Le Terapie Brevi si sono rivelate estremamente utili nel trattamento di svariate problematiche che caratterizzano l’individuo, la coppia e/o la famiglia.

Partendo da una visione sistemica e costruttivista, esse considerano gli individui ed i sistemi in cui essi sono inseriti parte attiva del loro processo evolutivo e non meri organismi reattivi plasmati dall’esperienza o da caratteristiche innate.

Aspetti chiave delle Terapie Brevi con le famiglie

I comportamenti problematici non sono giudicati come una categoria così diversa da quella dei comportamenti “normali”, né come il frutto di negative influenze ambientali o di situazioni passate. Come viene insegnato presso Istituto Icnos- Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Breve Sistemico-Strategica, i comportamenti problematici si configurano come azioni con funzioni precise nel processo di adattamento tra individuo e ambiente.

Utilizzare le Terapie Brevi con le famiglie, dunque, significa approcciarsi alla terapia in modo globale ed integrato. L’utilizzo di questo mindset consente senza dubbio di comprendere a pieno un comportamento, problematico e non, in tutte le sue sfaccettature.

Selekman (1998), terapeuta familiare e di coppia, consapevole delle difficoltà che caratterizza il lavoro clinico con le famiglie, sosteneva l’importanza di alcuni aspetti fondamentali per ottenere un successo terapeutico:

  • Evitare l’uso di etichette
  • Aspettarsi che la famiglia abbia le risorse necessarie per la risoluzione del problema
  • Considerare la terapia come un rapporto di cooperazione fatto di obiettivi precisi su cui lavorare
  • Capire cosa ha funzionato e non in precedenti percorsi di terapia (ad esempio chiedendo: “Lei ha già incontrato molti terapeuti. In che cosa hanno fallito con lei che è importante che io sappia?”)
  • Concedere a ciascun membro della famiglia uno o più colloqui individuali
  • Empatizzare con quelle famiglie costrette alla terapia (ad esempio chiedendo “Quale pensa sia il motivo che ha fatto credere a X che lei abbia bisogno di una consulenza?”; “Cosa pensa che X dovrebbe vedere per convincersi che lei non ha più bisogno di venire qui?”)
  • Complimentarsi con la famiglia per ogni piccolo comportamento positivo ottenuto.

Le domande nella Terapia Breve con le famiglie

Le domande poste al sistema familiare, le persone a cui vengono indirizzate ed il linguaggio utilizzato dal clinico rappresentano solo alcuni degli aspetti che potrebbero determinare il raggiungimento di un cambiamento terapeutico. Quali possono essere le domande utili da fare ai clienti quando si lavora con le terapie brevi? Ne vediamo alcune:

  1. Le solution building questions orientano sul reperimento di eccezioni intese come modelli utili di comportamento, credenze, sentimenti che hanno aiutato il cliente a contrastare in qualche circostanza il problema. Un esempio può essere: “Mi ha dato un quadro abbastanza buono del problema ma, per avere un quadro più completo riguardo quello che bisogna fare, ho bisogno di sapere: quando non accade il problema, cosa accade invece?
  2. La miracle question  è stata sviluppata da de Shazer ed è particolarmente utile per suscitare le mete di trattamento ed una descrizione particolareggiata della situazione senza il problema: “Supponiamo che stanotte, mentre siete a casa addormentati, accada un miracolo e questo problema sia risolto. Come sapreste che il miracolo è accaduto? Che cosa sarebbe diverso?”
  3. Le scaling questions sono utili per assicurare una misurazione quantitativa del problema della famiglia al momento e del livello al quale vorrebbero trovarsi la settimana successiva. Una volta che la famiglia ha identificato la situazione del problema su una scala da 1 a 10 (essendo 10 la situazione migliore), il terapeuta negozia  cosa dovranno fare nella settimana successiva per ottenere un punto in più sulla scala. Quindi, tramite queste domande, si possono stabilire mete iniziali e realistiche per la terapia. Nel caso in cui i membri non siano d’accordo sulla meta di trattamento reciproca, bisogna stabilire mete separate e diversi progetti di lavoro.

E ancora

Nell’ultima fase della terapia può essere utile assegnare dei compiti alla famiglia oppure ad alcuni membri della stessa. Ve ne proponiamo alcuni:

  1. Compito a formula fissa: consiste nel chiedere al cliente di osservare fino alla prossima seduta tutto quello che accadrà di positivo che vorrebbe diventasse persistente.
  2. Famous guest consultant experiment: si invita ogni membro della famiglia a scrivere su un foglio due o tre nomi di personaggi famosi particolarmente ammirati. Ogni componente immagina poi quali possano essere le idee creative proposte da questi personaggi riguardo il problema.

 

Scarica gratis l'ebook sulle Terapie Brevi

Bibliografia

  • Fisch, R. Weakland, J.H., Segal, L.(1982).The Tactics of change: Doing therapy briefly. San Francisco: Jossey Bass (Tr. it. Change: le tattiche del cambiamento. Roma: Astrolabio, 1983).
  • Rizzi, A., Verrastro, V. (2014) Evolving solution-oriented Brief Family Therapy Approach with dufficult adolescents. QUALEpsicologia, 2014, 2.
  • Weakland, J. (1983). “Family therapy” with individuals. Journal of Strategic and Systemic Therapy, 2 (4), 1-9