I disturbi del comportamento comprendono una serie di condotte definite “esternalizzanti”, in quanto comprendono comportamenti in cui il disagio interno viene rivolto verso l’esterno attraverso condotte disfunzionali come l’aggressività, l’impulsività, la sfida, la violazione delle regole e altre condotte considerate socialmente inappropriate. In età prescolare e scolare, gli accessi comportamentali possono verificarsi in modo isolato e temporaneo, quando ad esempio sono legati ad aspetti situazionali o alla particolare fase di sviluppo in cui si trova il bambino, oppure possono rappresentare dei veri e propri campanelli d’allarme per l’insorgenza di futuri disturbi del comportamento.

Quali sono i disturbi del comportamento?

Nel DSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (APA, 2013), si parla dei cosiddetti “Disturbi del comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta” per riferirsi ad una famiglia di disturbi in cui sono prevalenti le componenti comportamentali dell’aggressività e della violazione delle norme. In particolare, si fa riferimento a:

  • Disturbo esplosivo intermittente: (IED, Intermittent Explosive Disorder) è un disturbo del comportamento caratterizzato da espressioni estreme di rabbia, spesso incontrollabili, che sono sproporzionate rispetto alla situazione. L’aggressione impulsiva non è premeditata ed è definita da una reazione sproporzionata a qualsiasi provocazione, reale o percepita
  • Disturbo della condotta: si tratta di un disturbo di natura comportamentale che consiste nella tendenza di bambini e adolescenti a violare, in maniera ripetitiva e persistente, le regole imposte dalla società e i diritti degli altri. Si caratterizza quindi per la presenza di aggressività e prepotenza, volontà di intimorire gli altri, piacere nell’infliggere sofferenza negli altri, ricorso ad oggetti o armi che possono arrecare danni a cose/persone/animali, comportamenti quali furti, rapine, scippi.
  • Disturbo oppositivo-provocatorio: è un disturbo del comportamento che comprende difficoltà di interazione con gli altri (adulti e coetanei), tendenza alla sfida e all’istigazione, scarso rispetto per le regole alle quali il bambino/adolescente spesso si oppone verbalmente o con azioni, rabbia.

Difficoltà nel trattamento dei disturbi del comportamento

Partiamo dal presupposto che gli adolescenti con problematiche psichiche e/o legate al comportamento rappresentano una sfida importante per i professionisti della salute mentale i quali, soprattutto nei servizi pubblici, a volte non sono adeguatamente preparati alla possibilità di far fronte a criticità di questo genere. Le maggiori difficoltà riscontrate sono:

  • La scarsa motivazione dell’adolescente al trattamento. E’ noto infatti che gli adolescenti non decidono quasi mai in autonomia di intraprendere un percorso di psicoterapia ma vengono spesso inviati da terzi, ad esempio la scuola, il tribunale o i servizi sociali quando la famiglia viene meno.
  • Il fatto che i ragazzi, tipicamente, non sono preoccupati del proprio comportamento oppure non hanno percezione della disfunzionalità dello stesso. Questo rende difficile la gestione del trattamento da parte del clinico il quale sentirà spesso di mettere in atto strategie che l’adolescente non ritiene utili per sé stesso.
  • L’utilizzo di modalità comunicative e relazionali ambivalenti che oscillano tra la necessità di avere punti di riferimento ed il bisogno di autonomia-indipendenza. Al tempo stesso in cui gli adolescenti cercano approvazione, legami e regole agiscono comportamenti di distanziamento, opposizione e ribellione.

Come intervenire?

La Terapia Sistemico-Strategica rappresenta una valida possibilità per intervenire in maniera efficace con i disturbi del comportamento.

Quando sembra impossibile intavolare una relazione con i minori che non hanno alcuna motivazione o voglia di intraprendere un percorso di terapia, ecco che il sistema che gli ruota intorno diventa essenziale per il raggiungimento di un cambiamento significativo della situazione problematica che lo interessa.

Nell’ambito del trattamento dei problemi di comportamento di bambini e adolescenti è difficile ottenere impegno e partecipazione continui (Kazdin, 1994). Le famiglie di adolescenti con problemi di comportamento sono difficili da coinvolgere nel trattamento. Mentre un membro della famiglia può volere il trattamento, un altro no.

Per questo è importante sottolineare che quando si parla di sistema non ci si riferisce esclusivamente a quello familiare. Nei casi dei disturbi del comportamento, infatti, la famiglia viene spesso vissuta dal ragazzo come un elemento negativo o comunque al quale opporsi e ribellarsi. Ecco perché potrebbe risultare estremamente utile allearsi con il sistema che il minore riconosce come “positivo”, parliamo ad esempio del gruppo dei pari.

A partire da ciò, ecco alcuni suggerimenti pratici da tenere a mente nel lavoro con bambini/adolescenti con disturbi del comportamento.

  1. Lavorare per alleanze: come anticipato precedentemente, quando il sistema familiare non è il migliore per stipulare un’alleanza terapeutica è bene puntare su altri sistemi di riferimento, ad esempio la scuola e/o il gruppo dei pari. Può essere utile, ad esempio, chiedere al ragazzo di portare un amico in seduta, specie quando questi è diventato più importante e/o presente della sua famiglia.
  2. Utilizzare humor: gli adolescenti preferiscono terapeuti che hanno un buon senso dell’humor, che sono scherzosi e che creano un clima terapeutico vivace. Spesso appare umoristico rispecchiare l’atteggiamento non verbale dell’adolescente. Altre volte può essere utile l’autosvelamento ovvero il terapeuta può raccontare esperienze simpatiche, e/o in qualche modo affini alla storia del ragazzo, della propria adolescenza per normalizzare i conflitti portati del paziente.
  3. Assegnazione di compiti: i compiti vengono usati sia fuori che durante le sedute terapeutiche come strumento di base per orchestrare il cambiamento. I compiti sono il veicolo col quale il terapeuta costruisce per i ragazzi delle opportunità di un comportamento differente. L’assegnazione di compiti con adolescenti con disturbi del comportamento potrebbe prevedere il coinvolgimento del sistema con il quale si è scelto di allearsi (ad esempio il gruppo dei pari). Fare ciò promuove ed incoraggia la motivazione al cambiamento.

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Bibliografia

  • American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders(5th ed.). Washington, DC: Author
  • Horigian, V. Robbins, M. Szapocznik (2004). Terapia breve strategica familiare. Rivista Europea di Terapia Breve Strategica e Sistemica n. 1
  • Kazdin A.E. (1994). Interventions for aggressive and antisocial children. In L.D. Eron & J.H.
  • Rizzi, A., Verrastro, V. (2014) Evolving solution-oriented Brief Family Therapy Approach with dufficult adolescents. QUALEpsicologia, 2014, 2.

 

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