Sembra paradossale, ma la storia del Centro di Terapia Familiare Breve è tracciata da una rete di relazioni, d’amicizia e d’amore.

Infatti John Weakland aveva una stretta amicizia con Steve de Shazer, un terapeuta di Palo Alto.

Weakland presentò a de Shazer una tirocinante: Insoo Kim Berg, che divenne qualche tempo dopo sua moglie.

I primi passi del centro di Terapia Familiare Breve

Kim Berg e de Shazer, dopo il matrimonio, fondarono un centro di terapia a Milwaukee. Il centro inizialmente si basò sul modello del Mental Research Institute ed attirò molti ricercatori talentuosi.
Successivamente però nacquero nuove idee, come quella dell’assistente sociale del centro, Don Norum, che scrisse l’articolo “La famiglia ha la soluzione”(Norum 2000). L’articolo fu però respinto da Family Process nel 1979.
Inizialmente l’approccio aveva come obiettivo l’identificazione dei modelli di comportamento del problema, al fine di assegnare al paziente dei compiti da svolgere per facilitargli il cambiamento.

 

I primi progressi e le tecniche

Vennero osservati gli obiettivi minimi e la tecnica, senza ipnosi, della Sfera di cristallo” di Erickson.

Tra le tecniche della terapia familiare c’erano quelle delle domande circolari, molto somiglianti alle domande sulla prospettiva altrui, che chiedevano al paziente di indossare il punto di vista degli altri e viceversa riguardo all’impatto del cambiamento.

Erickson influenzò molto l’idea della collaborazione dei pazienti in terapia. Non a caso nel 1984 de Shazer scrisse “La morte della Resistenza” (The Death of Resistance).

Venne ribaltata la prospettiva riguardo alla resistenza, che venne intesa come l’unico tentativo del paziente  di cooperare.
All’interno di questo documento de Shazer menzionò un compito sviluppato dal suo team:

«Tra questa e la prossima volta che ci incontreremo, vorremmo che tu osservassi, in modo da descrivercelo, cosa accade nella tua famiglia e che vuoi continui ad accadere» (de Shazer 1984: 15).

Questa tecnica fu data per la prima volta ad una famiglia, che aveva riscontrato 23 problemi familiari differenti.

Il risultato fu che la famiglia riferì nuovamente un numero di cose che aveva osservato, alcune delle quali erano novità. Proprio grazie a questa osservazione erano stati fatti dei progressi. La famiglia non ebbe più bisogno di continuare con la terapia.

La tecnica fu sperimentata anche con altre famiglie e fu ottenuto il medesimo risultato.

 

Il passe-partout della Terapia Breve Centrata sulla soluzione

Nel 1984 ad ogni paziente fu assegnato un compito chiamato “Formula della prima sessione”.

Esso prevedeva un compito generico e non costruito per lo specifico problema del paziente.
Il superamento del problema portava all’eccezione della regola, disse de Shazer.

«Queste eccezioni passano spesso inosservate poiché le differenze non sono percepite come un qualcosa che fa la differenza: la differenza è troppo piccola o troppo lenta». (1985:34)


De Shazer affermò, insieme e Kim Berg, durante la prima presentazione a Londra, che era nata la Terapia Breve Centrata sulla soluzione.

La formula della Prima Sessione, aggiunse de Shazer, fu il passe-partout per molti problemi, un’unica chiave d’accesso per aprire le porte a nuovi scenari.

 

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Bibliografia

de Shazer, S. (1984) The death of resistance. Family Process, 23: 11-17.

de Shazer, S. (1985). Keys to solution in brief Therapy. New York: Norton & co.

Norum, D. (2000) The family has the solution. Journal of Systemic Therapies, 19( 1): 3– 15.