Perché il cambiamento fa paura?

Una delle poche certezze della vita è il cambiamento ed è proprio quest’ultimo, molto spesso, a farci finire in situazioni di blocco, di stallo, da cui potremmo avere difficoltà a uscire fuori.

In alcuni momenti il cambiamento vorremmo evitarlo, in altri potremmo perderci all’interno di estenuanti analisi logiche delle motivazioni per cui sarebbe opportuno cambiare; in altri casi, potremmo addirittura arrivare a delegare ad altri la decisione del nostro cambiamento.

Sperimentare ambivalenza nei confronti del cambiamento è assolutamente normale, anzi, potremmo definirla una vera e propria fase propedeutica all’interno del processo.

La persona, infatti, di solito è divisa tra le ragioni per cui il cambiamento andrebbe fatto (e sarebbe anche giusto e necessario) e quelle che invece porterebbero al mantenimento dello status quo (ricordiamo che il mantenimento dell’equilibrio, e quindi la resistenza al cambiamento, è una nostra tendenza naturale).

All’interno di questa ambivalenza possono trovare terreno fertile le più comuni paure legate al cambiamento, per citarne qualcuna tra le più diffuse:

  • paura di peggiorare la propria condizione (ti dice qualcosa “mai lasciare la strada vecchia per quella nuova, sai quello che perdi ma non sai quello che trovi”) …
  • paura di non essere all’altezza, di non avere le capacità per affrontare il cambiamento…
  • paura di non poter più tornare indietro e dell’irreversibilità della scelta…

Tutte queste paure nella maggior parte dei casi si traducono in una estenuante resistenza al cambiamento, con il risultato di bloccare la persona in una situazione di vero e proprio stallo o paralisi, dalla quale potrebbe non riuscire a venire fuori.

La Terapia Breve Centrata sulla Soluzione come modello elettivo per supportare il cambiamento

Di fronte a queste situazioni di blocco, di impasse, in cui la persona continua ad analizzare le ragioni a favore e contrarie al cambiamento senza successo, e ad evitare il cambiamento con stenuanti sforzi, con il risultato di accrescere la paura e il disagio, la Terapia Breve Centrata sulla Soluzione (TBCS) rappresenta, senza dubbio, un modello di terapia in grado di aiutare concretamente la persona a sbloccarsi e ad uscire dall’impasse, facendo leva proprio sulle risorse possedute dalla persona.

Sviluppata da Steve de Shazer e Insoo Kim Berg, la Terapia Breve Centrata sulla Soluzione non ha come obiettivo di analizzare il problema ma aiutare la persona a costruire la soluzione, con un’accezione non tanto al passato quanto piuttosto al presente e al futuro, quando il problema, il blocco, la difficoltà, non ci sarà più.

Presupposto fondamentale di questo approccio è che la persona possiede le competenze e le risorse necessarie per cambiare prospettiva, per cambiare la sua percezione rispetto al problema e trovare così nuovi modi più funzionali di interagire.

Gli interventi e le manovre principali della Terapia Breve Centrata sulla Soluzione per affrontare il cambiamento

  • Si parte dalle migliori aspettative della persona e non dal problema

Questa è la manovra di apertura che apre una seduta di Terapia Breve Centrata sulla Soluzione e che la differenzia dalla maggior parte degli altri modelli di psicoterapia “problema-centrici”: l’obiettivo è liberare la persona dal dove parlare necessariamente del problema, di ciò che la sta bloccando nel cambiamento, del perché non riesce a cambiare (probabilmente ha già trascorso molto tempo ad analizzare tutto ciò), lasciando comunque aperta la possibilità di poterlo fare qualora ne avesse necessità.

  • Il futuro desiderato per costruire lo scenario quando il problema non ci sarà più

Un altro intervento fondamentale della Terapia Breve Centrata sulla Soluzione è la descrizione del futuro desiderato, ovvero la descrizione dello scenario che la persona vivrà quando il problema non ci sarà più.

Questa descrizione viene agevolata dalla cosiddetta miracle question (poi aggiornata dal BRIEF nella tomorrow question) ovvero la domanda del miracolo (“immagina che questa notte mentre stai dormendo avvenga un miracolo e le tue migliori aspettative si saranno realizzate. Domani mattina, appena sveglio, qual è la prima cosa che noterai che ti dirà che è avvenuto questo miracolo?”).

Far descrivere alla persona lo scenario quando il problema non ci sarà più, andando nel dettaglio, andando nel concreto, ne facilita la messa in atto.

Non importa che la persona realizzi effettivamente tutto ciò che ha descritto: queste descrizioni fungeranno da catalizzatori dell’attuazione del cambiamento.

  • Le scale del presente e del futuro

L’utilizzo delle scale in Terapia Breve Centrata sulla Soluzione è un altro passaggio chiave fondamentale di questo modello di terapia: attraverso le scale si aiuta la persona ad individuare quello che sta già facendo, che ha già fatto per affrontare il problema, evidenziando inequivocabilmente le risorse che sono già state messe a disposizione del cambiamento.

La scala del presente, la prima ad essere introdotta in seduta, indaga attraverso delle domande specifiche, ciò che la persona ha già fatto e sta facendo, che le fa dire di essere proprio a quel gradino della scala e non ad un altro (se la persona risponde che su una scala da 0 a 10, dove 10 è il futuro desirato/la realizzazione delle aspettative e 0 l’esatto opposto, si trova a 5, le viene chiesto “Cos’è che fai che ti fa dire che sei a 5 e non a 4?).

Il focus è sempre sulla concretezza, sui dettagli che la persona sarà in grado di descrivere attraverso le domande strategiche poste dal terapeuta: l’obiettivo è portare la persona a focalizzare gli aspetti positivi già in atto, quello che già funziona e sta funzionando.

Il passo successivo sarà chiedere alla persona di notare, nei giorni seguenti, tutto quello che potrebbe indicargli di essere ad un gradino più su.

La scala del progresso o del futuro porta la persona ad arricchire ancora di più lo scenario senza il problema, focalizzando e concretizzando ciò che farà quando si troverà ad un gradino più su della scala.

In altre parole, le scale permettono di affrontare il problema in un’ottica di risoluzione, di soluzione, e non orientata all’analisi del problema (di cui la persona è già probabilmente molto esperta). Questo pone il cliente in una visione (concreta e dettagliata) di quella che potrebbe essere la strada da percorrere verso il cambiamento.

  • Complimenti, apprezzamenti e noticing per chiudere

Per aiutare efficacemente la persona ad affrontare la paura del cambiamento, sbloccando la situazione di impasse, altri interventi fondamentali nella Terapia Breve Centrata sulla Soluzione sono complimenti, apprezzamenti, feedback e soprattutto il “noticing” da parte del cliente.

L’obiettivo principale di questi interventi è riconoscere gli sforzi e l’impegno già messi in atto dalla persona, restituendole quello che sta già facendo (e che funziona) per affrontare il problema e focalizzare tutto quello che noterà nei giorni a seguire che gli diranno di trovarsi ad un gradino più su della scala.

In conclusione…

Attraverso la terapia breve centrata sulla soluzione, la persona avrà un’occasione per non continuare a concentrarsi sul problema, ma per mettere a fuoco tutto ciò che già possiede e che già sta facendo per uscire dall’impasse in cui era finita, riattivando risorse e punti di forza che saranno messi al servizio del futuro desiderato.

 

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Bibliografia

Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2021). Terapia breve centrata sulla soluzione: Principi e pratiche. EPC Editore

Miller, W.R., Rollnick, S. (2004). Il Colloquio Motivazionale. Aiutare le persone a cambiare. Trento: Centro Studi Erickson