“Confessare una debolezza è un gesto di superiorità”

Dino Basili

 

Tutti di fronte alle sfide non ci sentiamo sempre sicuri.

Ci sono situazioni nella vita che ci mettono alla prova e di fronte alle quali la paura ci blocca.

Può trattarsi di un esame, di un discorso in ufficio, di una presentazione, di una gara sportiva o di qualsiasi altro evento in cui è richiesta una performance.

Sono eventi che generano ansia, paralizzano e spesso poi conducono al fallimento.

L’ansia da performance

Il concetto di “ansia da prestazione” viene ricondotto a tutte quelle situazioni in cui è richiesta una prestazione, una scelta o messa alla prova di natura varia (lavorativa, scolastica, sportiva, sessuale…) e in cui l’individuo teme il fallimento.

L’approccio strategico permette di affrontare l’ansia da prestazione attraverso tecniche mirate e concrete tese a gestire l’ansia e superare i blocchi.

Le soluzioni tentate che bloccano

La terapia Strategica non cerca le cause ma i comportamenti che mantengono in vita il problema:

  1. L’eccessivo controllo:

inibire delle reazioni o dei comportamenti che sono spontanei nel tentativo di controllarli conduce all’effetto paradossali di bloccarli.

La storia del millepiedi viene spesso utilizzata come metafora in Terapia per spiegare questo processo che cortocircuita su se stesso.

C’è una storiella che spiega bene questo meccanismo:

Un millepiedi aveva sempre camminato senza alcun problema per le sue terre. Un bel giorno passò di li una formica curiosa e chiese al millepiedi come potesse riuscire a camminare così bene senza cadere: con tanti piedi per lei era un miracolo che non inciampasse in qualche ostacolo. Molto turbato da questa idea, il millepiedi cominciò a prestare attenzione a dove metteva ogni zampina, e in breve tempo non riuscì più a camminare”.

Il tentativo di assumere il controllo porta alla perdita del controllo stesso.

Infine gli esiti possibili di questo circolo vizioso sono:

  • Evitare tutte le situazioni temute
  • L’ansia sfocerà in attacchi di panico
  1. Parlare

Sfogarsi o cercare rassicurazioni rispetto all’ansia non è funzionale poiché il parlare diventa un concime che nutre la pianta dell’ansia: più se ne parla e più l’ansia cresce e si amplifica.

  1. Evitare o procrastinare

Di fronte a una situazione sgradevole  o paurosa la reazione è quella di fuggire.

Tuttavia l’evitamento non riduce l’ansia, bensì l’aumenta.

Ogni volta che la persona si evita da un lato si conferma la sua incapacità di affrontare la situazione e dall’altro che la situazione è effettivamente pericolosa.

  1. Anche il perfezionismo gioca un ruolo nel blocco della performance: si cerca di essere impeccabili e vengono posti standard personali elevatissimi e irragionevoli che conducono all’esito paradossale di non riuscire mai a raggiungere l’obiettivo.

Tutti queste tentate soluzioni verso il problema sul momento sembrano funzionali; in realtà sul lungo termine mantengono in vita il problema e lo alimentano.

Dai problemi alle loro soluzioni

Le prescrizione nella Terapia Strategica sono contro intuitive e paradossali e agiscono sui meccanismi che alimentano il problema. La persona attraverso questi esercizi compie un esperienza emozionale correttiva che modifica di conseguenza la percezione che ha della realtà.

Una prescrizione utilizzata per il blocco della performance è la tecnica del “come peggiorare”: si invita la persona a pensare ogni mattina a tutto ciò che potrebbe fare per peggiorare il suo problema o mantenerlo esattamente così com’è.

La logica è quella del paradosso: più la persona prende coscienza dei comportamenti che mantengono il problema e più sarà portata a bloccarli rendendosi conto che sono strategie fallimentari.

Una tecnica principe che viene utilizzata per l’ansia da perfomance è “Dichiarare il perturbante segreto

Quello che si chiede alla persona che verrà colta dall’ansia nel momento stesso della performance è di rendere pubbliche,esplicitare il disagio emotivo che sta vivendo in quel momento.

cari colleghi, scusatemi in anticipo se durante questa mia presentazione potrà capitare che io arrossisca, cominci a sudare o perda il filo del discorso, perché sapete, ultimamente non mi sento molto bene.”(Nardone, 2000) .

La logica da utilizzare è quella di spostare l’attenzione dal tentativo di mantenere il controllo e non far trapelare le sue emozioni alla prestazione in sé.

Tutte le debolezze o le difficoltà possono costituire una risorsa se si impara ad accettarle e a gestirle.

 

Riferimenti bibliografici:

Nardone, G. (2000): “Oltre i limiti della paura. Superare rapidamente le fobie, le ossessioni e il panico. Milano, Rizzoli.

Nardone, G. (2013: “Psicotrappole. Ovvero le sofferenze che ci costruiamo da soli: imparare a riconoscerle e combatterle”. Firenze, Ponte delle Grazie.

 

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