Le tentate soluzioni sono le ancelle del problema.

Infatti di fronte ad una problematica ogni individuo tenta di mettere in atto delle manovre, al fine di uscire dalla situazione, che lo incatena.

Il termine è stato elaborato dal Brief Therapy Center del Mental Research Institute di Palo Alto.

Per tentata soluzione si intese ciò che la persona fa per affrontare il problema ma che, in realtà, lo mantiene o peggiora.

L’obiettivo principale del terapeuta sarà quello di individuare e aiutare a bloccare, modificare o sostituire questi comportamenti.

Soprattutto nelle situazioni ansiogene ci sono tre tentate soluzioni ricorrenti. Approfondiamole insieme.

Il controllo del controllo

Per quanto l’uomo possa essere considerato un soggetto capace di influenzare l’ambiente e di costruire il proprio futuro, ci sono delle cose che vanno al di là della sua volontà.

Il tentativo di controllo su ciò che non può essere controllato non solo non produrrà l’esito sperato, ma potrebbe anche determinare un peggioramento della situazione.

Più si cerca di controllare e più si perde il controllo, ciò crea un fenomeno paradossale, alla base di alcune problematiche psicologiche molto diffuse.

Evito ergo sum

Evitare determinati luoghi per paura di risposte ansiogene può essere una soluzione disfunzionale. Essa infatti conferma l’idea che la persona non è in grado di recarsi in quei luoghi  e di affrontare le proprie ansie. Attraverso l’evitamento:
– da un lato la persona riesce apparentemente a vivere la sua quotidianità serenamente.
– dall’altro lato evitare, soprattutto, a lungo andare, contribuisce a rendere ciò che si teme molto più “mostruoso” e temuto.

Aiutami, che io non mi aiuto

Richiedere continue rassicurazioni agli altri genera un duplice messaggio:

  • da un lato chi aiuta mostra affetto verso quella persona.
  • dall’altro chi aiuta mostra alla persona di non riuscire a farcela da sola.

Fuori dal circolo vizioso delle tentate soluzioni

Si racconta di un mulo che stava attraversando con il suo carico di legna l’usuale viottolo giornaliero dalla fattoria a valle fino alla baita in montagna. Trovò la strada sbarrata da un grosso tronco che era caduto nella notte e che ostruiva il passaggio. Il mulo, dopo un primo momento di smarrimento, cominciò a spingere con la testa il grosso tronco senza però riuscire a spostarlo. Decise allora di intensificare il suo tentativo prendendo la rincorsa e dando delle forti capocciate al tronco per cercare di spostarlo. Capocciate che diventarono sempre più violente con il ripetersi dei tentativi. Ciò condusse il mulo a morire per la rigidità e la cocciutaggine” ( Nardone, 1995).

Chi vive una sofferenza sarà portato ad intensificare e a ripetere i suoi tentativi come il mulo della storia. Se però vengono ripetute delle tentate soluzioni disfunzionali, le difficoltà iniziali appariranno irrisolvibili o si complicheranno.

In tal modo tali tentativi diverranno parte strutturante del problema.

Lo scopo dell’intervento terapeutico sarà quello di produrre il cambiamento.

E’ necessario rompere il circolo vizioso costituito dalle tentate soluzioni che mantengono ed alimentano il problema nel qui ed ora.

 

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Riferimenti bibliografici

Cannistrà, F., & Piccirilli, F. (2018). Terapia a seduta singola: Principi e pratiche. Firenze: Giunti Editore.

Hoyt, M.F., & Talmon, M. (2014). Capturing the Moment: Single Session Therapy and Walk-In Services. Crown House Pub.

Hoyt, M.F. (2018). Psicoterapie Brevi: Principi e Pratiche. CISU editore.

Nardone, G. (2015). Problem Solving strategico da tasca. L’arte di trovare soluzioni a problemi irrisolvibili. Ponte alle Grazie Editore.