L’importanza della direttività del terapeuta nelle terapie brevi

 

La ricerca

La ricerca che presentiamo oggi si riferisce all’approccio Cognitivo Comportamentale in relazione ai disturbi di panico e tiene in considerazione la direttività terapeutica, come aspetto che può determinare l’efficacia della terapia e(a volte) la minor durata.

Relativamente alla CBT conosciamo l’ampia mole di studi e ricerche prodotte nel corso degli anni, che hanno contribuito alla diffusione e all’applicazione della stessa.

Nello studio di oggi viene posta a confronto la Brief Cognitive-Behavioral Therapy (12-16 incontri x 4 settimane)  con una terapia “non-direttiva”; ovvero dove il terapeuta assume un ruolo passivo all’interno della relazione.

 

Gli autori hanno riassunto i risultati presentati nella discussione finale in 3 punti fondamentali:

1) La terapia Cognitivo-Comportamentale Breve, applicata per 4 sedute a settimana (60-90min) al campione descritto in precedenza, risulta più efficace di una terapia “non-direttiva” realizzata con la stessa metodologia. Riportiamo una tabella per esplicitare meglio quanto detto.

 

 

2) La terapia Cognitivo-Comportamentale Breve sembra essere una valida alternativa per coloro che, lamentando un disturbo da panico, solitamente si rivolgono alla farmacoterapia. Il 38% del campione (che ricordiamo si era presentata al servizio proprio alla ricerca di un farmaco) descrive miglioramenti tali da non rendere necessario l’utilizzo della chimica.

3) I risultati sono stati osservati su pazienti che hanno ricevuto una terapia breve di 4 settimane (4 incontri a settimana= 16 incontri totali). Mettendo in correlazione tali risultati con quelli dei percorsi “classici” CBT per il panico, della durata di 12-16 settimane, si osservano miglioramenti inferiori.

Tuttavia quest’ultima affermazione va presa con le molle. Il campione utilizzato da Craske, Maidenberg e Bystritsky era costituito da persone che ripondevano ad un annuncio per un centro medico (orientamento alla farmacologia) e quindi portati all’assunzione di farmaci. Questa variabile assume un peso importante quando si mettono a confronto più studi o ricerche.

Nella bibliografia classica riguardante l’efficacia della CBT per il panico, in cui i protocolli durano 12-16 settimane (e non 12-16 sessioni in 4 settimane), solitamente parliamo di una popolazione già “predisposta” alla psicoterapia. Nel caso presentato oggi, come già descritto ampiamente, l’atteggiamento era completamente differente; da qui una minore efficacia.

 

 

Info
  • link: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/000579169500003I
  • riferimento: Craske, M. G.,  Maidenberg, M., & Bystritsky, A. (1995). Brief cognitive-behavioral versus nondirective therapy for panic disorder. Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry, vol. 26(2), 113-1120. Doi: https://doi.org/10.1016/0005-7916(95)00003-I

 

Dott. Pier Paolo D’Alia
Psicologo
Specializzando in Psicoterapia Strategica Integrata
Terapie brevi
Terapia a Seduta Singola