Obiettivo dell’articolo è quello di individuare un possibile utilizzo della Terapia a Seduta Singola nell’ambito della disabilità, in modo particolare nel lavoro con le famiglie.

La condizione di disabilità, che si tratti di un evento presente fin dalla nascita o intervenuto in seguito a un trauma, che riguardi un singolo membro o più membri della famiglia, rappresenta per il sistema familiare un evento che ne determina l’evoluzione sia in termini individuali che di gruppo familiare.

Non è difficile immaginare quanto la disabilità di uno o più figli, ad esempio, comporti riassestamenti e modifiche nel fluire naturale del ciclo di vita familiare.

La TSS in tal senso potrebbe rappresentare un’opportunità di aiuto e prevenzione di eventuali problematiche che bloccano il naturale andamento delle fasi di sviluppo e crescita della famiglia.

 

Cosa si intende per disabilità?

Prima di addentrarci nell’argomento è necessario chiarire che cosa si intende per disabilità.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la disabilità come una “limitazione o perdita (conseguente a menomazione) della capacità di effettuare una attività nel modo o nei limiti considerati normali per un essere umano” (OMS, 1980).

 

Ma quando parliamo di disabilità ci riferiamo a una unica condizione?

Quando parliamo di disabilità in realtà ci riferiamo a un insieme di situazioni che possono riguardare vari aspetti della vita di una persona. Sempre secondo l’OMS, infatti, le disabilità possono riguardare piani differenti (intellettivo, fisico, psichico o sensoriale), mostrare diversi livelli di gravità, essere di tipo permanete o transitorio oppure connotarsi per un andamento progressivo o regressivo (OMS, 1980).

 

Come vengono classificate le disabilità secondo l’OMS?

Per raggruppare le diverse forme di disabilità l’OMS ha adottato uno specifico sistema di classificazione, l’International Classification of Functioning (ICF) (OMS, 2001), in grado di superare la precedente prospettiva centrata sul singolo individuo a favore di una visione più ampia, che osserva la persona in relazione all’ambiente e al contesto sociale di appartenenza.

 

Quali sono le dimensioni su cui si basa la classificazione dell’ICF?

L’ICF classifica, cataloga e raccoglie informazioni in modo descrittivo e fornisce un quadro completo, che permette di delineare il profilo funzionale di una persona di tipo multidimensionale, tenendo conto del suo funzionamento umano a tutti i livelli, biologico, personale e sociale.

A tal fine si impiega una lista di controllo (checklist) che utilizza specifiche categorie, restituendo una descrizione del tutto neutrale del funzionamento di una persona e degli elementi che determinano la sua condizione di salute.

L’ICF poggia su cinque macroclassi: funzioni corporee (funzioni fisiologiche dei sistemi corporei e funzioni psicologiche); strutture corporee (parti anatomiche del corpo come organi, arti e loro componenti); attività (esecuzione di un compito o di un’azione); partecipazione (coinvolgimento della persona in una situazione di vita quotidiana); fattori ambientali (caratteristiche, del mondo fisico, sociale e degli atteggiamenti, che possono avere effetto, essere determinanti sulle prestazioni di un individuo in un determinato contesto).

 

Fatta questa doverosa premessa per meglio comprendere l’ambito d’intervento, in che modo la Terapia a Seduta Singola può intervenire con le famiglie in cui è presente la disabilità?

La famiglia rappresenta il primo luogo dove vengono esperite le più importanti sfide evolutive e relazionali di ciascun individuo. Le esperienze educative e le relazioni che costituiscono la vita familiare svolgono un ruolo cruciale nella crescita di ciascuno dei membri, al punto da condizionarne il futuro sviluppo psico-sociale.

Ogni nucleo familiare, nel corso della sua evoluzione inoltre, si trova ad affrontare compiti ed eventi improvvisi che richiedono un continuo processo di riorganizzazione e stabilizzazione di nuovi equilibri tra cambiamenti interni ed esterni alla famiglia.

La nascita di un figlio/a con disabilità rappresenta uno di quegli eventi potenzialmente critici che può avere ha un forte impatto sull’intero sistema familiare, sconvolgendo la quotidianità di tutti i membri della famiglia, i quali dovranno riorganizzare le proprie vite in funzione di tale situazione nuova e inaspettata.

 

Quali fasi del ciclo di vita della famiglia possono rappresentare dei momenti di particolare criticità rispetto alla disabilità?

Tutte le fasi del ciclo di vita (nascita, inserimento a scuola, adolescenza, età adulta e inserimento nella società) della famiglia possono rappresentare delle situazioni complesse da gestire all’interno di una famiglia, tuttavia tre sono i momenti più complessi che la famiglia con un figlio con disabilità si trova a dover affrontare:

  • la nascita;
  • l’inserimento a scuola, lo sviluppo delle prime autonomie personali e socio- relazionali e l’inclusione;
  • l’uscita dalla famiglia con l’inserimento nella società e nel mondo del lavoro.

 

Che tipo di intervento è possibile attuare in tali circostanze?

La Terapia a Seduta Singola, mediante l’intervento indiretto rivolto ai genitori o ad altri attori della comunità (es. insegnanti, assistenti sociali, educatori), può sostenere le famiglie nei momenti di maggiore criticità, aiutandole a focalizzare le risorse interne (relazioni familiari, rete familiare e sociale allargata) ed esterne al nucleo familiare (scuola, servizi socio-sanitari, associazioni) per agevolare lo sviluppo e la crescita dei figli con disabilità, condividendo strategie e soluzioni concrete in grado di prevenire e superare gli ostacoli che si possono incontrare.

Individuati i bisogni individuali e del contesto di riferimento sulla base dell’ICF, la famiglia in base alle specifiche fasi evolutive del figlio, può essere supportata e orientata nella messa in atto di specifiche strategie utili a sviluppare le autonomie e l’inclusione nella comunità di appartenenza, prevenendo eventuali meccanismi disfunzionali di iper-protezione o di emarginazione che possono inficiare sulla crescita del bambino.

 

Conclusioni

L’utilizzo della Terapia a Seduta Singola nel contesto delle famiglie in cui è presente un membro con disabilità può rappresentare un’importante risorsa in grado di prevenire eventuali disagi intrafamiliari e situazioni di esclusione o emarginazione sociale.

L’intervento mirato, inoltre, permetterebbe l’implementazione di servizi per la comunità accessibili e allo stesso tempo particolarmente efficaci e efficienti.

 

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Bibliografia

Cannistrà F. & Piccirilli F. (2018). Terapia a Seduta Singola: Principi e pratiche. Giunti Editore.

OMS (2001). ICF-CY. Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute. Centro Studi Erickson.

Haley, J. (1976). Terapie non comuni: Tecniche ipnotiche e terapia della famiglia. Astrolabio.

Nardone, G. (2021). Aiutare i genitori ad aiutare i figli. problemi e soluzioni per il ciclo di vita. Ponte delle Grazie.

Nardone, G., Giannotti, E., Rochi, R. (2001). Modelli di famiglia. TEA.

Scarlaccini, F., Cannistrà, F., Da Ros, T. (2017). Aiutami a diventare grande. EPC Editore