Nell’Odissea Omero non si sofferma a descrivere l’aspetto delle Sirene ma mette in evidenza la capacità di ammaliare e sedurre con il loro canto. Ulisse seguirà i consigli della maga Circe e metterà della cera nelle orecchie dei suoi compagni, mentre lui incuriosito si farà legare all’albero maestro della nave per poter ascoltare senza cadere nel sortilegio.

La persuasione agisce proprio come le Sirene, magnifiche creature dal corpo d’uccello, testa di donna e voce di miele.

Perché il canto delle Sirene è così irresistibile?

La voce è in grado di esercitare un fascino immediato: “…cantavano ma in un modo che non soddisfaceva, che lasciava solo intendere in quale direzione si aprissero le vere fonti e la vera felicità del canto…Dunque non lo ingannavano ma lo conducevano davvero alla meta…”.

Il linguaggio suggestivo funziona proprio così, persuade ed evoca nell’anima e nella mente sensazioni che sono capaci di farci spostare dal punto in cui siamo fermi. Una spinta misteriosa che ci fa mettere in viaggio verso nuovi orizzonti.

Verso la meta che viene individuata col terapeuta.

La terapia strategica guarda all’arte della suggestione come Ulisse guarda alla sua Itaca.

L’approccio strategico si fonda sul linguaggio evocativo e lo fa accompagnando la persona attraverso racconti, metafore, aforismi.

Non un inganno bensì una strada diversa da percorrere per raggiungere un obiettivo individuato nel percorso terapeutico. Una comunicazione indiretta che permette alla persona di mettere a fuoco le modifiche da apportare nel suo modo di costruire la realtà. Una diversa chiave di lettura che nasce da un nuovo punto di vista.

Nel corso di un incontro con i miei colleghi, terapeuti brevi, si è arrivati a parlare di nuove lenti attraverso cui guardare la realtà. Una diversa gradazione di lenti o una semplice pulita perche opache?

Questo verrà stabilito nel corso della seduta, quando verranno definiti gli obiettivi insieme alla persona.

 

Caratteristiche della comunicazione nella terapia breve

La comunicazione è un comportamento sociale. Ci permette di entrare in relazione con gli altri per trasmettere idee, informazioni, sentimenti, impartire ordini, manifestare stati d’animo ed emozioni, porre domande, dare risposte e così via.

Tutte le forme di comunicazione avvengono per mezzo di segni percepibili con tutti i sensi. Il segno è l’elemento minimo della comunicazione ed è costituito da una parte percepibile dai sensi (il significante), a cui è associato un concetto (il significato).

Comunicare non è solo parlare ma anche uso del corpo e talvolta quest’ultimo è più incisivo delle parole. La coerenza tra ciò che si dice e come ci si pone fisicamente rende il messaggio chiaro e lineare.

La comunicazione è caratterizzata da due fattori fondamentali: ciò che dico (componente cognitiva) e come lo dico (componente relazionale).

Il tutto si esprime mediante:

  • Linguaggio verbale (le parole);
  • Linguaggio non verbale (la postura, la mimica, lo sguardo, la posizione nello spazio, le pause, le esclamazioni, il tono della voce, il volume della voce, la pettinatura, il modo di vestire etc.).

Il modo in cui comunichiamo, sia nel mondo animale che umano, ha sempre affascinato e interessato gli studiosi. Questo perché l’aspetto relazionale, soggettivo, parla delle nostre emozioni. Il termine emozione viene dal francese èmovoir e significa mettere in moto, eccitare. La comunicazione risulta efficace proprio quando mette in moto, spinge.

Il punto centrale è il modo in cui usiamo le parole. Le parole non sono un piatto unico ma hanno un contorno capace di cambiarne il sapore, migliorandolo o peggiorandolo.

La comunicazione ha il grande potere di veicolare dei messaggi che arrivano alla persona, in maniera diretta o indiretta.

In terapia breve la comunicazione non verbale suggestiva manda un messaggio alla persona in maniera indiretta. Si può essere suggestivi in modi differenti ma la cosa fondamentale è che la persuasione abbia sempre un obiettivo, una rotta da seguire.

Aprire le vele, seguire il vento ma sapere in quale porto approdare.

 

Il terapeuta “magico”

Quello del terapeuta è un mestiere fondato sulla comunicazione. La terapia stessa usa il linguaggio come cura.

Puoi essere un ottimo tecnico a livello psicoterapico ma un discreto comunicatore e allora dovrai lavorare su certi aspetti perché è vero che il solo linguaggio non fa la terapia ma è altrettanto vero che la comunicazione conta e tanto.

Le parole hanno una grande importanza se pensiamo che hanno la capacità di aiutare una persona a puntare al cambiamento.

Le giuste tattiche e tecniche comunicative possono imprimere prima nella memoria e poi nell’agito il messaggio positivo del cambiamento.

La persuasione strategica ha la caratteristica di rompere gli schemi, sovvertire i pronostici e puntare alla svolta.

Ci si interroga spesso sulla funzione quasi magica del linguaggio suggestivo.

In realtà di magico c’è davvero molto poco. La vera magia è nella capacità del terapeuta di ascoltare, non come messa in atto di una tecnica, ma come ascolto mosso dal desiderio e dall’impulso di reale disponibilità verso l’altro.

La disponibilità verso l’altro è caratterizzata anche dal pensare attentamente a ciò che diciamo, al peso che può avere nella vita dell’altro e soprattutto alla pertinenza e coerenza di ciò che diciamo.

Il terapeuta, attraverso il linguaggio, ha la capacità di evocare sensazioni e creare immagini.

La sua influenza può avere un duplice obiettivo. Entrare in sintonia, in contatto con la persona, ad esempio riassumendo con una frase o un racconto la situazione che la persona vive e facendola sentire in questo modo accolta e compresa. Oppure indurre la persona all’azione, facendole aprire gli occhi rispetto a ciò che vive.

Forse però un trucco c’è e voglio svelartelo!

Ascoltare per ricavare informazioni, ricevere emozioni, trarne conoscenza.

Il segreto è dunque il buon ascolto. Prendere tutto ciò che di positivo esso comporta per entrare in sintonia con chi chiede il nostro aiuto.

Più ascolterò, più avrò la capacità di vivere delle emozioni e lasciarmi guidare da esse. Comunicazione, persuasione e linguaggio evocativo saranno a quel punto conoscenza e competenza nelle mani del buon terapeuta.

E ricorda: “Quello che fai oggi può migliorare tutti i tuoi domani” (Ralph Marston)

 

Bibliografia

Watzlawick P. (2013) – Il linguaggio del cambiamento – Milano: Feltrinelli Universale Economica Saggi

Rampin M., Nardone G. (2003) – Terapie apparentemente magiche-L’analisi illusionistica dello stratagemma terapeutico – Stati Uniti: Mc Graw Hill Education

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