Gestire un’emozione come la rabbia è tutt’altro che semplice. In questo articolo andremo a vedere come approcciarsi alla gestione della rabbia grazie alla terapia strategica.

La rabbia è negativa?

La rabbia non gode di una buona fama. Non è raro che i pazienti vengano in studio perché non vogliono provare questa emozione, vogliono liberarsene. Ma la rabbia, come tutte le emozioni, ha la sua utilità. Quello che crea il problema non è tanto provarla, quanto gestire la rabbia.

La rabbia, infatti, serve ad attivare la persona quando qualcosa sta ostacolando il raggiungimento dei propri risultati. Aiuta a canalizzare l’attenzione e le energie nel raggiungimento dei propri risultati.

Come detto poco sopra, spesso è proprio l’emozione stessa ad essere vissuta come problema. E di conseguenza ad essere gestita male. Vediamo come.

Le tentate soluzioni disfunzionali di chi non sa gestire la rabbia

Uno dei cardini della terapia strategica è la ricerca e conseguenze modifica delle tentate soluzioni disfunzionali.

Le tentate soluzioni disfunzionali sono dei comportamenti che la persona mette in atto per risolvere i propri problemi ma che sono, per l’appunto, disfunzionali. Esse, se reiterate, manterranno o addirittura peggioreranno il problema.

È quindi molto importante riuscire ad individuarle, perché la terapia sarà basata proprio sulla modifica di questi comportamenti disfunzionali.

Per chi ha difficoltà nel gestire la rabbia, le tipiche tentate soluzioni disfunzionali sono:

  • Trattenere la rabbia, cercando di ignorarla e contenerla. La rabbia è un’emozione esplosiva, carica di energia. Se queste energie vengono trattenute, il rischio sarà quello di “implodere”, facendo ritorcere questa emozione contro noi stessi.
  • Sfogare la rabbia, scaricandola senza scopo né direzione. Una seconda strategia può essere appunto quella di cercare di abbassare e di liberare le energie che la rabbia ci sta facendo provare. Oltre ad avere conseguenze poco piacevoli, questo sfogo anarchico non porta a nessun sollievo. Anzi, è stato dimostrato che sfogare fisicamente la rabbia non fa altro che aumentarla.

Prescrizioni per gestire la rabbia

Le prescrizioni in terapia strategica, spesso controintuitive e paradossali, hanno lo scopo di agire proprio sui meccanismi che mantengono il problema. Mettendo in atto le prescrizioni, la persona modificherà la propria esperienza rispetto al problema, andando a costruire una nuova realtà.

La persona sarà inizialmente invitata, attraverso metafore calzanti, ad intuire che la rabbia non può essere ignorata né lasciata esprimere in maniera disordinata. A questo scopo può essere utile evocare l’immagine di un fiume in piena. Più si cerca di arginarla e più è probabile che rompa gli argini e travolga tutto.

Come farla fluire in maniera ordinata, quindi?

La scrittura è un ottimo strumento per riuscire a gestire la rabbia. La persona può essere invitata a scrivere al bisogno, oppure in un appuntamento giornaliero.

Scrivere la rabbia al bisogno. Quando la persona sente che la rabbia sta aumentando, potrà canalizzarla sul momento sfogandola su un foglio di carta. Dovrà scrivere tutto ciò che sta provando e pensando verso la persona o la situazione che sta causando la rabbia, e fino a che non si sarà liberato.

Scrivere la rabbia quotidianamente. Può essere utile quando la persona sta provando quest’emozione da diverso tempo, nei confronti di una persona o di una situazione. Il cliente sarà invitato quotidianamente a scrivere delle lettere di rabbia a chi o cosa la sta causando. Dovrà riuscire ad esprimere e a raccontare la rabbia che prova il più meticolosamente possibile, dando sfogo a tutto ciò che gli passa per la mente.

È molto importante che la persona non rilegga quanto ha scritto. Una volta che la rabbia è stata fatta fluire sul foglio, è fuori da sé ed è bene che lì rimanga.

 

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Riferimenti bibliografici

Cagnoni F., Milanese R. (2009). Cambiare il passato. Superare le esperienze traumatiche con la terapia strategica. Ponte alle grazie: Firenze

Nardone G. (2019). Emozioni. Istruzioni per l’uso. Ponte alle grazie: Firenze