“L’adolescenza rappresenta la fase del ciclo di vita in cui il bisogno di rischiare, inteso come assunzione di rischi in termini comportamentali, si esprime con particolare intensità.

Esso si manifesta tramite numerosi comportamenti di sperimentazione che fanno parte dei normali processi di sviluppo.

Si tratta di condotte che consentono all’adolescente di mettere alla prova le proprie abilità e competenze, di concretizzare i livelli di autonomia e di controllo via via raggiunti e di sperimentare nuovi e diversificati stili di comportamento. […].

Tuttavia, tale assunzione di rischio può portare l’adolescente a mettere in atto comportamenti estremamente dannosi per la propria ed altrui salute” (Malagoli Togliatti, 2004, 67).

Quali sono i compiti di sviluppo degli adolescenti?

L’ adolescenza, dunque è un periodo di transizione in cui l’adolescente è chiamato ad assolvere diversi compiti chiamati da Havighurst (1948) “compiti di sviluppo”.

Gli adolescenti sono chiamati a compiere secondo l’autore diversi compiti. Ad esempio, instaurare nuove relazioni con i coetanei di entrambi i sessi. Quindi acquisire un comportamento socialmente responsabile attraverso una mediazione fra bisogni interni ed esigenze sociali.

Il rapporto con i coetanei ha il ruolo di addolcire il complesso processo di crescita attraverso la condivisione e il senso di appartenenza.

Un altro compito importante è conquistare un ruolo sociale femminile o maschile, ovvero la convinzione stabile di appartenere all’uno o all’altro sesso e di identificarvisi.

L’immagine corporea viene messa in crisi dai cambiamenti della pubertà e necessità di essere ristrutturata ed assimilata come facente parte di una nuova identità.

Infine, acquisire un sistema di valori e una coscienza etica, ovvero interiorizzare norme e valori stabili e coerenti con la propria identità.

Come riconoscere i segnali di un disagio che va al di là dei “normali” processi di cambiamento?

Bisogna tenere presente che, per quanto i cambiamenti e le varie manifestazioni problematiche siano fisiologiche in questa fase, è importante fare attenzione ai diversi campanelli d’allarme manifestati dal giovane per cui un comportamento da fisiologico può diventare un segnale di disagio.

Le manifestazioni di uno stato di sofferenza possono essere rilevate attraverso diversi segnali.

1. Gruppo dei pari

Ad esempio bisogna fare attenzione, quando gli adolescenti iniziano ad avere una rete relazionale povera con una carenza oppure assenza di validi rapporti amicali e di rapporti di confidenza extra-familiari.

2. Conflitti con i genitori

Spesso conflitti molto forti e quotidiani con i genitori oppure esigenze di supporto della famiglia caricate sulle spalle dell’adolescente costituiscono un peso improprio e possono essere considerate un fattore di rischio per l’adolescente.

3. Difficoltà a scuola

Fare attenzione a quando hanno problemi scolastici, quando il rendimento cala drasticamente, perdono completamente interesse per la scuola e non desiderano andarci. Un altro fattore significativo di sofferenza è quando gli adolescenti hanno difficoltà a riconoscere con chiarezza i propri obiettivi di vita, la propria identità, quando riducono drasticamente le proprie attività o sentono un’assenza completa di progetti per la propria vita.

4. Attenzione al corpo

Un altro aspetto da considerare come segnale di rischio è quando manifestano un forte disagio per il proprio corpo e spesso iniziano ad avere un rapporto problematico con il cibo, come ad esempio un’alimentazione in eccesso o rifiutano il cibo con ripercussioni sul peso corporeo.

Anche i disturbi psico-fisici, necessitano di attenzione, per esempio quando si evidenzia stanchezza, somatizzazioni, disturbi del sonno, insicurezza, pianto immotivato, tendenza all’isolamento, aggressività, comportamenti evitanti e ripetitivi. Oppure quando manifestano atti di autolesionismo attraverso pensieri o veri e propri comportamenti.

In conclusione…

Diversi autori sottolineano che i comportamenti a rischio negli adolescenti hanno la funzione di consentire loro di “raggiungere obiettivi di crescita personalmente e socialmente dotati di senso nel momento della transizione adolescenziale” (Bonino et al., 2003, 26).

Dunque, considerare i sintomi adolescenziali in un’ottica di patologia non è propriamente adeguato. A seconda di come si presentano ed evolvono le difficoltà ed i conflitti, bisogna valutare se vi siano le indicazioni per giustificare delle preoccupazioni oppure se considerarle come un processo fisiologico.

L’adolescente spesso ha bisogno soprattutto di essere ascoltato, considerato ed accettato nella sua individualità.

Invece se l’adolescente manifesta grandi stati di sofferenza, si può richiedere una consulenza psicologica.

Si può valutare insieme ai genitori come intervenire ed aiutare il giovane ad affrontare l’uscita dall’infanzia e l’ingresso nel mondo adulto, portandolo ad una maggiore conoscenza di sé e una maggiore sicurezza in se stesso.

Bibliografia

Havighurst, Robert J. “Developmental tasks and education.” (1948).

Bonino, Silvia, Elena Cattelino, and Silvia Ciairano. Adolescenti e rischio: comportamenti, funzioni e fattori di protezione. FirenzeItaly: Giunti, 2003.

Malagoli Togliatti, M. “Comportamenti a rischio e rapporti familiari.” Nizzoli U., Colli C. Giovani che rischiano la vita (2004).