Se vuoi vedere, impara ad agire
Così recita l’imperativo estetico di Heinz von Foerster, che esprime in questa breve frase un
aspetto fondamentale dell’apprendimento umano: impariamo in primis tramite l’esperienza. E più le esperienze sono diversificate tra loro, più arricchiamo il nostro bagaglio e le nostre
competenze.
L’essere umano ha la necessità di sperimentare, di agire tramite comportamenti e vivere in
prima persona le emozioni, che in questo modo si consolidano nella mente e diventano
esperienza, che modifica il sentire.
Agire, dunque, è il primo passo per produrre un cambiamento, per generare una crescita e
fare acquisire nuovi punti di vista.
Tuttavia, la maggior parte delle psicoterapie ritiene che per poter cambiare un comportamento o una situazione problematica di un paziente sia necessario modificarne prima il pensiero e solo dopo si può cambiare il suo agire.
La Terapia Breve Strategica parte dalla premessa contraria. E’ proprio grazie al passaggio
primario attraverso l’esperienza concreta e l’azione, e solo successivamente alla cognizione,
che si determina il cambiamento nel modo di percepire la realtà e di interagire con essa.
Viene quindi superata la necessità di basare il percorso terapeutico su insight o analisi
approfondite della psiche del paziente al fine di renderlo cosciente, consapevole e
razionalizzare il suo agire.
Soprattutto perché ogni sistema, per il principio dell’omeostasi, resiste al proprio
cambiamento e rendere la persona consapevole prima che questo avvenga, significa mettere
in guardia il suo sistema.
Il terapeuta strategico è quindi orientato in primo luogo all’azione, in quanto permette di
disinnescare il sistema disfunzionale del paziente e le tentate soluzioni che mantengono il
problema.
Questo si cerca di farlo senza che il paziente se ne renda conto o gli venga data una
dettagliata spiegazione, proprio per aggirare la resistenza al cambiamento.
Si procede facendo vivere al paziente nuove esperienze percettive e reattive più funzionali, e
solo dopo che il cambiamento è stato prodotto si passa alla ridefinizione, a livello cognitivo,
di ciò che è stato vissuto, andando a rafforzare quel cambiamento e rendendo il paziente
consapevole.
Imparare agendo. Le diverse modalità di apprendimento.
Quando si tratta di nuovi apprendimenti, è proprio l’esperienza concreta che determina il
cambiamento del nostro modo di percepire e reagire nei confronti della realtà. Solo dopo che
si è prodotto il cambiamento, o il nuovo apprendimento, la cognizione permette di ripeterlo e
riapplicarlo con consapevolezza.
Esistono diverse forme di crescita o apprendimento (Nardone, 2008), conseguenti ad un
cambiamento, vediamole di seguito.
L’apprendimento graduale, un percorso fatto di difficoltà crescenti, è quello più classico e che conosciamo dall’infanzia.
L’apprendimento catastrofico o ad effetto scoperta. Questo è meno consapevole del
precedente e viene spesso innescato da un’esperienza emozionale correttiva (F.Alexander,
1946), ovvero una situazione in cui la persona attraverso la sperimentazione casuale (o
apparentemente casuale, nel caso delle indicazioni terapeutiche) di determinate sensazioni, si
trova ad essere capace di ciò che prima non riusciva a realizzare.
L’apprendimento esponenziale o ad effetto valanga, detto anche globale o sistemico. In
questo caso inizialmente si comincia con un apprendimento graduale per poi unire i singoli
gradini in un insieme che però ha caratteristiche ampliate rispetto alle parti che lo
compongono. Si sperimenta una qualità emergente che prima non c’era.
Tuttavia, anche una volta raggiunto un nuovo apprendimento spesso questo non è sufficiente
per far si che si realizzi una vera e propria crescita percettiva. Per arrivare a questo nuovo tipo
di consapevolezza c’è bisogno di una fase chiamata di consolidamento, ovvero un periodo in
cui la persona mette in pratica le sue nuove conoscenze in maniera flessibile in diverse
situazioni, accumulando nuove esperienze e piano piano aumentando la fiducia nelle proprie
risorse, che diventano acquisite e resteranno nel tempo.
Il cambiamento così generato, proveniente appunto dall’agire, diventa sempre più spontaneo
e consolidato.
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Riferimenti bibliografici
Nardone, G., Watzlawick, P. (1990). L’arte del cambiamento. Milano: Ponte alle Grazie.
Watzlawick, P. (1981). La realtà inventata. Milano: Feltrinelli, 1988.
Sitografia
https://www.lostudiodellopsicologo.it/psicologia/percezioni-aspettative/ sito consultato in data 26/11/2022
sito consultato in data 26/11/2022