirle dal petto”, ha brividi e subito dopo inizia a sudare. Rimane paralizzata, “passo il tempo sul divano a fissare il vuoto concentrandomi per far svanire quelle sensazioni”. Inoltre, aggiunge che rimanda il rientro a lavoro, perché ha paura che quei momenti possano verificarsi anche li, e non si sentirebbe a suo agio.

[Definizione dell’obiettivo]: Le chiedo quale sia la migliore aspettativa da poter raggiungere con quell’incontro. G. non ci pensa due volte, ed esclama “Voglio bloccare questa paura e poter tornare a muovermi!”. Indago maggiormente su cosa intendesse e cosa significasse per lei tornare a muoversi. Mi dice che vorrebbe riuscire a non bloccarsi più fissando il vuoto quando sperimenta quelle sensazioni, che vorrebbe un modo affinché queste possano svanire velocemente, così magari da sentirsi più sicura nel tornare a lavorare.

[Fase Mediana]: Per provare a risolvere questo blocco, G. mi dice che fino ad ora ha provato a parlare con il suo compagno e con sua mamma, aggiungendo che da quando ha cominciato a discuterne con loro, la chiamano spesso durante la giornata per accertarsi di come stia e che ogni volta dopo quelle telefonate aumenta il senso di paura. [Tentate soluzioni disfunzionali].

Faccio un breve riepilogo per assicurarmi di aver capito bene, e le domando a quel punto se in passato avesse mai sperimentato sensazioni similari. G. mi risponde che effettivamente aveva avuto paura in passato e aveva avvisato alcune delle sensazioni provate ora, ma che mai queste avevano preso il sopravvento. Le chiedo di raccontarmi anche solo una di queste situazioni che le sono tornate in mente. [Indagine delle eccezioni e delle risorse]. A questo punto la invito a chiudere gli occhi, a ripercorrere quel breve racconto; cosa faceva, dove fosse, cosa c’era intorno a lei, e quali sensazioni aveva provato. Vedo G. davvero impegnata nel compito e dopo qualche minuto mi risponde “evito di parlarne troppo e cerco di distogliere l’attenzione…faccio attività che mi piacciono…libero la mente”. La ringrazio e mi complimento con lei, restituendole con pensieri ad alta voce le risorse riportate [Complimenti e feedback].

[Fase finale]: L’incontro sta per terminare ed offro a G. una sintesi di quanto affrontato durante la seduta. Prima di salutarla, però, le chiedo di prestare un’ultima attenzione. La invito, da li alle prossime due settimane, a non parlare con nessuno del Covid. Inoltre, chiedo lei di appuntarsi, nel momento preciso in cui verrà sopraffatta da quelle sensazioni fisiche descritte, la loro durata ed intensità (da 0 a 10), con una breve, ma precisa, descrizione di ciò che avviene. [Prescrizioni e compiti]. A quel punto le chiedo se necessita di un altro appuntamento e mi dice che vorrebbe a scopo preventivo fissarlo, ma che ci saremmo sentite.

[Follow up]: G. mi chiama 12 giorni dopo il nostro incontro per disdire l’appuntamento. La paura era bloccata. Era tornata al lavoro. Sentiva di nuovo di “potersi muovere”.

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