Il rimuginio è eccesso di pensiero, il “pensare oltre il pensabile” (Nardone, 2011). Nonostante il pensiero e la razionalità siano facoltà necessarie per l’uomo, il rimuginio può diventare una trappola da cui diventa sempre più difficile liberarsi.

In questo articolo vedremo in che modo la terapia breve può essere utile per il rimuginio.

Il rimuginio come trappola

Chi rimugina diventa vittima del suo stesso pensiero. Spesso il rimuginio nasce dall’esigenza di rispondere in modo logico a interrogativi che non sono scioglibili con il solo ragionamento. La persona finirà così per ritrovarsi aggrovigliata in domande irrisolvibili. O perlomeno non risolvibili nel dominio della razionalità.

Un altro modo di intrappolarsi nel rimuginio sta nel tentativo di respingere pensieri intrusivi che ci turbano. Più cerchiamo di combattere un pensiero scomodo, più questo si farà grande e ingombrante. Il pensiero che ci tormenta può essere sia al passato, al presente, oppure al futuro. E così ci tormenterà il pensiero di qualcosa che abbiamo fatto in passato ma che avremmo potuto fare diversamente. Oppure il pensiero se quello che stiamo facendo ora sia giusto. O ancora il pensiero di non avere la certezza di quale esito avranno nel nostro futuro le azioni che compiamo oggi.

La ricerca di certezze può diventare così potente che ogni risposta razionale che diamo ad un nostro dubbio alimenta ulteriori dubbi. Al punto che la persona non avrà più alcuna certezza, neanche di tipo identitario. Per chi rimugina, infatti, non è raro sperimentare fenomeni di derealizzazione e depersonalizzazione.

La terapia breve per il rimuginio

Cosa può fare il terapeuta breve per aiutare una persona intrappolata nel suo rimuginio? Sebbene potrebbe venire naturale tentare di rispondere ai dubbi e alle domande del paziente, questo è assolutamente da evitare.

Il primo passo è quindi quello di evitare di dare spiegazioni rassicuranti o indicazioni in quanto anche queste diventerebbero fonte di ulteriore dubbio e rimuginio.

Si dovrà sciogliere il dubbio con un altro dubbio, di tipo terapeutico. Attraverso delle domande mirate, si porterà a far capire alla persona quanto i suoi tentativi di combattere il problema lo stanno alimentando.

“Ai dubbi patologici si oppongono dubbi terapeutici”, afferma Nardone (2011). La conversazione terapeutica quindi si focalizzerà più sulla correttezza della domanda che su quella delle risposte.

La persona sarà orientata a bloccare i tentativi di risposte alle domande che dovesse porsi, togliendo il nutrimento al rimuginio e, di fatto, facendolo esaurire.

Scrivere per bloccare il rimuginio

Un’altra tecnica efficace si è rivelata essere quella della scrittura. Alla persona che dovesse trovarsi in difficoltà in momenti in cui i dubbi sono particolarmente minacciosi, si potrà prescrivere la seguente tecnica di scrittura. La persona dovrà sviluppare il proprio dibattito interiore per iscritto, minuziosamente. Ogni domanda e ogni risposta dovrà essere riportata sul foglio, come la trascrizione di una disputa.

Questo tipo di tecnica avrà l’effetto di creare avversione (Cannistrà & Hoyt, 2020) nei confronti del dubbio stesso al punto che, per evitare la realtà che teme, blocchi le risposte ai dubbi.

 

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Riferimenti bibliografici

Cannistrà, F., & Hoyt, M. F. (2020). The nine logics beneath brief therapy interventions: A framework to help therapists achieve their purpose. Journal of Systemic Therapies, 39(1), 19–34

Nardone, G., De Santis, G., (2011). Cogito ergo soffro. Quando pensare troppo fa male. Ponte alle Grazie