Il linguaggio evocativo

Il linguaggio metaforico appartiene al tipo di linguaggio detto “evocativo”, ossia un linguaggio che “evoca” immagini e simboli per chiarificare dei concetti. Un linguaggio di tipo figurato, che utilizza le figure retoriche (come la metafora anche la parabola, l’ironia, allegoria).

Con gli studi di Lakoff la metafora acquisisce una valenza cognitiva, Lakoff infatti intende la metafora come modalità di pensiero. La metafora è intesa come espediente per  generare mapping, ossia tracciare predisposizioni da parte dell’ascoltatore, accentuando le corrispondenze tra concetti radicate nell’esperienza corporea o azione (Lakoff,1993, Hills, 2017).

La metafora dunque è un espediente che aiuta, un facilitatore dell’attribuzione di significato e permette di dare un senso alle idee, di organizzarle, essa aiuta ad attribuire e organizzare i significati delle azioni e dei comportamenti.

Aiuta a ri-organizzare i pensieri, essa è un aiutante nel dare significato ai pensieri e il significato del pensiero è ciò che attiva il cambiamento.

Qual è la potenza della metafora?

La Metafora è una figura retorica basata sulla similitudine tra due domini cognitivi.

Il suo potere è tanto più grande quanto più lontani sono i campi semantici (o domini) da cui essa è costituita. L’utilizzo della metafora attiva dei meccanismi nell’uomo in grado di fargli percepire emotivamente i concetti espressi, rappresentando realtà e similitudini.

Attraverso il linguaggio evocativo metaforico a livello di attivazione di forme e immagine (immaginazione) si attiva una ri-organizzazione percettiva della realtà, con l’uso della metafora infatti si conduce l’immaginario dell’ascoltatore dentro il racconto stesso (storytelling).

L’uso di metafore nel linguaggio è un modo per rappresentare la realtà che si presta molto al dialogo strategico, in quanto permette di arrivare alla persona in modo analogico, attivando le percezioni del soggetto rapidamente.

Infatti, se il linguaggio metaforico funziona è non solo perché crea immaginari ed è evocativo, ma anche perché esso è un linguaggio che parla direttamente all’immaginazione dell’interlocutore.

Come sottolinea Umberto Eco le metafore:  “[…] mettono la cosa sotto gli occhi […] non è solo un trasferimento, ma è un trasferimento che è una evidenza immediata – […] inattesa – grazie alla quale si vedono le cose mentre agiscono (1410b 34), le cose in atto, energoûnta” (Eco, U., 2004).

Inoltre già sin dalla Poetica in Aristotele si rintraccia una definizione tecnica della metafora, intesa non come mero “ornamento” del discorso, ma come la migliore fra tutti i tropi, in quanto capire le metafore significa: “[…] sapere scorgere il simile o il concetto affine” (Eco,U., 2004).

La metafora e la terapia breve strategica

Grazie alla loro capacità di produrre significati e di comunicare al paleoencefalo, parte più arcaica del nostro cervello, le metafore riescono  a farci vedere le cose in modo diverso da come le si sono sempre viste o credute.

Infatti: “Quando la metafora ci fa vedere le cose all’opposto di quanto si credeva, diventa evidente che si è imparato, e sembra che la nostra mente dica: Così era, e mi sbagliavo” (Eco, U., 2004).

Non sempre correggersi è un atto che viene dopo avere sperimentato praticamente e fisicamente con il corpo, spesso infatti, già vedere ed esperire tramite l’immaginazione e la proiezione in uno scenario potenziale aiuta la persona a correggere il tiro delle proprie azioni, riscrivendo in questo modo i pensieri stessi.

La metafora è una delle cinque componenti fondamentali del dialogo strategico “che concorre a fare percepire al paziente il cambiamento” (Nardone, Portelli,2015).

Essa nell’uso della terapia breve strategica agisce direttamente su quella che Alexander definisce “esperienza emozionale correttiva” (Alexander 1946).

Per dirla con una similitudine presa a prestito del linguaggio informatico ci permette dunque di riscrivere il codice dei nostri pensieri, ri-organizzandoli.

La relatività di Einstein ci ha insegnato che il punto di vista cambia o deforma l’oggetto osservato: se cambio punto di vista grazie alla metafora, allora riesco a cambiare l’oggetto della mia osservazione.

In conclusione…

L’uso del linguaggio evocativo e della metafora nella terapia breve strategica è volto dunque all’attivazione del cambiamento, come ci ricorda il Prof. Giorgio Nardone, infatti: “L’intervento terapeutico è  rappresentato dallo spostamento del punto di osservazione del soggetto, dalla sua originaria rigida e disfunzionale posizione percettiva-reattiva ad una prospettiva elastica, non rigida e con più possibilità percettive-reattive” (Nardone, Watzlawitck, 2013).

 

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Bibliografia

Cacciari, C., (a cura di), Teorie della metafora, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1991

Lakoff, G., & Johnson M., (1980), Metafora e vita quotidiana. Trad. it Patrizia Violi. Milano: Bompiani, 1998.

Eco, U., (2004)  Aspetti conoscitivi della metafora in Aristotele, Doctor Virtualis:N.3: La metafora nel Medioevo.

Nardone, G., Watzlawitck,P., (2013) L’arte del cambiamento, La soluzione dei problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi, Ponte alle grazie, Adriano Salani Editore, Milano.

Nardone G., Milanese R. (2018). Il cambiamento strategico. Come far cambiare alle persone il loro sentire e il loro agire.Ponte alle Grazie, Milano.

Pennacchio, F. (2014). Stefano Calabrese, Retorica e scienze neurocognitive. ENTHYMEMA, (10), 258–261. https://doi.org/10.13130/2037-2426/4083