A determinare il successo di una seduta singola, la focalizzazione gioca un ruolo fondamentale. Il terapeuta deve lavorare insieme alla persona alla definizione in termini operativi, concreti e precisi, non solo del problema, ma anche dell’obiettivo da raggiungere in quella singola seduta.

Nel contesto della Terapia a Seduta Singola (TSS), l’obiettivo si riferisce a ciò che si vuole raggiungere alla fine dell’incontro tenendo sempre presente che questo possa non coincidere con la risoluzione definitiva di tutti i suoi problemi.

Prima di tutto “priorizzare”

L’obiettivo nella Terapia a Seduta Singola infatti, dovrà essere definito insieme al singolo facendo un lavoro di priorizzazione, vale a dire chiedendo direttamente alla persona su quale obiettivo, dei molteplici che potrebbe portare, egli voglia concentrarsi nella seduta e che ritenga in qualche modo il più importante da affrontare per poter dire di uscire dall’incontro soddisfatto.

Questo è possibile farlo se si fa proprio il mindset specifico della terapia a seduta singola. Adottando questa mentalità, una seduta deve essere concepita come completa in sé a prescindere dal fatto che possano servire o meno altre sedute. Inoltre non si ritiene  una terapia efficace solo ed esclusivamente nel caso in cui vengano risolti tutti i problemi del paziente.

Quello che la Terapia a Seduta Singola cerca di offrire è qualcosa di concreto con la quale la persona possa uscire dall’incontro e che le permetta di condurla verso il futuro all’interno del suo percorso di cambiamento.

È per queste ragioni che la definizione dell’obiettivo è bene che sia condotta insieme al singolo nel modo il più possibile chiaro e operativo, cercando sempre di chiarire tutti quei punti e quelle terminologie vaghe e poco concrete. A tal fine una linea guida che possa dare l’idea di come farlo è il concetto di “obiettivo SMART”.

Obiettivi “SMART”

Introdotto da George T. Doran nel 1981, l’acronimo “SMART”, nasce con lo scopo di aumentare la possibilità di successo nel raggiungimento degli obiettivi riuscendo a definirli in modo preciso e di facile comunicabilità.

Per essere SMART, l’obiettivo della seduta singola dovrà essere:

  • Specifico: l’obiettivo non deve contenere elementi di vaghezza, deve essere chiaro e operativo.
  • Misurabile: bisogna porre l’obiettivo in modo che sia possibile quantificare, non necessariamente in termini numerici, il cambiamento.
  • Attribuibile: nel definire l’obiettivo è bene chiarire chi deve raggiungere l’obiettivo e se siano coinvolte altre persone.
  • Realistico: l’obiettivo della seduta deve essere raggiungibile dalla persona a partire dalle sue risorse.
  • Time related (scadenzato): al singolo devono essere chiare le tempistiche entro le quali si aspetta di riscontrare gli indici di cambiamento desiderati.

Definire prima il problema o prima l’obiettivo?

L’Italian Center for Single Session Therapy ha sviluppato un “processo modulare” per la conduzione di una seduta singola tramite il quale è possibile suddividere i principi e le pratiche in tre insiemi distinti considerabili e utilizzabili in modo indipendente l’uno dall’altro: il metodo, le manovre di base e le tecniche di comunicazione.

Per quanto concerne il metodo, ovvero dell’analisi step by step di ciò che vada messo in pratica in una seduta singola, l’Italian Center ha delineato una serie di fasi, ciascuna delle quali racchiude in sé una serie di manovre: Pre-trattamento, Fase iniziale, Fase mediana, Fase finale, Follow-up.

Secondo questo modello la fase iniziale prevederebbe come manovre l’introduzione della seduta singola, la definizione del problema, il chiarimento dell’obiettivo e l’identificazione delle priorità, il chiedere feedback costanti e lo stabilire dell’alleanza.

A questo punto potrebbe essere utile chiedersi se dare priorità alla definizione del problema o alla definizione dell’obiettivo.

L’Italian Center su questo asserisce che fondamentalmente non sembrerebbero esserci sostanziali differenze tra le due possibilità.

Prendendo atto che alcuni individui rispondano meglio cominciando dall’obiettivo e altri dal problema, la scelta del terapeuta rispecchierà sicuramente la sua preferenza.

Una modalità che metterebbe un punto sulla questione sarà quella di assecondare ciò che la persona ritiene più importante per lei.

Se il singolo è maggiormente propenso a parlare di ciò che egli vuole raggiungere allora si partirà dalla definizione dell’obiettivo, se invece mostra la volontà di affrontare ciò che lo fa stare male, è bene che il terapeuta gli lasci lo spazio, seppur contenendolo, per poterne parlare e poi passare all’obiettivo da definire in termini operativi.

 

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Bibliografia

Cannistrà F., Piccirilli F. (2018). Terapia a seduta singola. Principi e pratiche. Firenze: Giunti Psychometrics S.r.l.

Doran G. (1981). There is a S.M.A.R.T. way to write a managements goals and objectives. Ama Forum.