Adesso sembra che la terapia con colloquio singolo possa diventare lo standard per valutare quanto una terapia debba essere lunga e quanto successo possa avere” Jay Haley (vedi Talmon, 1993).

Rimanere in superficie o addentrarsi nel profondo?

Una delle principali critiche rivolte alla terapia a seduta singola riguarda l’accusa di superficialità. Ma cosa intendiamo esattamente per “superficialità”?

Alcuni autori sottolineano come la terapia a seduta singola possa avere un impatto limitato nella risoluzione di problemi profondi e complessi, poiché il breve periodo di tempo impiegato non permette di affrontare in modo approfondito le radici emotive dei problemi.

Ci si chiede se l’esplorazione minuziosa del problema e della persona sia davvero l’unica chiave per il successo e per un progresso positivo nella terapia.

Moshe Talmon (1990), uno dei pionieri della terapia a seduta singola, sostiene che una singola seduta possa portare a cambiamenti significativi nella persona, poiché l’obiettivo principale è quello di fornire ai pazienti gli strumenti per far emergere le proprie risorse.

L’autore enfatizza anche l’importanza di abbandonare il focus sulla terapia stessa a favore della persona.

L’approccio a seduta singola non cerca di sostituire l’approfondimento delle radici emotive: si concentra sull’empowerment della persona, offrendo strumenti pratici e supporto nella scoperta delle proprie risorse interne.

Moshe Talmon e altri autori sostengono che il focus sulla persona e il coinvolgimento attivo nella scoperta delle risorse personali possano essere fondamentali per un cambiamento significativo, anche in un breve periodo di tempo.

La terapia a seduta singola è utile per tutte le tipologie di disturbi?

Alcuni autori hanno sollevato dubbi riguardo all’efficacia della terapia a seduta singola, in quanto potrebbe non essere adeguata per affrontare disturbi mentali più complessi o persistenti che richiedono un trattamento prolungato e un sostegno continuo.

Tuttavia, la letteratura scientifica (vedi Cannistrà, F. & Piccirilli, F., 2018) ci mostra che la terapia a seduta singola non è efficace solo nel trattamento di problemi definiti “semplici”.

Infatti, può essere altrettanto efficace nel trattamento di problemi complessi, con tassi di successo compresi tra il 60% e l’80%, soprattutto quando viene pianificata in modo adeguato.

È importante notare che l’efficacia della terapia a seduta singola può essere influenzata da diversi fattori, come la pianificazione della seduta, la focalizzazione sulle risorse personali della persona e la collaborazione tra il terapeuta e il paziente

Questi studi scientifici suggeriscono che la terapia a seduta singola può essere un’opzione valida e promettente anche per disturbi mentali più complessi, nonostante le preoccupazioni sollevate dalle critiche.

Tuttavia, risulta necessario adattare il trattamento in base alle esigenze individuali del cliente per massimizzarne i benefici.

Prospettive Future

Le terapie brevi, in particolare la terapia a seduta singola, si basano sul presupposto teorico che sia possibile ottenere un cambiamento significativo massimizzando le risorse in un singolo incontro come punto di partenza per risolvere il problema, rispondendo così alle esigenze e alle preferenze delle persone che desiderano risultati rapidi e tangibili.

Tuttavia, nonostante il crescente riconoscimento scientifico della terapia a seduta singola e delle terapie brevi in generale, ci sono ancora alcune critiche da parte di coloro che sono più legati alle terapie tradizionali.

Queste critiche possono derivare da una mancanza di familiarità con l’approccio o da preoccupazioni riguardanti la sua presunta superficialità o la sua efficacia a lungo termine.

L’aumento della popolarità delle terapie brevi indica una risposta alla crescente richiesta di interventi terapeutici che siano pratici, accessibili e in grado di fornire risultati rapidi.

Questo si allinea con il desiderio delle persone di affrontare le proprie sfide mentali in modo efficace e senza dover affrontare ostacoli significativi come tempi di attesa prolungati o costi elevati.

La terapia a seduta singola rappresenta una risposta a questa necessità, fornendo un’opzione terapeutica breve e focalizzata senza la percezione di una dipendenza prolungata o di un impegno a lungo termine.

La terapia non dovrebbe essere a lungo termine o a breve termine, Dovrebbe essere sufficiente, adeguata e appropriata” (Fisch, 1982).

 

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Bibliografia

Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a seduta singola. Principi e Pratiche. Firenze: Giunti Psychometrics.

Talmon, M. (1990). Single-session therapy: Maximizing the effect of the first (and often only) therapeutic encounter. Jossey-Bass.

Hoyt, M.F. (2020). Psicoterapie Brevi. Principi e Pratiche. Italia: CISU.