Principi ed assunti di base

La terapia a seduta singola (TSS) è un metodo con cui condurre la seduta di terapia, che si basa sull’assunto che ogni seduta potrebbe, potenzialmente, essere la prima e l’ultima a disposizione.

La terapia a seduta singola si basa sulle ricerche di Talmon e colleghi (1990) che scoprirono che il numero di sedute psicoterapeutiche a cui la maggior parte delle persone accede si riduce, più frequentemente, ad una singola seduta.

L’obiettivo del terapeuta breve, quindi, è di adottare un mindset (mentalità) dinamico e trasmetterlo al paziente in modo che, insieme, essi possano individuare le risorse e le potenzialità necessarie per la costruzione di un piano d’azione efficace.

È importante sottolineare che la terapia a seduta singola è un metodo praticabile a prescindere dal modello teorico di riferimento, proprio di ogni terapeuta, ossia dal modello cognitivo-comportamentale a quello psicodinamico o strategico.

La terapia a seduta singola si basa sulla concezione che grandi problemi non abbiano necessariamente bisogno di grandi soluzioni. Uno studio di Hoyt e Talmon (2014a) ha evidenziato che la terapia a seduta singola si è rivelata efficace per migliorare problemi come abuso di sostanze, attacchi di panico, depressione, disturbo da stress post-traumatico e comportamenti autolesionistici.

Inoltre, ogni incontro è concepibile come completo in sé, comprensivo di una struttura, un’organicità ed una compiutezza che lo rende coeso ed altresì utile (processo terapeutico verticale).

Infine, la porta rimane sempre aperta, lasciando il paziente libero di richiedere un altro incontro, laddove emergessero nuovi problemi.

Il metodo dell’Italian Center of Single Session Therapy (ICSST)

I primi autori a cui si deve la nascita del primo modello di terapia a seduta singola sono Talmon, Hoyt e Rosenbaum (modello californiano). Il lavoro di questi tre autori ispirò la nascita di altri due modelli, il modello canadese-texano ed il modello australiano.

L’Italian Center of Single Session Therapy ha costruito un metodo italiano di conduzione di una seduta singola che si basa su numerosi punti di ciascun modello precedente.

Questo metodo è riassumibile in cinque fasi:

  • Pre-trattamento, la fase che va dal primo incontro con il paziente fino all’inizio effettivo della seduta. Si possono somministrare dei brevi questionari per inquadrare il problema, decidere se utilizzare il metodo della terapia a seduta singola e, eventualmente, proporla al paziente. Ciò può essere utile per “disseminare” l’idea che il cambiamento possa verificarsi anche in quella singola seduta.
  • Fase iniziale, è la fase della definizione del problema, completa di descrizioni, sensazioni, pensieri, comportamenti. In questa fase sono molto utili domande come “chi, dove, come, quando”. Successivamente, si passa alla definizione dell’obiettivo secondo il concetto di “obiettivo SMART”. È importante dare priorità ad un solo obiettivo, chiedendo feedback costanti e compiere le giuste verbalizzazioni.
  • Fase mediana: in questa fase si indaga sulle risorse del paziente e sulle eccezioni al problema, per far emergere dei suoi elementi, interni ed esterni, utili alla sua risoluzione. È importante complimentarsi con la persona in merito alle soluzioni che ha trovato autonomamente, ma è anche necessario indagare sulle tentate soluzioni disfunzionali, che alimentano il problema stesso. Si possono, dunque, esplorare delle nuove soluzioni.
  • Fase finale: dopo aver riassunto gli aspetti più importanti emersi in seduta, il terapeuta può suggerire dei compiti al paziente. In questa fase si ribadisce il concetto di “porta sempre aperta”.
  • Follow-up: uno spazio di circa 15-20 minuti in cui il paziente può riferire l’andamento delle settimane precedenti.

La Terapia a Seduta Singola applicata negli attuali contesti socio-sanitari

Questi ultimi anni sono stati caratterizzati da un’importante crisi sanitaria, da un crescente fenomeno dell’immigrazione, ulteriormente accelerato dallo scoppio delle guerre, a cui si aggiungono i sempre più frequenti disastri naturali. In questi contesti di emergenza una seduta è, spesso, tutto ciò di cui il terapeuta dispone per fornire un aiuto immediato alla persona.

Oltre a questi, sono emersi anche dei cambiamenti sociali propri del nuovo millennio, che spingono sempre più le persone a reclamare dei cambiamenti veloci, impiegando il minimo delle risorse economiche.

Inoltre, è risaputo che i costi relativi alla sanità occupino un’importante cifra nel PIL (Prodotto Interno Lordo) italiano e che i tempi di attesa rappresentino un problema sempre più grande.

Alla luce dei fatti, emerge sempre più chiaramente quanto la terapia a seduta singola risponda e si adatti adeguatamente alle nuove richieste, sanitarie e socio-economiche, della società odierna, oltre che a costituire un contributo valido ad altre forme di intervento esistenti.

Ci si augura che l’utilizzo sempre più diffuso del metodo della terapia a seduta singola abbia come risultato una riorganizzazione delle risorse, sia economiche sia umane, nonché un’ottimizzazione dei tempi e dei i costi della salute mentale.

 

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Riferimenti bibliografici

Cannistrà F., Piccirilli F. (2018). Terapia a seduta singola. Principi e pratiche. Firenze: Giunti Psychometrics S.r.l.

Hoyt M.F., Talmon M. (2014a) (eds.), Capturing the moment. Single Session Therapy and walk-in services, Crown House, Bancyfelin.

Rosenbaum, R., Hoyt, M. F., & Talmon, M. (1990). The challenge of single-session therapies: Creating pivotal moments. In Handbook of the brief psychotherapies (pp. 165-189). Boston, MA: Springer US.

 

Articolo scritto da: Dalila Sciarra