Volendo inquadrare il contesto di pensiero entro cui si sviluppa la terapia centrata sulla soluzione, si deve far riferimento agli asssunti dell’epistemologia costruttivista, sin dagli ultimi anni Settanta del Novecento. Varela e Marturana (Marturana,Varela, 1985), nel teorizzare i sistemi autopoietici ponevano le basi per un cambio di mindset relativo all’osservazione dei sistemi complessi. Il sistema autopoietico capace di autogenerarsi è un costrutto fondante del meccanismo di messa in atto del cambiamento in seno alle terapie brevi.

La terapia centrata sulla soluzione di De Shazer e Insoo King Berg, si sviluppò negli anni Ottanta,

gli studi di De Shazer e Insoo Kim Berg iniziarono al MRI (Mental Research Institute) e verso la fine degli anni Settanta  Richard Fish, Paul Watzlawick, John Weackland, approfondirono una serie di ricerche sul cambiamento, sull’omeostasi nei sistemi e sui tipi  logici, compiute al Brief Therapy Center di Palo Alto, i cui risultati sono espressi in pubblicazioni come Change: sulla formazione e la soluzione dei problemi (Watzlawick, Weackland, Fish, 1974).

In tale clima e contesto di ricerca, dagli anni Ottanta del Novecento De Shazer e la moglie Insoo Kim Berg iniziarono a sviluppare le proprie ricerche, chiedendosi sulle dinamiche familiari (a livello sistemico) e interrogativi dai quali nacque e si sviluppò la Terapia centrata sulla Soluzione (Solution Focused Brief Therapy).

In cosa consiste?

La terapia centrata sulla soluzione si concentra sulla risoluzione delle evidenze o problemi, attuando il “discorso sulla soluzione” (solution talk), focalizzando il paziente sul “Futuro desiderato” per introdurlo direttamente alla co-creazione della sua nuova realtà futura, definendo gli obiettivi della terapia e “descrivendo come sarà effettivamente la sua vita una volta che li avrà raggiunti”(de Shazer et al., 2007; Macdonald, 2007, in Cannistrà, Piccirilli, 2021, p.57).

La terapia breve centrata sulla soluzione si basa sull’importanza del linguaggio e su tecniche di co-costruzione della realtà, assumendo come base anche le intuizioni di Wittgenstein del XX secolo, secondo cui “i limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo” (Wittgenstein,1953) definendo l’importanza del “limite” del linguaggio come fattore di creazione di realtà, oltre che i vantaggi della significazione come processo poietico di realtà.

Il meccanismo è confermato e ben conosciuto anche alla terapia breve: “le persone pensano di vivere nei loro corpi […] in realtà le persone vivono nelle loro lingue”(Szasz, in Cannistrà, Piccirilli, 2021, pag.53).

Vivere nella propria lingua, significare attraverso il limite del proprio linguaggio, e anche l’inverso della frase Wittgensteiniana, ossia: i limiti del mondo secondo quelli del linguaggio, rappresentano l’essenza dei processi con cui la realtà modellata si adatta, a quella di partenza, tale da permettere il cambiamento dello stato del paziente-cliente.

Una delle manovre principali: la Miracle Question

Tra le tecniche utilizzate dalla terapia centrata sulla soluzione emerge quella della Miracle Question, che consiste nel chiedere al paziente di immaginare un futuro possibile senza il problema focalizzando la soluzione al posto del problema e attivando così il paziente alla risoluzione del problema che lo ha condotto in terapia.

La terapia centrata sulla soluzione permette uno spostamento dal Problem Solving al Solution Building, di cambiare modo di organizzare il discorso e quindi di parlare: spostando il paziente da un iniziale problem talk al solution talk.

Riflessione e pratica, quella epistemologica della terapia centrata sulla soluzione, che sposta l’attenzione sul futuro per risolvere problemi partendo dal qui e ora: Il futuro nel presente e non più il futuro dal passato.

 

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Bibliografia

Cannistrà, Piccirilli, (2021). Terapia Breve centrata sulla soluzione, principi e pratiche,EPC Editore, Roma.

de Shazer S. et al. (2007) More Than miracles: The State of the Art of Solution Focused Brief Therapy, Haworth Press.

Maturana,Varela, (1987) L’albero della conoscenza, Garzanti.

Varela, F., Marturana, H., R., (1992) Autopoiesis and Cognition. The Realization oF the Living, by D. Reidel Publishing Company, Dordrecht, Holland (Trad. it di Alessandra Stragapede, Marsilio Editori Spa,Venezia, III ed.

Watzlawitck, P., Weacland, J., H., & Fish, R., (1974). Change:Principles of problem Formation and Problem Resolution. Norton (Tr. it. Change. La formazione e la soluzione dei problemi. Astrolabio-Ubaldini, 1974).

Wittgenstein, L. (1990) Tractatus logico-philosophicus e Quaderni 1914-1916, Einaudi, Roma.

Wittgenstein, L., (1953). Philosophical investigations.Basil Blackwell. (Tr.it Ricerche Filosofiche.Einaudi, 2009).

 

Articolo di : Luisa Cianciamino