La definizione del problema è uno dei cosiddetti 7 interventi fondamentali nella conduzione di una Terapia a Seduta Singola (TSS): definizione del problema- stabilire l’obiettivo- chiedere feedback – indagare le risorse e le eccezioni – identificare le tentate soluzioni disfunzionali- fare complimenti e riandare feedback e suggerimenti- fare una buona conclusione ed esplicitare la porta aperta.

Senza dubbio, una buona definizione del problema, e nel contributo di oggi vedremo cosa significa nell’ottica di una TSS, è un requisito indispensabile, direi imprescindibile, oltre che una sfida per il terapeuta molto ardita, per il buon esito di una terapia a seduta singola.

Il problema che potrebbe portare la persona, infatti, potrebbe essere molto specifico o al contrario molto astratto o confuso ma comunque rientrare in una delle possibilità che ci offrono a titolo di chiarificazione, Budman e Gurman (1988): perdita, asincronie dello sviluppo, conflitti interpersonali, sintomi specifici, questioni personali.

Focalizzazione del problema

Uno dei presupposti principali per l’efficacia e il successo di una terapia a seduta singola è  quello di essere molto focalizzata e specifica.

Questo significa, in parole povere, che il compito principale del terapeuta che si predispone ad effettuare una seduta singola, è aiutare la persona ad individuare, a definire un problema specifico su cui lavorare.

Problemi vaghi, o troppo generici, sono difficilmente affrontabili nell’ambito di una seduta singola, perché non ci sarebbe qualcosa di concreto e specifico su cui lavorare e su cui la persona difficilmente riuscirà ad attivare le proprie risorse per affrontarlo.

Un potenziale ostacolo alla focalizzazione, tra l’altro abbastanza frequente nella pratica clinica, è che la persona porti più di un problema o un problema che presenta diversi livelli al suo interno o che ha conseguenze in diversi ambiti della sua vita.

In questo caso, per aiutare la persona e allo stesso tempo massimizzare l’efficacia della seduta singola, il terapeuta può utilizzare delle domande ad hoc che aiutino il paziente a priorizzare il suo problema ed individuare un primo punto da cui partire.

Potenziali domande utili a questo scopo potrebbero essere:

  • Se questo fosse il nostro unico incontro, su quale problema si vorrebbe focalizzare e risolvere qui oggi?”
  • Qual è un cosa che vorrebbe cambiare oggi?

Il linguaggio del paziente

Allo stesso tempo, altro presupposto indispensabile è che il problema su cui si lavorerà, rispecchi il linguaggio e la rappresentazione del mondo di quella persona.

Un monito importante che deriva dal costruttivismo radicale (von Glasersfeld, 1981) e dal costruzionismo sociale (Gergen, 1999), i due pilastri epistemologici della terapia a seduta singola, è che il terapeuta non deve mai dare per scontati il proprio vocabolario, le proprie rappresentazioni del mondo e, in generale, i propri significati, o peggio ancora, presupporre che coincidano con quelli della persona che ci sta descrivendo il proprio problema.

In termini pratici, è indispensabile aiutare la persona non solo a focalizzare un problema specifico su cui lavorare all’interno della seduta singola, ma anche comprendere il significato che quel problema specifico ha per lei, in relazione ai suoi significati e alla sua rappresentazione del mondo.

Definire il problema in termini operativi: “Cosa significa per te…?”

Per favorire questo processo di focalizzazione sia del problema che del suo significato, il miglior strumento delle mani del terapeuta è portare la persona a definire il problema in termini operativi.

Questo significa portare alla luce il funzionamento del problema, chiarirne i significati per quella specifica persona, e portare alla luce non solo gli aspetti comportamentali implicati nel problema, ma anche gli aspetti interazionali e di pensiero prevalenti.

Soprattutto rispetto a persone che hanno una tendenza astratta nella narrazione, la domanda “Cosa significa per lei…ad esempio…avere poca autostima/avere poca sicurezza”, instrada la persona verso quel processo di operazionalizzazione e di chiarificazione dei significati, indispensabili per l’efficacia della seduta singola.

Definire il problema in termini operativa significa aiutare la persona, attraverso le domande giuste, ad essere quanto più concreta possibile e a fornire quanti più dettagli possibili rispetto al problema, ma non solo.

La definizione così specifica e dettagliata del problema, infatti, potrebbe addirittura produrre un primo cambiamento, portando magari la persona a rendersi conto di aver operato delle generalizzazioni o delle distorsioni nella percezione del problema (Nardone e Salvini, 2004; Talon, 1990; Bandler e Grinder, 1975; Watzlawick et al., 1974), favorendo la creazione di nuovi significati.

Quali aspetti indagare: chi, dove, come, quando

Un’efficace guida in questo processo di operazionalizzazione del problema sono le quattro domande chiave “chi”, “dove”, “come”, “quando”. Queste quattro domande sono indispensabili ai fini dell’esplorazione dei punti principali del problema e possono essere supportate da delle domande specifiche che il terapeuta potrà costruire in relazione alla natura del problema portato:

  • Il problema riguarda solo lei o anche altre persone?
  • Il problema si manifesta in alcune situazioni specifiche o in tutti i contesti?
  • Il problema si presenta sempre o solo qualche volta?
  • Rispetto a quali persone il problema è presente o più intenso?
  • Cosa significa per lei avere poca autostima?
  • Cosa fa che le fa dire di essere una persona con poca autostima?
  • È sempre così o solo alcune volte?

Avere un problema così specificatamente definito, permetterà al terapeuta e alla persona non solo di delineare un’idea molto precisa su cui poter lavorare nel corso della seduta ma anche di definire i parametri e la portata del cambiamento.

 

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Bibliografia di riferimento

Budman, S.H., Gurman, A.S. (1988), Theory and practice of brief therapy, Guilford Press, New York/Londra

Cannistrà, F., Piccirilli, F., (2018), Terapia a Seduta Singola. Principi e Pratiche, Giunti Editore, Firenze

Gergen, K. (1999), An invitation to social constructionism, Sage, London. In Cannistrà, F., Piccirilli, F., (2018), Terapia a Seduta Singola. Principi e Pratiche, Giunti Editore, Firenze

Von Glasersfeld (1981), “Introduzione al costruttivismo radicale”. In Cannistrà, F., Piccirilli, F., (2018), Terapia a Seduta Singola. Principi e Pratiche, Giunti Editore, Firenze