“Dobbiamo imparare a chiedere di più, invece di dire, in una cultura che privilegia l’affermazione rispetto alla domanda. Mi ha sempre sconcertato il fatto che le conversazioni tendano ad essere definite più per ciò che viene  detto che per ciò che viene chiesto. Le domande sono date per scontate, mentre dovrebbero avere un ruolo da protagonista sul palcoscenico degli scambi umani”.

Queste parole di Edgar H. Schein, uno dei massimi esperti mondiali di psicologia sociale, sottolineano chiaramente come fare domande sia un’attività troppo spesso trascurata e data per scontata, all’interno di una cultura in cui si è soliti prestare attenzione solo al dire.

Le domande: il vero potere della Terapia Breve Centrata sulla Soluzione

Le domande rappresentano inequivocabilmente il pilastro della Terapia Breve Centrata sulla Soluzione, una forma di terapia breve relativamente recente, il cui sviluppo risale tra la fine degli anni ‘70 e gli inizi degli anni ‘80, grazie al lavoro senza sosta dei suoi ideatori Steve de Shazer e Insoo Kim Berg, e che in pochissimo tempo è divenuto uno degli approcci più studiati e apprezzati nell’ambito della salute mentale, grazie soprattutto alla concezione del tutto innovativa del paziente/cliente come portatore di risorse e competenze necessarie per partecipare attivamente al proprio cambiamento.

Utilizzando il dialogo come strumento principale per produrre il cambiamento, le domande all’interno della terapia breve centrata sulla soluzione, acquistano un valore fondamentale.

Il terapeuta non domanda per analizzare eventuali pensieri disfunzionali, per risalire alla causa del problema o  piuttosto per suggerirei al cliente risposte più funzionali ed adattive.

Al contrario, le domande nella terapia breve centrata sulla soluzione hanno lo scopo principale di portare la persona a creare spontaneamente ed autonomamente nuovi scenari e nuovi significati che la aiutino a descrivere e quindi a costruire un nuovo futuro desiderato, un nuovo modo di interagire nei suoi contesti di vita.

La Terapia Breve Centrata sulla Soluzione è una terapia basata sulla conversazione

Le domande hanno un grande potere e questa è una verità che vale non solo nel contesto terapeutico ma in qualsiasi ambito della vita.

Nel caso particolare della terapia breve centrata sulla soluzione, le domande rappresentano il più potente mezzo di intervento nella mani del terapeuta.

Attraverso le domande, infatti, è possibile concentrare l’attenzione del cliente verso specifiche direzioni, portandolo a parlare, ad espandere il problema, piuttosto che ad espandere la soluzione e quindi, in quest’ultimo caso,  portarlo a concentrarsi sui suoi punti di forza, sulle cose che sta già facendo per affrontare il problema e che stanno funzionando.

In altre parole, nella Terapia Breve Centrata sulla Soluzione la maggior parte dell’effetto è legato al tipo di domande che il terapeuta rivolgerà al cliente e alle parole che utilizzerà.

Le domande, infatti,  guidano l’attenzione della persona e possono addirittura modificare il suo stato interiore, migliorandolo o peggiorandolo.

Domande formulate male, possono generare risposte inadeguate da parte del cliente e portarlo a sviluppare un modo non efficace di affrontare i propri problemi.

Chiedere, ad esempio, “perché pensi capitino tutte a te?” focalizza l’attenzione sul problema e porterà la persona a rievocare fatti, situazioni e circostanze senza dubbio negative.

Invece chiedere “per quali cose senti di essere grato/a?” contribuisce a spostare l’attenzione del cliente su elementi positivi della propria quotidianità.

Allo stesso modo, insistere con le stesse domande, potrebbe portare il cliente a focalizzare solo una parte limitata di realtà, trascurando altri possibili punti di vista e prospettive che potrebbero contribuire alla costruzione della soluzione.

Alcuni principi operativi come guida nella formulazione delle domande in Terapia Breve Centrata sulla Soluzione

Proprio per l’importanza che le domande rivestono durante un colloquio di Terapia Breve Centrata sulla Soluzione, sono stati sviluppati alcuni principi operativi-guida fondamentali, che possono supportare il terapeuta nella costruzione e formulazione di domande efficaci:

  1. La comprensione del problema da parte del cliente o del terapeuta non è considerata una condizione necessaria per la sua soluzione: nonostante questo sia contrario alla maggior parte degli approcci in psicoterapia che sono finalizzati ad individuare la causa del problema portato dal paziente, la TBCS si concentra, al contrario sullo sviluppo di soluzioni che nella maggioranza dei casi non trovano la loro ragion d’essere nella causa del problema. Le domande, in tal senso, non dovrebbero indagare le cause del problema ma portare la persona a sviluppare e formulare il suo futuro desiderato dove il problema non è più presente o lo è in modo meno intenso;
  2. Utilizzare le domande per identificare ciò che già sta funzionando nella vita della persona, per individuare le situazioni in cui il problema non c’è o e meno frequente;
  3. Utilizzare le domande per esplorare ciò che il cliente vuole fare/essere di diverso nella sua vita, senza il problema;
  4. Utilizzare le domande per mobilitare e riattivare i punti di forza della persona in modo tale da fornire le basi per la co-costruzione di una soluzione.

In conclusione, le domande rappresentano senza dubbio il mezzo più potente che abbiamo a disposizione se vogliamo costruire delle relazioni interpersonali efficaci ed autentiche.

 

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Bibliografia 

Cannistrà, F., Piccirilli, F. (2021). Terapia Breve Centrata sulla Soluzione. Principi e Pratiche, EPC Editore

Schein, E. (2014). L’arte di fare domande. Quando ascoltare è meglio che parlare, Guerini Next