[Il caso clinico in questione NON è reale. Si tratta di un esempio che prende spunto da più situazioni modificate e rese irriconoscibili]

Ilda (nome inventato), 27 anni, da circa un mese ha paura di prendere il treno e dell’alta velocità. Per lei, con la passione di viaggiare per il mondo, questo è un problema che la fa sentire paralizzata e in gabbia.

 

T: “Ilda, quali sono le tue migliori aspettative da questo incontro?”

I: “Mi piacerebbe tornare come prima, quando viaggiavo e mi sentivo libera, senza la paura di morire sul treno per la velocità e senza la paura che il conducente perda il controllo andando fuori binario”.
T: “Che differenza farebbe per te tornare come prima, quando viaggiavi ed eri libera, anche dalla paura?”

I: “La mia passione è viaggiare, posso conoscere il mondo, le abitudini delle varie culture e questo mi fa sentire davvero me stessa, invece oggi mi sento in gabbia”.

T: “Certo lo capisco, quando le passioni vengono bloccate ci si sente proprio così. Quindi se tornassi a riappropriarti della tua libertà di viaggiare anche in treno senza paura, ed essere te stessa, troveresti utile questo incontro?”
I: “Si, assolutamente”.
T: “Ilda, ti faccio una domanda un po’ bizzarra…

Immagina che stanotte, mentre stai dormendo, avvenga un miracolo, ossia che hai raggiunto le tue aspettative, la tua amata libertà di viaggiare senza più paura. Poiché stai dormendo, non ti rendi conto che è avvenuto il miracolo. Al mattino svegliandoti te ne accorgi. Qual è la prima cosa che noti di diverso che ti fa dire che il miracolo è avvenuto?” (Miracle Question)
I: “Che mi sveglio di buon umore e penso a fare colazione, vestirmi e non far tardi al lavoro. Sarei soddisfatta e non sarei triste per il fatto di dover usare l’auto di papà, perché il solo pensare al treno e alla velocità mi fa paura”.

T: “Quindi fai colazione e poi ti vesti. Cosa pensi di indossare?” (Descrizione di dettagli del Futuro Desiderato)

I: “Le cose che più mi piacciono. La camicia che ho preso a Praga e il mio Jeans preferito”.

T: “Ok. Quindi ti svegli con il buon umore, fai la tua colazione preferita e ti vesti con le cose che più ti piacciono. E poi cos’altro noteresti che ti fa dire che sei tornata come prima, libera di viaggiare?” (Ulteriore esplorazione del Futuro Desiderato)

I: “Che vado al lavoro col treno senza chiedere l’auto a mio padre, che poverino ora va a piedi con i mezzi”.

T: “Lui come la prenderebbe vedendo che non prendi la sua auto ma il treno?” (Domanda interazionale)

I: “Sarebbe contento perchè si riappropria della sua auto. E poi mi vedrebbe di nuovo felice e soddisfatta”.

T: “Chi altro si accorgerebbe che sei di nuovo libera, felice e soddisfatta?”

I: “Sicuramente le mie amiche. Perché organizzerei il nostro viaggio a Vienna per Natale. Prenoterei l’hotel e guarderemmo già i locali e i luoghi caratteristici da visitare. E poi che siamo di nuovo insieme sul treno per andare a lavorare, e passiamo il tempo a ridere e rilassarci. Guardo fuori dal finestrino e non faccio nemmeno caso alla velocità”.

T: “Cos’altro t’immagini fare di diverso?”

I: “Mah, guarda, metterei i tacchi e mi sentirei pure stabile. E sorriderei”. (sorride)

T: “Ok Ilda. Immaginiamo adesso di avere davanti una scala che va da zero a dieci. Dove 10 è tutto ciò che hai descritto fino ad ora, e zero è l’esatto contrario. Dove ti posizioneresti adesso?” (Scala del presente)

I: “Dopo aver parlato con te mi sento di dire sei”.

T: “Perché sei e non meno?”

I: “Perché in fondo mi sono accorta che ho sempre ottenuto quello che volevo e quindi ho quella sensazione che lo posso riavere. Poi, sono riuscita ad arrivare ad Ancona nonostante stessi male. È stato terribile, ma non ho tirato la leva per fermare il treno come avrei voluto. Ho sentito la musica, ho guardato il cellulare, ho contato il tempo che passava, ‘mancano 50 minuti… ok, meno 10, meno 15’… ”.

T: “Questo cosa ti fa dire di te?”

I: “Beh, che ce la posso fare. Che sto facendo la cosa giusta anche nel venire da te, senza aspettare e rassegnarmi”.

T: “Ilda, poniamo che nei prossimi giorni tu ti renda conto di essere già un gradino più su, ossia che sei a 7. Da cosa te ne accorgeresti?” (Scala del Progresso)

I: “Forse proverei a prendere il treno, magari anche solo per 10 minuti. E potrei guardare fuori dal finestrino fin dall’inizio, così da vedere la gradualità della velocità e rendermi conto che in fondo è quella di sempre. Penserei che la velocità è computerizzata, come ha detto papà. Telefonerei ad una amica e ascolterei Ligabue”.

T: “Grande Ligabue. Cos’altro ti farebbe dire che sei a 7?”

I: “Che mi sveglio la mattina un po’ meno in ansia e indosserei qualcosa che mi piace”.

T: “Chi si accorgerebbe che sei a 7?”

I: “Mio padre e le mie amiche, perché gli direi che ho fatto la prova e che ho gestito la paura della velocità del treno, e sarei più partecipe nell’organizzare il viaggio natalizio. Guarderei hotel, soettacoli caratteristici”.

T: “Ilda, allora per la prossima volta ti invito a far caso a eventuali cambiamenti, anche piccoli, che possono verificarsi. Alcuni li noterai e li dimenticherai, altri li ricorderai e di questi ne parleremo assieme. Ok?”

Nelle sedute successive, arriva sempre molto sorridente.

È riuscita a prendere il treno per andare a lavorare.

Ha fatto la prova di 3h per prepararsi al viaggio per Vienna e, seppur con momenti di tensione, è riuscita nel suo intento. I pensieri di paura sono stati brevi e gestibili ed è molto contenta.

Esplora tutte le novità che ha vissuto e che le danno speranza di riuscire a ritornare libera. Raggiunge il suo 9 sulla Scala del presente.

Dopo 5 sedute, Ilda dichiara di aver riacquistato la sua libertà e spensieratezza e sente di poter conquistare il mondo… di nuovo.

 

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