“Avrah KaDabra”, dicevano gli antichi sapienti in aramaico, “io creo quello che dico”.

La parola è così potente da evocare un oggetto, o persino distruggerlo.

È un vero e proprio atto creativo. La parola, quando è forte, ci accarezza, lentamente, per poi cambiarci per sempre.

Come la neve, che accarezzata dai raggi del sole, si trasforma in tiepida acqua.

Quando cambiamo le nostre parole, cambia la nostra realtà, quando cambia la nostra realtà, cambiamo noi.

Come ci ricorda il grande Maestro Paul Watzlawick, non è possibile non comunicare e non è possibile non influenzare o essere influenzati mentre si comunica.

Il linguaggio evocativo è uno strumento strategico, che conduce verso il cambiamento desiderato. La comunicazione è un reale veicolo per il cambiamento terapeutico.

Grazie al linguaggio evocativo il paziente non capisce che deve cambiare, ma sente che qualcosa deve cambiare.

L’arte della retorica è usata dai secoli più lontani ed il linguaggio evocativo si serve di tre costruzioni retoriche: l’analogia, la metafora e l’aforisma.

L’analogia è come uno specchio

Sei come un fiume in piena che rompe i suoi argini”, “Sei come una teiera che sta per esplodere”.

Le analogie sono un potente strumento, che mette il paziente nella condizione di elaborare con maggiore creatività i suoi problemi.

Come i granelli di sabbia, che nell’ostrica si tramutano in perla, l’analogia trasforma i problemi in soluzioni (Paoli, 2014).

L’analogia utilizza un’immagine per descrivere il fenomeno, è come un abito cucito su misura, come uno specchio.

Nell’analogia l’interlocutore coglie esattamente il senso che, chi ha prodotto l’analogia, voleva metterci.

D’altronde etimologicamente dal greco, ἀναλογία, significa “relazione di somiglianza o uguaglianza”.

La logica porta la A a B, la metafora porta ovunque

La metafora fu molto utilizzata negli anni ’70 da Milton Erickson.

Una delle più famose metafore terapeutiche di Erickson fu quella che utilizzò con un suo paziente alcolista.

Erickson gli chiese di passare un’intera giornata in un posto deserto, osservando un cactus. Il paziente alla fine della giornata decise di smettere di bere.

Probabilmente rimase stupito dal fatto che il cactus potesse vivere in un ambiente ostico senza abbeverarsi per lungo tempo.

La metafora quindi propone un’interpretazione così variegata, che ognuno può riempirla di un senso differente.

Il suo obiettivo resta quello di spostare l’attenzione del paziente in un altro contesto, infatti, usandola, il terapeuta richiede all’interlocutore di riempirla di significato.

Quindi viene utilizzata per condurre il paziente fuori dal problema, non a caso μεταφορά, dal greco metaphérō, significa «io trasporto».

L’aforisma: Ipse dixit

Le parole sono finestre. Oppure muri

(Marshall B. Rosenberg)

L’aforisma è una frase incisiva, un dardo infuocato, che va dritto al cuore del paziente.

Apre improvvisamente nuovi scenari, come una finestra che si spalanca nel buio (Paoli, 2014).

Un aforisma risulta funzionale perché suona come una verità inconfutabile. Inoltre ha una formulazione breve, usa una logica non ordinaria ed ha determinati elementi stilistici. L’unione di questi ingredienti dà vita alla sua efficacia.

 

In conclusione è possibile affermare che, non solo nella quotidianità, ma a maggior ragione in terapia, le parole non sono mai neutre.

L’obiettivo del linguaggio evocativo è proprio quello di sottolineare questa non neutralità delle parole. Come disse Weick (1993) “fai tutto quello che puoi per aumentare la varietà del linguaggio con cui operi”.

Infatti l’essere in grado di comprendere e di trasmettere le infinite combinazioni delle parole fa diventare un terapeuta davvero efficace.

Il linguaggio evocativo offre al paziente nuovi scenari, che danno l’opportunità di cambiare il proprio punto di vista.

Come un sommelier raffinato sa distinguere nello stesso vino diversi sensori, così un buon terapeuta conosce il linguaggio del cambiamento.

 

Riferimenti bibliografici

– Come parla un terapeuta. B. Paoli (2014). Franco Angelani, Milano

-L’arte del Cambiamento. G. Nardone, P. Watzlawick (1990). Ed. Ponte alle Grazie, Milano

-Il Dialogo Strategico. Comunicare persuadendo: tecniche evolute per il Cambiamento. G. Nardone, A. Salvini (2004). Ed. Ponte alle Grazie, Milano

-La nobile arte della Persuasione. La magia delle parole e dei gesti. G. Nardone (2015). Ed. Ponte alle Grazie, Milano