Il significato del lavoro

Nella sua opera Candido del 1759 Voltaire ci ricorda che “Il lavoro allontana da noi tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno”.

Il lavoro è un elemento importante nella vita di ciascuno. A ricordarcelo è anche la nostra Costituzione. Non solo un dovere ma anche un diritto di tutti.

Attraverso il lavoro e l’espressione dei propri talenti, l’uomo e la donna hanno la possibilità di partecipare alla vita sociale, economica e culturale delle proprie comunità e dell’intera società.

Lavorare consente di realizzare la libertà e l’identità personale di ciascuno. Non solo dunque un contributo economico alla società ma un elemento essenziale che permette lo sviluppo della persona nella sua interezza.

Lavoro e dignità sono due aspetti necessari da coniugare. La povertà non è infatti solo mancanza di lavoro ma anche presenza di un lavoro non rispettoso della dignità dell’individuo.

E’ il lavoro che permette all’individuo di affermarsi dal punto di vista sociale, di essere apprezzato e stimato. Ma soprattutto di avere un’identità.

Sono uno psicologo, un meccanico, un giornalista…questo senso di appartenenza sociale dà significato e valore alle capacità personali e lega alla realtà in maniera profonda.

Il reddito e l’appartenenza sociale permettono di fare progetti, di programmare il proprio futuro, di realizzare sogni e desideri, di concedersi svaghi e piaceri. In buona sostanza le gratificazioni economiche e sociali che derivano dal lavoro, consentono di costruire e alimentare la propria crescita personale, con ripercussioni in altri ambiti della propria vita.

Lo psicanalista e sociologo tedesco Erich Fromm diceva che il lavoro è il grande emancipatore dell’uomo. Un motore, una spinta verso la crescita e lo sviluppo. Occupa il nostro tempo e ci permette di lasciare un segno del nostro essere, nella società.

A rendere il lavoro poco rispettoso della dignità della persona sono la precarietà, le condizioni economiche non adeguate, i luoghi di lavoro non consoni, le condizioni lavorative discriminanti o disumane.

Forse oggi il filosofo francese Voltaire terrebbe conto anche di un quarto male: lo stress.

Lo stress lavoro correlato

 Lo stress è una risposta cognitiva, emotiva e fisica che viene data a situazioni che portano un carico tale da far sentire la persona impossibilitata a fare fronte a certi stimoli e certe sollecitazioni.

Le situazioni, i cosiddetti eventi stressanti o stressors, possono riguardare la vita affettiva, familiare, sociale, lavorativa. A entrare in gioco poi ci possono essere eventi di vita, gioiosi o tristi (nascita, morte, separazioni…), fattori ambientali, eventi imprevisti, paure, aspettative tradite.

Insomma tutto quanto provoca incertezza o timore di non essere all’altezza, scatena nell’individuo la necessità di adattarsi a nuovi equilibri e questo comporta cambiamenti e definizione di nuovi assetti.

La risposta che diamo agli eventi non è la stessa per tutti perché ad entrare in gioco sono le percezioni, i valori, la capacità di adattamento, il modo di pensare, le risorse a disposizione, le credenze.

L’evento stressante è una scossa di terremoto. Rimette in gioco tutto e talvolta anche in maniera positiva. Ci permette infatti di scoprire nuove strategie e nuove risorse, che in precedenza non erano state considerate o riconosciute.

Tra gli eventi stressanti, il lavoro riveste di certo una grande importanza alla luce di tutto quanto è stato in precedenza evidenziato rispetto alla determinante funzione che esso riveste nella vita di ciascuno e nella società.

Nel nostro Paese il decreto legislativo n. 81 del 2008 norma l’obbligo del datore di lavoro di valutare e gestire il rischio dello stress correlato al lavoro a tutela della salute e della sicurezza del lavoratore.

Pianificazione dei compiti, orario, carico e ritmo di lavoro, ruolo, rapporti interpersonali, autonomia decisionale sono alcuni degli elementi che entrano in gioco nella valutazione di tale rischio. Rischio che rappresenta una delle patologie più diffuse nel mondo del lavoro.

Quando lo stress è associato ad una condizione prolungata e intensa può provocare malessere fisico, psichico e determinare patologie che limitano non solo il rendimento lavorativo ma anche quello sociale, personale, psicologico.

L’utilità della Terapia Breve

L’approccio della Terapia Breve sarà conoscere il problema attraverso la sua soluzione, ovvero attraverso le strategie da mettere in atto che puntano al cambiamento.

Conoscere il modo attraverso cui il problema viene affrontato dalla persona, consente di individuare le modalità disfunzionali che vengono date in risposta ad una determinata situazione.

Individuare le tentate soluzioni disfunzionali, per bloccarle e trasformarle in risposte funzionali. Sarà questo l’obiettivo. Il terapeuta farà sperimentare, facendo da guida, esperienze concrete e nuove per dare alla persona la capacità di gestire nuove realtà.

Le percezioni avranno così la giusta forza per trainare le reazioni e queste ultime il potere di creare nuove consapevolezze.

Lo stress crea nella persona un eccesso di consapevolezza rispetto alla situazione problematica vissuta e a ciò che la innesca. Una profonda conoscenza del problema e delle sue cause ma una scarsa capacità di fare qualcosa di diverso, di dare una risposta differente all’evento stressante.

La Terapia Breve, attraverso manovre ed esercizi comportamentali e mentali ad hoc, ha la capacità di produrre cambiamenti rapidi e efficaci.

Arricchire schemi e pensieri, correggendoli e integrandoli con pensieri più funzionali.

L’obiettivo sarà quello di permettere alla persona di riappropriarsi del proprio benessere e di dare allo stress una nuova risposta.

 

Bibliografia

Fromm E. (1996) – I cosiddetti sani – Milano: Mondadori

Cannistrà F., Piccirilli F. (2021) – Terapia Breve Centrata sulla Soluzione –Roma: EPC Editore

https://www.lostudiodellopsicologo.it/disturbi/lavorare-stress/

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