I disturbi alimentari rappresentano una sfida complessa e diffusa nell’ambito della salute mentale, particolarmente in età evolutiva. Questi disturbi non solo influenzano il benessere fisico, ma anche il funzionamento psicologico e sociale dei giovani.

Questo articolo si propone di chiarire tali differenze, fornendo una panoramica chiara e concisa dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, esplorando le loro caratteristiche distintive e i sintomi principali.

È importante comprendere le sottili ma significative differenze tra i disturbi della nutrizione e quelli dell’alimentazione. Sebbene spesso utilizzati in modo intercambiabile, questi due concetti presentano distinzioni cruciali che influenzano sia la diagnosi che l’approccio terapeutico.

I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione comprendono una serie di condizioni che influenzano il comportamento alimentare e il peso corporeo.

Le differenze principali tra questi due tipi di disturbi possono essere riassunte nel modo che segue.

I disturbi della nutrizione

Questi disturbi si concentrano principalmente sulla carenza o eccesso di sostanze nutritive nel corpo. Possono verificarsi anche a causa di condizioni mediche, carenze nutrizionali o problemi di assorbimento dei nutrienti

Possono includere condizioni come la Ruminazione, il Disturbo evitante/restrittivo dell’alimentazione (ARFID) e il PICA.

  1. La RUMINAZIONE è un disturbo poco comune caratterizzato dalla ripetizione involontaria e persistente del rigurgito di cibo, seguito dalla remasticazione o dalla ricompattazione del cibo rigurgitato. Questo comportamento avviene senza nausea, disgusto o altri sintomi gastroenterici tipici dei disturbi fisici. Spesso la ruminazione è legata a un meccanismo di auto-regolazione per gestire lo stress o l’ansia.

Solitamente, il disturbo da ruminazione si manifesta nelle prime fasi della vita, spesso già nell’infanzia, intorno ai 3-12 mesi di età. Tuttavia, può persistere anche in età adulta, se non trattato.

La diagnosi del disturbo da ruminazione viene effettuata principalmente attraverso l’esclusione di altre cause fisiche o mediche che potrebbero causare sintomi simili, come reflusso gastroesofageo, disordini gastrointestinali o disturbi del sistema nervoso.

  1. L’ARFID, (Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder), o disturbo dell’Alimentazione Evitante/Restrittiva, è caratterizzato da una restrizione significativa dell’assunzione alimentare che porta a una riduzione del peso, al rallentamento della crescita o a carenze nutrizionali. Può manifestarsi nell’infanzia, nell’adolescenza o persino in età adulta.

Nell’ARFID sono stati proposti tre sottotipi:

  • evitamento del cibo per un’apparente mancanza d’interesse per il mangiare o il cibo (una condizione chiamata anche disturbo emotivo di evitamento del cibo);
  • evitamento sensoriale del cibo, in cui l’evitamento del cibo è legato alle sue proprietà sensoriali quali l’aspetto, l’odore, la consistenza, il gusto o la temperatura;
  • evitamento del cibo dovuto alle preoccupazioni per le conseguenze avversive del mangiare, come il soffocarsi, il vomitare o lo stare male.

A differenza dell’anoressia nervosa, l’ARFID non è motivato da preoccupazioni riguardo al peso o alla forma del corpo, ma è piuttosto legato a una mancanza di interesse per il cibo, evitando determinati tipi di cibo a causa di sensazioni spiacevoli legate alla sua consistenza, odore, colore o altri fattori.

Il soggetto decide di mangiare solo alcune tipologie di cibo in base alla consistenza (solo cibi solidi per esempio), al colore (nessun cibo di colore verde) o in base alla tipologia (solo carne o verdure o pesce). L’alimentazione si restringe con un focus su quei cibi che sono percepiti come buoni.

La principale differenza tra l’ARFID e l’anoressia nervosa risiede nelle motivazioni sottostanti al comportamento alimentare. Mentre nell’ARFID la restrizione alimentare è principalmente legata a sensazioni negative o evitamento del cibo per motivi non correlati all’immagine corporea, nell’anoressia nervosa la restrizione è motivata da preoccupazioni eccessive riguardo al peso, alla forma del corpo e all’autovalutazione.

In breve, l’ARFID si distingue dall’anoressia nervosa per la sua assenza di preoccupazioni riguardo al peso e alla forma del corpo, e viene diagnosticato attraverso una valutazione clinica che esclude altre cause fisiche e psicologiche dei sintomi alimentari disfunzionali.

  1. Il PICA è un disturbo alimentare caratterizzato dalla persistente e inappropriata ingestione di sostanze non nutritive come terra, carta, capelli, stoffa o gomma. Questo comportamento è considerato atipico per lo sviluppo dell’età e non è culturalmente o socialmente accettato.

Questo comportamento può aumentare il rischio di avvelenamento o ostruzione intestinale, comportando gravi conseguenze fisiche

Il disturbo PICA può manifestarsi in diverse fasi della vita, ma è più comune durante l’infanzia, soprattutto tra i 2 e i 3 anni. Tuttavia, può anche verificarsi in età adulta, spesso associato a condizioni psicologiche sottostanti come disturbi dello sviluppo, disturbi mentali, o carenze nutrizionali.

La pica deve essere distinta dal consumo persistente di altre sostanze insolite, come l’amido di mais, il riso o la pasta crudi (considerate sostanze nutritive) e il ghiaccio comunemente consumato nelle bevande. Questi comportamenti alimentari correlati – che non si qualificano come pica – sono definiti anche pagofagia (ingestione di ghiaccio) e amilofagia (ingestione di amidi come amido di mais e pasta cruda).

Disturbi dell’alimentazione

Questi disturbi dell’alimentazione si concentrano principalmente su schemi di alimentazione disfunzionali, insieme a disturbi legati all’immagine corporea e all’autostima e sono più strettamente correlati a fattori psicologici, sociali e culturali.

Esempi comuni includono l’Anoressia Nervosa, la Bulimia Nervosa, il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder), e il Vomiting.

  1. L’ANORESSIA NERVOSA è un disturbo alimentare caratterizzato da un’intensa paura di aumentare di peso e da una distorsione dell’immagine corporea, che porta all’auto-imposizione di una dieta estremamente restrittiva. Le caratteristiche principali dell’anoressia nervosa includono un’eccessiva perdita di peso, un rifiuto persistente di mantenere un peso corporeo minimo adeguato rispetto all’età e all’altezza, e una preoccupazione ossessiva per il cibo, il peso e le calorie.

 

Gli individui affetti da anoressia nervosa spesso si sottopongono a comportamenti alimentari disordinati, come il conteggio ossessivo delle calorie, l’evitamento di cibi specifici e l’esercizio fisico eccessivo.

L’OMS l’ha indicata come la causa più frequente di morte, dopo gli incidenti stradali.

Le tentate soluzioni o variazioni di comportamenti che mantengono in vita il problema sono per lo più il digiuno, il vomito, l’attività fisica, l’uso di lassativi che servono come metodi compensativi per mantenere basso il peso corporeo a seguito di eventuali abbuffate.

La personalità anoressica è caratterizzata da:

  • ansia
  • perfezionismo
  • ossessività
  • bisogno di controllo
  • impulsività
  • scarsa autostima
  • svalutazione di sè

Gli effetti fisici evidenti

  • Amenorrea
  • Pelle secca
  • Peluria
  • Bradicardia
  • Perdita di capelli e denti
  • Pallore
  • Estremità degli arti freddi
  • Peso sotto soglia
  • Ipotensione

 

  1. La BULIMIA NERVOSA è stata descritta per la prima volta da Russel nel 1979 e deriva da due parole greche che sono bous (che significa bue) e limos (fame). Letteralmente quindi bulimia significa “avere una fame da bue”: come una sindrome caratterizzata dalla presenza di un impulso incontrollabile a mangiare senza misura seguito da tentativi volti a controllare il peso, comuni anche al tipo di Anoressia con abbuffate eliminazione; in comune con la Anoressia sono anche la ricerca della magrezza e la paura di ingrassare. Nella Bulimia Nervosa il peso è spesso normale.

È caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate seguiti da comportamenti compensatori per prevenire l’aumento di peso. Durante gli episodi di abbuffata, gli individui consumano quantità eccessive di cibo in un breve periodo di tempo, spesso perdendo il controllo sul proprio comportamento alimentare. Successivamente, per compensare le abbuffate e mitigare la paura di guadagnare peso, possono adottare comportamenti quali il vomito auto-indotto, l’abuso di lassativi o diuretici, il digiuno estremo o l’eccessivo esercizio fisico.

Le caratteristiche principali della bulimia nervosa includono la ciclicità degli episodi di abbuffata e di purga, una preoccupazione eccessiva per il peso corporeo e la forma fisica, e una marcata autovalutazione influenzata dal peso corporeo e dall’immagine corporea. Tuttavia, a differenza dell’anoressia nervosa, le persone con bulimia nervosa spesso mantengono un peso corporeo normale o leggermente superiore alla media.

  1. Il BINGE EATING DISORDER (BED), o disturbo da alimentazione incontrollata, è un disturbo alimentare caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate senza il ricorso a comportamenti compensatori tipici della bulimia nervosa, come il vomito autoindotto o l’uso eccessivo di lassativi. Durante questi episodi, gli individui consumano grandi quantità di cibo in un breve periodo di tempo, spesso sentendosi incapaci di controllare il proprio comportamento alimentare.

Le caratteristiche principali del BED includono la perdita di controllo durante gli episodi di abbuffata, una frequenza di almeno una volta alla settimana per almeno tre mesi, e la presenza di sentimenti di colpa, vergogna o disgusto dopo l’abbuffata. Questi episodi di abbuffata possono portare a un aumento di peso e a sentimenti di depressione, ansia e isolamento sociale.

L’obiettivo del trattamento del BED è aiutare gli individui a sviluppare una relazione più sana con il cibo, adottare strategie per gestire gli episodi di abbuffata e migliorare il benessere emotivo complessivo. Inoltre, può essere importante lavorare sulla gestione del peso e sulla promozione di uno stile di vita equilibrato per migliorare la salute fisica.

  1. Il VOMITING o sindrome da vomito è un disturbo alimentare caratterizzato da episodi ricorrenti di vomito autoindotto dopo i pasti, senza la presenza di abbuffate significative come nel disturbo da alimentazione incontrollata (BED). Le persone affette da questa sindrome possono provare una forte preoccupazione per il controllo del peso e dell’immagine corporea, ma il comportamento principale è il ricorso al vomito come metodo per controllare l’assunzione di cibo e prevenire l’aumento di peso.

Quando i pazienti con inclinazioni bulimiche o anoressiche scoprono che il vomito offre loro un modo per mantenere il controllo del peso senza dover rinunciare al piacere del cibo, si avviano verso un nuovo disturbo: la Sindrome da Vomito. Inizialmente, il vomito rappresenta una soluzione tentata per gestire l’assunzione alimentare senza subire gli effetti negativi del rapporto con il cibo, ma con il tempo diventa un rituale sempre più gratificante al quale la persona non può più rinunciare.

Nella Sindrome da Vomito, il problema non è più il controllo del peso, bensì il controllo del vomito come compulsione verso il piacere.

Sono state individuate tre tipi di vomitatrici:

  • TRASGRESSIVE INCONSAPEVOLI: agiscono senza rendersi conto appieno della devianza del loro comportamento. Cognitivamente, non hanno ancora interiorizzato che mangiare e vomitare costituisce una perversione.
  • TRASGRESSIVE CONSAPEVOLI MA PENTITE: riconoscono che la loro sintomatologia deriva da un piacere perverso, ma desiderano liberarsi da questa schiavitù. Anche se vorrebbero smettere, spesso necessitano di supporto esterno in quanto non riescono a farlo da sole. In genere, sono collaboratrici e desiderose di affrontare il problema.
  • TRASGRESSIVE CONSAPEVOLI E COMPIACIUTE: sono le più inclini a godere del rituale del mangiare e vomitare, considerando questa pratica come un “amante segreto” che non desiderano perdere. Questa categoria è la più difficile da trattare, poiché queste pazienti sono molto seducenti, abili manipolatrici e spesso resistono al trattamento.

Conclusioni

In conclusione, l’approccio alle Terapie Brevi nei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) si presenta come una risorsa preziosa nel panorama della salute mentale. Attraverso interventi mirati, focalizzati e tempestivi, le terapie brevi offrono la possibilità di intervenire in modo efficace sui DCA, fornendo sostegno immediato e mirato ai pazienti. Tuttavia, è essenziale riconoscere in alcuni casi, l’importanza di un approccio olistico e multidisciplinare, che coinvolga altre figure specialistiche come nutrizionisti, medici o psichiatri.

Le Terapie Brevi possono rappresentare un punto di partenza fondamentale per avviare il percorso di guarigione dei pazienti affetti da DCA, promuovendo un cambiamento positivo e sostenibile verso il benessere psicofisico.

 

Scarica gratis l'ebook sulle Terapie Brevi

 

Bibliografia

Nardone, G., Verbitz, T., & Milanese, R. (2013). Le prigioni del cibo: Vomiting. Anoressia. Bulimia. La terapia in tempi brevi. Ponte alle Grazie.

Nardone, G. (2013). Al di là dell’amore e dell’odio per il cibo. Bur.

Nardone, G., & Valteroni, E. (2017). L’anoressia giovanile: Una terapia efficace ed efficiente per i disturbi alimentari. Ponte alle Grazie.

Palazzoli Selvini M., et al.(1998), Ragazze anoressiche e bulimiche, Raffaello Cortina, Milano

Prosperi E., 2017. Cibo, corpo e disturbi alimentari nell’era 2.0, in Disturbi Alimentari, Psicoclinica.