La terapia a seduta singola è un metodo che permette di massimizzare l’efficacia di ogni singola seduta. La possibilità che il cliente possa venire aiutato in un singolo incontro è stata approfondita e dimostrata in molti studi in tutto il mondo e da qualche anno si sta diffondendo anche in Italia grazie all’Italian Center for Single Session Therapy.

La semplicità e la versatilità di questo approccio permettono che sia appreso in tempi piuttosto brevi dagli psicologi e psicoterapeuti di tutti gli approcci: cognitivo-comportamentali, psicodinamici, sistemici, umanistici ecc.

Ma di cosa c’è bisogno perché ciascun professionista possa applicarlo?

Mindset da Terapia a Seduta Singola

Per poter praticare una terapia a seduta singola non è necessaria una cornice teorica o ideologica (Talmon, 2014), dato che si tratta di un metodo applicabile non solo nella psicologia clinica ma in molti ambiti della salute. La terapia a seduta singola viene usata infatti in tutto il mondo da diversi professionisti, come infermieri, assistenti sociali, medici e nel campo delle assicurazioni mediche.

Ciò che risulta invece necessario è entrare in un mindset diverso magari da quello a cui solitamente facciamo riferimento e che ci predispone a portare avanti una seduta come se fosse l’unica che abbiamo a disposizione.

Il mindset consiste inoltre in una serie di attitudini mentali che mettono in secondo piano i protocolli e le teorie in favore di un genuino interesse per l’altro, rispetto per le sue scelte e credenze e l’idea che la persona abbia già in sé le risorse per poter risolvere quel problema. Uno dei punti chiave infatti della terapia a seduta singola è quello di identificare ed enfatizzare i punti di forza di chi abbiamo di fronte.

Infine, un mindset di questo tipo serve a concentrarsi sul presente, su un obiettivo stabilito insieme, mantenendo il focus per l’intera durata dell’incontro e aspettandosi il cambiamento come possibile anche in tempi brevi.

Per riassumere questi concetti in un’unica frase, ogni sessione mira ad essere un’intera terapia (Ray & Keeney, 1993).

Devo rinunciare al mio modello?

Per poter fare terapia a seduta singola, devo rinunciare al mio modello di riferimento?

Molti terapeuti e psicologi, forse incuriositi da questa metodologia di terapia breve, potrebbero preoccuparsi di dover passare a un’altra teoria di riferimento, magari dopo anni di specializzazione ed esperienza usando il loro metodo.

La terapia a seduta singola tuttavia, più che un modello terapeutico va visto come un modo di approcciarsi all’erogazione di un servizio. Ogni psicologo o operatore sanitario è anzi incoraggiato a usare il proprio stile individuale e ad adattare le linee guida alle proprie esigenze e al contesto d’intervento.

Secondo Cummings (1990) la terapia a seduta singola può unire professionisti che non condividono lo stesso modello terapeutico ma che adottano le buone pratiche sottostanti la terapia a seduta singola, senza “tradire” o sentire minacciato il proprio approccio terapeutico.

Hoyt e Talmon (2014) sottolineano che come la terapia a seduta singola non sia opportuna con tutti i clienti, allo stesso modo non tutti gli psicologi potrebbero trovarla adatta al proprio modo di lavorare. Tuttavia proprio per questo motivo gli autori hanno evitato di formalizzare un protocollo rigido di trattamento ma hanno lasciato un certo margine di flessibilità stabilendo delle linee guida versatili.

Il metodo italiano

Il metodo italiano, promosso da Cannistrà e Piccirilli (2018), ha individuato 5 fasi, che vanno dal pre-trattamento al follow-up, evidenziando però 7 interventi fondamentali per poter accompagnare in un’unica seduta il cliente alla risoluzione del problema.

Queste azioni sono studiate per ottimizzare l’efficacia di ogni sessione e renderla utile alla persona in tempi brevi. Infatti si tratta di elementi imprescindibili per condurre una terapia a seduta singola e si ritrovano in ogni sessione.

Ciascuno di questi interventi è pensato per poter essere adottato da terapeuti di qualunque modello e soprattutto da operatori di diversi ambiti di intervento: dalla clinica ai contesti d’emergenza, dal lavoro con la famiglia alla consulenza aziendale, dalla sanità alle forze dell’ordine.

Se sei interessato a formarti in Terapia a seduta singola e vuoi avere maggiori informazioni, puoi consultare il sito www.terapiasedutasingola.it/formazione/ dove troverai tutte le indicazioni e gli approfondimenti sul workshop e sul Simposio Internazionale che si svolgerà a novembre 2023.

 

Scarica gratis l'ebook sulle Terapie Brevi

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a seduta singola. Principi e Pratiche. Firenze: Giunti Psychometrics.

Cummings, N. (1990). Brief intermittent psychotherapy throughout the life-cycle. In J. K. Zeig & S. G. Gilligan (Eds.), Brief therapy: Myths, methods and metaphors. New York: Brunner/Mazel.

Hoyt, M. F., & Talmon, M. E. (2014). Capturing the moment: Single session therapy and walk-in services. Crown House Publishing Limited.

Ray, W., & Keeney, B. (1993). Resource focused therapy. London: Karnac

Talmon, M. (2014). When less is more: Maximizing the effect of the first (and often only) therapeutic encounter. Capturing the moment: Single session therapy and walk-in services, 27-40.